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Le professioni anticrisi richieste da qui al 2020

Un ricerca di Unioncamere stima i fabbisogni del mondo del lavoro da qui al 2020. Migliorano le prospettive per i laureati e per chi ha qualifiche elevate. Scopri quali sono le professioni di cui il mercato avrà più bisogno nei prossimi anni

Per sostituire persone che andranno in pensione e per soddisfare le nuove richieste in arrivo dal mercato del lavoro, da quest’anno alla fine del 2020, serviranno  46.100 tra ingegneri e architetti, 39.200 specialisti della formazione e 8.600 conduttori di treni e manovratori. Troveranno un impiego e uno stipendio pure 155.800 addetti alle pulizie, 13.400 tra grafici pubblicitari e tecnici di teatri e musei, 133.900 infermieri, fisioterapisti, tecnici di laboratorio e odontotecnici, educatori professionali. Occorreranno anche 30.700 dirigenti, 13.400 uomini e donne per le forze armate, 14.700 agricoltori, vivaisti e boscaioli.

Lo prospettano le previsioni messe a punto da Unioncamere, in uno studio mirato condotto in collaborazione con il Gruppo Clas. Complessivamente, in base alle stime minime, dovrebbero entrare nel mondo del lavoro poco più di 2,5 milioni di persone, gran parte delle quali grazie al turn over. Essere laureati e di altro profilo professionale, sempre stando alle “proiezioni” dei ricercatori, darà maggiori chance di occupazione. Due nuovi occupati su cinque, il 5 per cento in più rispetto al 2016, avranno una qualifica elevata. Il fabbisogno di figure intermedie calerà di due punti percentuali, portandosi al 31 per centro della domanda totale. Resterà invece stabile, ferma  al 27 per cento, la quota di lavoratori generici.

Le opportunità nel commercio e nella ristorazione

La mappa dei lavori del prossimo futuro mostra che le più richieste saranno le professioni del commercio e dei servizi e quelle tecniche . Nel primo comparto, in prospettiva, spicca l’esigenza di personale qualificato per le attività commerciali (236mila unità, commessi, addetti all’assistenza dei clienti, organizzatori delle vendite….). Seguono, sempre nei fabbisogni previsti, gli operatori del settore culturale, dei servizi alla persona e della sicurezza (136mila) e gli addetti alle attività ricettive e alla ristorazione (119mila).

Tra le professioni tecniche, le maggiori opportunità riguarderanno i ruoli organizzativi, amministrativi, finanziari e commerciali (circa 212mila unità), i tecnici nelle scienze della salute e della vita (136mila) e i profili scientifici, ingegneristici e della produzione (119mila).

Il boom delle specializzazioni

Molto consistente anche la quota riservata alle professioni specialistiche, con  460mila i posti di lavoro previsti tra nuova occupazione e turnover.  Nelle due macrocategorie principali rientrano insegnanti, docenti e altri specialisti della formazione e della ricerca (circa 164mila unità entro il 2020) e sociologi, archeologi, antropologi, psicologi, storici, esperti d’arte e di marketing delle scienze umane, sociali, artistiche e gestionali (125mila).

Serviranno quasi 300.000 impiegati

Seguono con un certo distacco le professioni impiegatizie (295mila complessivamente), tra le quali spiccano gli addetti alla segreteria e alle macchine da ufficio (146mila unità). Tra operai specializzati e artigiani (267mila nel complesso),  il peso maggiore lo avranno gli edili (quasi 100mila unità). Gli ultimi posti della classifica del fabbisogno sono assegnati alle mansioni lavorative non qualificate (262mila) e ai conduttori di impianti industriali e mezzi di trasporto (163mila).

Il trend di vecchie  e nuove professioni

Lo studio Unioncamere individua anche le professioni in crescita rispetto ad oggi. Tra i lavoratori più dinamici high skill ,  di alta qualifica, al primo posto si piazzeranno gli “altri specialisti della formazione” (oltre 39mila quelli previsti entro il 2020), cioè esperti di formazione aziendale, orientatori, insegnanti di sostegno e docenti di lingua italiana per stranieri. Tra le figure medium skill, di media qualifica, emergeranno le professioni qualificate nei servizi personali (più di 93mila, includendo gli addetti all’assistenza per anziani, disabili e bambini), mentre tra le low skill, bassa qualifica, il maggior ricambio interesserà i conduttori di convogli ferroviari e altri manovratori (8.600). Le richieste più robuste di manodopera e “cervelli”, misurate in base all’incrementi rispetto agli attuali occupati,  arriveranno da sanità e assistenza, servizi avanzati alle imprese e public utilities, le società di fornitura di beni e servizi essenziali per la collettività, energia, acqua, gas, ambiente e rifiuti. Nel comparto manifatturiero si distinguerà positivamente l’industria alimentare, mentre l’andamento sarà negativo nei comparti lavorazione dei minerali non metalliferi, chimica farmaceutica  e industria metallurgica.

Più chance per i laureati

La crescita  più sostenuta delle figure high skill dovrebbe comportare, dal punto di vista dei livelli di istruzione, un significativo incremento dei laureati assorbito (+ 32 per cento) e dei diplomati (+ 24). Le figure con titolo di studio più basso faranno probabilmente registrare un incremento nettamente inferiore (+ 14). Nel 2020  i laureati e i diplomati dovrebbero rappresentare il 65 per cento del fabbisogno totale, contro il 62 per del 2016. Per i laureati potrebbe verificarsi una carenza di offerta, colmabile attingendo all’esercito dei “vecchi” disoccupati. Per i diplomati si dovrebbe invece mantenere uno scenario di eccesso di offerta.

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