L’osteoartrite si curerà con cartilagine del naso e idrogel

Risultati incoraggianti da due studi che impiegano cellule biologiche. Per l'osteoartrite, un danno delle articolazione che affligge molte donne, si prevedono cure molto più efficaci

L’osteoartrite è una delle cause più frequenti di dolore alle articolazioni. È dovuta alla lesione e al consumo delle cartilagini, che porta a un contatto diretto tra le ossa e si manifesta soprattutto alle mani, al collo, nella zona lombare, ai fianchi e dove si concentra il peso, quindi ai piedi e alle ginocchia.

Ne soffrono soprattutto le donne over 45

Come ricorda l’Istituto Superiore di Sanità, è la forma di artrite più comune ed è la causa principale di disabilità fisica, soprattutto tra le donne dopo i 45 anni di età. Secondo i dati dell’Organizzazione Mondiale della Sanità ne soffre il 9,6% degli uomini e il 18% delle donne con più di 60 anni, dunque in percentuale quasi doppia.

Come si cura oggi l’osteoartite

Al momento le cure si basano su farmaci antinfiammatori che alleviano il dolore oppure, in casi estremi, si ricorre a un intervento chirurgico per impiantare una protesi. Ma entrambe le soluzioni hanno dei limiti, per questo si stanno studiando tecniche innovative e i primi risultati incoraggianti sono appena arrivati.

I limiti delle cure attuali

«Ad oggi si ricorre per lo più a farmaci che riducono il dolore in questa patologia degenerativa che può ridurre sensibilmente la mobilità – spiega l’esperta – ma non risolvono il problema, che a volte non è dovuto al passare degli anni, ma può essere causato anche da traumi, provocando infiammazioni e successivamente causando un processo degenerativo. Altrimenti si interviene chirurgicamente con una protesi, ma anche questo approccio ha dei limiti, perché non dura per sempre e va poi sostituita».

Lo studio innovativo: cartilagine nasale nelle ginocchia

Lo studio coordinato dal Prof. Ivan Martin dell’University Hospital di Basilea (Svizzera), incollaborazione con l’IRCCS Istituto Ortopedico Rizzoli di Bologna insieme a un team del Politecnico di Milano e altri prestigiosi istituti internazionali, parte dalle cellule della cartilagine del naso, chiamate condrociti nasali. Queste cellule possono essere raccolte facilmente dal naso e poi “ingegnerizzate”, cioè fatte proliferare in laboratorio creando piccoli frammenti di tessuto che possono poi essere innestati nell’articolazione, in questo caso nel ginocchio, dove la cartilagine si è usurata. La ricerca, pubblicata sulla rivista Science Translational Medicine, ha portato a due ottimi risultati: «Il primo è che questi impianti sono resistenti alla infiammazione, mantenendo le loro caratteristiche e proprietà; il secondo è che hanno le potenzialità di riparare la degenerazione della cartilagine causata dall’osteoartrite» spiega Gina Lisignoli, Dirigente biologa del Laboratorio di Immunoreumatologia e rigenerazione Tessutale dell’Istituto Ortopedico Rizzoli, da tempo impegnata nelle ricerche sui processi infiammatori dell’osteoartrite.

La cartilagine si può ricreare

Nell’ambito di questo studio, condotto su alcuni animali, come topi e pecore, e su due pazienti con casi avanzati di osteoartrite, sono emersi due risultati: nei topi l’innesto resiste all’infiammazione; nelle pecore le cellule prelevate dal naso e ingegnerizzate si sono integrate alla cartilagine che stava degenerando. «I primi due pazienti su pazienti trattati, in fase avanzata di osteoartrite, hanno confermato un iniziale beneficio in termini di riduzione del dolore e si rigenerazione della cartilagine, senza mostrare alcun effetto avverso, aprendo così la strada a ulteriori trial clinici su larga scala che dovranno confermare l’efficacia di questa tecnologia» spiega ancora Lisignoli.

L’idrogel contro l’usura e il dolore delle articolazioni

C’è anche un altro studio che mira anch’esso a trovare un’alternativa alle attuali cure contro l’osteoartrite. E’ coordinato dal Prof. Leonardo ricotti dell’Istituto di Biorobotica della Scuola Superiore Sant’Anna di Pisa nell’ambito del progetto europeo ADMAIORA e condotto in collaborazione sempre con l’Istituto Ortopedico Rizzoli di Bologna: «In questo caso si sta sviluppando un nuovo biomateriale che risponde agli ultrasuoni e ha altre caratteristiche specifiche. Si tratta di un approccio diverso che ha comunque come scopo finale quello di poter trattare in futuro pazienti con osteoartrite» chiarisce la biologa del Rizzoli.

L’osteoartrite e le donne

L’osteoartrite colpisce entrambi i generi, ma secondo l’ISS è diffusa in particolare tra le donne in età più avanzata e a partire dai 45 anni. In Italia ne soffrono 4 milioni di persone, circa il 12.1% della popolazione. Perché l’incidenza è maggiore col progredire dell’età e nel genere femminile? «In letteratura ci sono diversi studi che hanno indagato le possibili spiegazioni, ma ad oggi non si è arrivati a una spiegazione chiara. Sappiamo, però, che non pesa solo l’invecchiamento. Anche donne giovani, per esempio le sportive, in seguito a traumi, possono andare incontro a una degenerazione della cartilagine delle articolazioni. Lo studio appena pubblicato su Science Translational Medicine mira proprio a trovare nuove soluzioni per questa patologia, che in futuro possono essere rappresentate anche da queste tecnologie innovative» conclude Lisignoli. 

*Per chi volesse maggiori informazioni sullo studio, qui ci sono i riferimenti: Lina Acevedo Rua et al.. Engineered nasal cartilage for the repair of osteoarthritic knee cartilage defectsScience Translational Medicine, 2021; 13 (609) DOI: 10.1126/scitranslmed.aaz4499  

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