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Cos’è la sindrome di Cushing che potrebbe avere Putin

Il presidente russo, Vladimir Putin, potrebbe avere la sindrome di Cushing, che è tipicamente femminile e legata a un tumore all’ipofisi

Della salute di Vladimir Putin si è parlato molto negli ultimi tempi, soprattutto dopo lo scoppio del conflitto in Ucraina, ma adesso emerge una nuova ipotesi: il presidente russo potrebbe soffrire della sindrome di Cushing, un disturbo collegato spesso al tumore all’ipofisi e che in genere, però, colpisce soprattutto le donne.

Cos’è la sindrome di Cushing

A parlare di questa patologia è stato il professor Massimo Federico, studioso di lungo corso e consulente scientifico del Dipartimento di Ematologia dell’Istituto nazionale di Kiev, secondo cui il leader del Cremlino soffrirebbe di questa malattia, collegata anche a problemi neuropsicologici: «La notizia della malattia è ormai di dominio pubblico, così come che Putin sia circondato da medici oncologi, soprattutto specialisti della tiroide», ha dichiarato Federico.

La sindrome di Cushing, però, è tutt’altro che una malattia sconosciuta: «Nonostante se ne parli poco, è una malattia cronica, ha un suo codice di esenzione e colpisce soprattutto le donne: spesso i sintomi sono un aumento di peso molto evidente, soprattutto evidente sul girovita, un forte senso di stanchezza, unito a insonnia e irsutismo al viso», spiega Ilaria Vacca, dello Sportello legale dell’Osservatorio Malattie Rare (OMaR).

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La difficoltà della diagnosi della sindrome di Cushing

«Si tratta, dunque, di sintomi molto comuni, che spesso non sono riconosciuti come malattia in quanto tale, ma trattati singolarmente: con una dieta, per esempio, per l’aumento di peso, oppure con una terapia specifica per l’irritabilità o l’insonnia. Se compaiono all’improvviso e in concomitanza gli uni con gli altri, invece, ci si dovrebbe rivolgere a un endocrinologo, che è la figura di riferimento per questa patologia», suggerisce Ilaria Vacca.

L’incidenza della malattia è di un caso ogni 26.000 persone in Europa, con un picco nell’età tra i 25 e i 50 anni, dunque non è considerata malattia rara: «Il Servizio Sanitario nazionale la considera una malattia cronica e ha previsto un codice di esenzione (032.255.0) – prosegue l’esperta – Come Osservatorio Malattie Rare noi ce ne siamo occupati perché è poco nota e soprattutto ci sono molti problemi di ritardo nelle diagnosi. È anche una malattia soprattutto femminile e può portare con sé problemi di depressione, come conseguenza secondaria, sia a causa dello squilibrio ormonale, sia perché è difficile darsi spiegazioni di fronte ai sintomi».

Ci si può curare: come e dove chiedere aiuto

La sindrome di Cushing, però, si può curare: «In alcuni casi si può operare, asportando il tumore all’ipofisi quando ne è la causa: in questo modo viene meno la produzione del cortisolo, che provoca la sindrome. Si tratta di un intervento di precisione, che viene effettuato spesso tramite il naso o il labbro superiore, e la percentuale di successo è elevata, intorno al 70-90% – prosegue l’esperta dell’Osservatorio Malattie Rare (OMaR) -Può recidivare e in questo caso è possibile passare alla radiochirurgia. Esiste anche una terapia farmacologica, che prevede la somministrazione di somatostatina per bloccare il rilascio del cortisolo, ma si limita alla riduzione dei sintomi senza risolvere la malattia».

Per aiutare chi soffre di questa sindrome, i familiari e in caso di informazioni, esiste un’associazione che offre anche una Help line telefonica: si tratta dell’ANIPI, l’Associazione Italiana delle Patologie Ipofisarie (anipi-italia.org).

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