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ChatGpt, arriva la versione italiana (legale)

Il Garante della privacy ha bloccato ChatGpt, la piattaforma di intelligenza artificiale, ma esiste una versione italiana: si chiama SpaghettiGpt e rispetta le norme. Ecco come funziona

ChatGpt è la piattaforma del momento, ma anche la finestra sul futuro della tecnologia, secondo gli esperti. La piattaforma rimane al centro dell’attenzione, anche adesso che è temporaneamente bloccata, dopo che il Garante della Privacy ne ha deciso lo stop in Italia. Il motivo è che ChatGpt non rispetterebbe le norme in tema di trattamento dei dati personali. Alla società che gestisce la piattaforma sono stati dati 60 giorni di tempo per fornire chiarimenti e adeguarsi al GDPR europeo, cioè il regolamento europeo in materia di privacy. Ma nel frattempo si può utilizzare la versione italiana di ChatGpt, che è “legale” e rispetta la normativa. Si chiama SpaghettiGpt.

ChatGpt italiana: cos’è SpaghettiGpt

«Il nome è italianissimo, perché in qualche modo ho voluto fare il verso a questa Italia che ha chiuso le porte a una delle innovazioni tecnologiche più importanti dall’avvento di internet, non la più grande», spiega subito Marco Di Giuseppe, il “papà” di SpaghettiGpt, Sviluppatore software ed esperto di web marketing. La versione italiana di ChatGpt, infatti, è nuovissima ed è arrivata all’indomani dello stop da parte del Garante della Privacy: «Ho iniziato a lavorare al progetto appena la versione originale è stata bloccata, perché mi è sembrata una decisione molto forte, da sviluppatore di software e da amante della tecnologia», continua Di Giuseppe. «Di intelligenza artificiale si parla moltissimo in queste settimane e credo che si tratti di un’innovazione che non può essere fermata». Il problema, però, riguarda soprattutto la gestione dei dati personali degli utenti.

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Limiti di privacy: non c’è raccolta dati

Nel suo provvedimento, il Garante privacy ha rilevato la mancanza di una informativa agli utenti e a tutti gli interessati i cui dati vengono raccolti da OpenAI (la società che gestisce ChatGpt), ma soprattutto l’assenza di una base giuridica che giustifichi la raccolta e la conservazione massiccia di dati personali, allo scopo di “addestrare” gli algoritmi sottesi al funzionamento della piattaforma. «Sicuramente la cessione dei propri dati è un problema, ma io l’ho risolto con un adeguamento alle normative europee e quindi anche italiane. Semplicemente SpaghettiGpt non ne raccoglie: lo si può usare in totale anonimato. A differenza di ChatGpt, infatti, non si passa da Google per l’accesso, quindi non c’è alcun tipo di raccolta di informazioni. Il sito, inoltre, ha i classici banner iniziali con le informative sulla privacy policy, a cui dare consenso o meno, esattamente come tutti i siti e social», spiega lo sviluppatore.

Il “blocco” per gli under 13

Un altro problema di ChatGpt è legato all’accesso da parte dei giovanissimi: «In questo caso, esattamente come previsto per i social, al primo accesso compare un banner che chiede l’età» spiega Di Giuseppe. Sulla finestra compare la domanda: «Hai più di 13 anni?». Ma come viene verificata l’età reale? «Non è possibile, naturalmente, come non lo è per i social. È facile mentire perché non è previsto un controllo veritiero, per esempio tramite un documento di identità, ma questa è una questione nota e vale per tutti i social – conferma Di Giuseppe – Occorre responsabilità e il sito rispetta tutti gli standard in tema di privacy e accesso previsti a livello europeo».

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Cosa si può fare

Ma cosa si può fare con SpaghettiGpt? «Le funzioni sono identiche a quelle dell’originale, se così possiamo chiamarlo, perché il provvedimento del Garante non ha bloccato le API. Si tratta delle attività possibili con ChatGpt, è come se fossero il cervello della piattaforma, che si trova negli Stati Uniti: sono le chiamate che noi facciamo a questo “cervello” quando gli chiediamo qualcosa, come per esempio di scrivere un testo per noi. Lui ci risponde e queste opzioni sono esattamente quelle che si trovano su SpaghettiGpt, che le “riceve” da ChatGpt tramite il sito italiano adeguato alle leggi sulla privacy», spiega Di Giuseppe. Le attività disponibili, quindi, sono le stesse: «Si va dal chiedere di poter scrivere un post su Instagram al posto nostro, alla richiesta di risolvere problemi matematici, dai quesiti di tipo sanitario o su altri temi, fino alla possibilità di poter realizzare progetti di ogni tipo. Ad esempio, possiamo chiedere consigli su come aprire un locale bar alle Canarie e la piattaforma di Intelligenza artificiale ci darà consigli dettagliati. È sorprendente quante siano le possibilità, è come disporre di risposte “magiche” nei campi più disparati».

Tante risposte, nessun costo

Esattamente come per ChatGpt non c’è un costo di utilizzo. Il chat bot prevede l’accesso gratuito. Lo stesso vale per SpaghettiGpt: «L’utente ha libero accesso. Ovviamente sono ben accette forme di ritorno, come una donazione a cui è possibile aderire in fase di accesso alla piattaforma. Sono a pagamento, invece, eventuali consulenze a cui possano essere interessati sia i professionisti che le aziende che mirano a un’implementazione del chat bot: è possibile, infatti, crearne versioni personalizzate per il sito della propria società o per quello personale», spiega lo sviluppatore.

Quali rischi dell’intelligenza artificiale?

Oltre alla polemica sul blocco temporaneo di ChatGpt si parla molto anche dei possibili rischi connessi a un uso illimitato dell’Intelligenza artificiale. Un gruppo di ricercatori ha firmato una lettera aperta, pubblicata sul sito del Future of Life Institute, chiedendo una pausa di sei mesi negli esperimenti nell’ambito dell’IA. Tra loro c’è anche Elon Musk, il fondatore di Tesla e da sempre sostenitore dell’innovazione tecnologica. «Elon Musk aveva parlato già anni fa di possibili problemi, chiedendo di porre attenzione nel caso in cui l’AI raggiungesse certi livelli ed esortando ad avere una sorta di interruttore per spegnerla, se fosse necessario – ammette lo sviluppatore – è vero che l’intelligenza artificiale ha una capacità di comprensione che era impensabile fino a sei mesi fa e soprattutto cresce alla velocità della luce. La prudenza è comprensibile, perché parliamo di qualcosa di nuovo. È anche fondato il timore di perdere, ad esempio, posti di lavoro, ma è anche vero che il progresso ne ha cancellati molti creandone di nuovi, sotto forma di nuove professionalità. Ovviamente è difficile prevedere il futuro, per ora prevalgono i vantaggi che questa tecnologia sta offrendo agli utenti», conclude Di Giuseppe.

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