Le nuove terapie per smettere di russare

Lo fa il 50 per cento degli uomini e il 20 delle donne con più di 50 anni. Ma molti non lo sanno. E rischiano problemi di sonno e di salute

Si chiama “snore experiencing room” la stanza sonora che è stata allestita al Centro per la diagnosi della roncopatia dell’Humanitas Pio X di Milano, in occasione della Giornata mondiale del sonno: i pazienti potevano sdraiarsi, ascoltare i vari tipi di russamento e distinguere quello normale, legato a una cena pesante o al raffreddore, dal patologico. Che colpisce il 49% degli uomini e il 23% delle donne over 50. Eppure nell’80% dei casi non viene diagnosticato.

«Il russamento patologico causa continui microrisvegli (fino a 400 nell’arco di 6-7 ore) che impediscono uno stato di sonno profondo, cioè quello che ristora» spiega Fabrizio Salamanca, responsabile del Centro per la diagnosi e la cura della roncopatia di Humanitas San Pio X di Milano. «A lungo andare può comparire la sindrome delle apnee ostruttive notturne. Si tratta di episodi di arresto del flusso d’aria nelle vie aeree superiori, cioè naso e bocca, che durano più di 10 secondi e si può arrivare ad averne oltre 40 ogni ora, nelle forme più gravi. L’effetto immediato è l’abbassamento del livello di ossigeno nel sangue che, nel tempo, può alterare le funzioni di altri organi quali cuore, cervello e reni».

Si rischiano così problemi di salute, come malattie cardiache, diabete, ipertensione, calo del desiderio sessuale. Ma come si fa a capire se c’è un problema di questo tipo?

Attenzione a questi disturbi

Stanchezza, difficoltà a concentrarsi, colpi di sonno. Sono alcuni dei sintomi che possono comparire durante il giorno e che possono far sospettare un problema di russamento patologico. La sonnolenza è presente fin dalla mattina, peggiora nell’arco della giornata, con un senso di rallentamento nei gesti e nei movimenti e calo dell’attenzione, e ti assale persino se stai facendo quattro chiacchiere con gli amici.

Ti capita spesso di sbadigliare durante il giorno e anche in momenti che richiedono la massima concentrazione, per esempio se sei alla guida. Sono frequenti inoltre l’irritabilità, il desiderio incontenibile di chiudere gli occhi per un pisolino anche di pochi minuti e i vuoti di memoria. Oppure disturbi più insoliti come l’aumento di appetito e di peso e il calo del desiderio sessuale.

Le cattivi abitudine da evitare

Nelle forme più lievi per stare meglio basta cambiare lo stile di vita che, in nove casi su dieci, gioca un ruolo determinante. Per esempio, spesso è sufficiente dimagrire per risolvere il problema. Il grasso corporeo, infatti, si localizza anche sul collo, rendendo più difficile il passaggio dell’aria attraverso le vie respiratorie.

«Ritrovare il peso-forma è importante, ma non è l’unica azione da intraprendere» dice l’esperto. «È necessario correggere altre abitudini sbagliate. Innanzitutto vanno banditi il fumo e gli alcolici perché favoriscono il rilassamento dei muscoli del cavo orale durante il sonno». Attenzione anche ai cibi piccanti, che provocano irritazioni e gonfiore dell’ugola, e alla caffeina: bere caffè quattro ore prima di andare a letto può provocare il disturbo. Bisogna infine evitare di prendere sonniferi, ansiolitici e ipnotici di testa propria: possono ridurre il tono muscolare delle prime vie aeree.

Le terapie nei casi più gravi

Polisonnografia e Sleep Endoscopy: senza questi due esami, non si può impostare una terapia ad hoc. «Il primo consiste nell’applicare al paziente un apparecchietto che registra il sonno notturno» aggiunge l’esperto. «Serve per accertare la presenza delle apnee e la loro gravità. L’altro, invece, permette di verificare “in diretta” col paziente addormentato l’eventuale causa anatomica dell’apnea, come la presenza di tonsille grandi e palato molle rilassato».

Una volta fatta la diagnosi, la terapia più usata è la Cpap, acronimo di Continuous positive air pressure. In sostanza, è una mascherina da applicare al naso oppure a naso e bocca, che attraverso una macchinetta eroga aria nelle vie respiratorie. In questo modo, il paziente respira bene e non si verificano né apnee né russamento. «È una soluzione valida ma che alcune persone non sopportano» avverte il dottor Salamanca. «In alternativa c’è allora un bite da applicare di notte, simile a quello che si utilizza per non digrignare: grazie alla forma particolare, porta la mandibola lievemente in avanti e mantiene la bocca chiusa durante il sonno.

In alcuni casi per risolvere il problema bisogna operare le tonsille o irrigidire il palato molle. Oppure “raddrizzare” il setto nasale se è deviato». Tutti interventi che richiedono un giorno di degenza e una settimana di convalescenza.

Le regole d’oro

1. Dormi a pancia in giù o su un fianco: sono le posizioni in cui è più difficile russare. Per evitare di metterti supina, poni un cuscino tra le gambe e uno dietro la schiena. E scegli per la testa un cuscino cuneiforme: mantiene spalle e testa inclinate verso l’alto. Così previeni la compressione delle vie aeree superiori.

2. Mantieni la temperatura nella stanza da letto a 19-20 gradi: troppo calore e aria secca causano gonfiori alle vie aeree.

3. Prova anche a fare una doccia calda prima di andare a letto: contribuisce a umidificare le vie respiratorie.

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