La diastasi addominale non è solo un problema estetico

La diastasi dell'addome è un fatto fisiologico in genere legato alla gravidanza. Spesso però provoca disturbi invalidanti. Ora arriva il primo studio che aiuta i medici ad affrontare una malattia ancora non riconosciuta

Sapete cos’è la diastasi addominale? È un fatto del tutto normale legato in molti casi alla gravidanza, ma spesso diventa una malattia. Poco riconosciuta e diagnosticata. Per far capire meglio quando questo confine tra normalità e problema viene superato, ci avete scritto in tante e noi abbiamo pubblicato le vostre storie. Questo ci ha permesso di inquadrare meglio la diastasi: è la “divisione” longitudinale del retto dell’addome, il muscolo principale della parete addominale anteriore. In pratica, le due parti di cui è costituito questo muscolo si allontanano eccessivamente l’una dall’altra, nella maggior parte a causa della gravidanza (ma non sempre). Di per sé non sarebbe un problema perché è un fatto fisiologico che si risolve da solo. In molti casi, però, come ci avete raccontato, la diastasi provoca parecchi disturbi, oltre a trasformarsi in un disagio estetico perché, se i muscoli non si riavvicinano, la pancia resta rotonda e sporgente.

Quando la diastasi è una malattia

Circa il 30 per cento delle donne con la diastasi ha disturbi molto fastidiosi e invalidanti. Ma poiché questi disturbi sono variegati e generici, e poco hanno a che fare con la gravidanza appena passata, si fatica a collegarli a questa: dal mal di schiena al mal di pancia, ai disturbi intestinali e digestivi, fino a nausea ed ernie. Disturbi che complicano e rallentano la diagnosi. «Negli ultimi anni è cresciuto l’interesse sulla diastasi e si sono moltiplicati gli studi, proprio alla ricerca di linee guida che possano aiutare a individuare il problema, accelerare la diagnosi e quindi offrire soluzioni che nella maggior parte dei casi sono chirurgiche» ci spiega il dottor Alberto Sartori, chirurgo all’ospedale San Valentino di Montebelluna (Treviso). «Le prime linee guida mondiali sono arrivate nel 2020 quando l’EHS e l’AHS (European e American Hernia Society) hanno cercato di definire cosa fare nelle pazienti con ernia ombelicale o epigastrica e diastasi dei retti». Per la prima volta insomma si è riconosciuto che la diastasi può essere un problema di salute e non solo estetico. E che molto spesso è associato a certe ernie.

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Il primo studio per mappare i sintomi

In soccorso dei medici, e proprio per dimostrare quanto la pancia sporgente non sia solo un disturbo estetico, ma spesso si porti dietro sintomi anche molto invalidanti, sta per essere pubblicata una ricerca importante: è lo studio epidemiologico con il più alto numero di pazienti finora realizzato, circa 5mila. Un bacino di conoscenze che dovrebbe aiutare a creare una sorta di mappa dei disturbi e della paziente “tipo”, così da guidare i medici nel riconoscimento del problema. 

Lo studio viene presentato in anteprima al Terzo Congresso Nazionale “Diastasi dei muscoli retti addominali” il 22 e 29 maggio 2021. Un evento online per medici, pazienti e addetti ai lavori, importante per fare luce sul problema e fissare alcuni punti fermi su diagnosi, prevenzione e cura, a livello chirurgico e non (chi è interessato può iscriversi sul sito www.diastasidonna.it).

L’evento è organizzato dall’associazione Diastasi Donna ODV che da anni si batte per estendere a tutte le donne che ne soffrono, il diritto a essere curate col Servizio Sanitario Nazionale. È anche il punto di riferimento per consigli e scambi di esperienze, preziosi quando ci si muove in un campo ancora in parte inesplorato. 

La petizione alla Camera

Proprio l’associazione sta per presentare una petizione alla Camera dei Deputati perché la diastasi venga inserita nei Lea, i Livelli essenziali di assistenza. In pratica, una volta che fosse riconosciuta, gli interventi chirurgici e le terapie potrebbero essere a carico del Servizio Sanitario Nazionale. Ci spiega il dottor Alberto Sartori, chirurgo all’ospedale San Valentino di Montebelluna (Treviso). «Oggi la diastasi viene considerata dal Servizio Sanitario un disturbo estetico, quindi i costi per la fisioterapia, la ginnastica e l’eventuale intervento chirurgico non vengono riconosciuti. Quando però si presenta insieme a un’ernia – cosa molto comune – , a seconda della regione in cui ci si trova, si può essere operate per ernia e all’interno dello stesso intervento essere trattate anche per la diastasi. Ma molto dipende appunto da dove si esegue l’intervento». 

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La diastasi e le ernie

Questo disturbo nella maggior parte dei casi compare dopo il parto. Si tratta della “divisione” longitudinale del retto dell’addome, il muscolo principale della parete addominale anteriore. In pratica, le due parti di cui è costituito questo muscolo si allontanano eccessivamente l’una dall’altra per ospitare il bambino. «Per la pressione esercitata dall’utero in crescita, ma anche per i cambiamenti ormonali tipici di questa fase, le due parti che costituiscono questo muscolo si separano, allontanandosi dalla linea mediana. Ed è lì che ed è lì che si crea la diastasi dei muscoli retti» spiega il dottor Sartori. «Di solito si risolve spontaneamente nei primi 4-5 mesi dal parto. Diventa invece un problema per un terzo delle neo mamme, che continuano ad avere questo disturbo anche 12 mesi dopo la nascita del bambino». Spesso la diastasi crea problemi alla schiena, digestivi, instabilità del bacino e delle anche, difficoltà a sollevare i pesi. E in genere si accompagna a una o più ernie che a lungo andare sono pericolose, oltre che fastidiose. «Le ernie si possono accompagnare alla diastasi in qualsiasi punto della linea mediana, cioè la linea tra sterno e pube: quando cioè “la cerniera” non si chiude bene, viene a mancare del tessuto e così il materiale dell’addome tende a fuoriuscire. Oppure le ernie possono essere provocate dallo sforzo del parto, che comprime la parete addominale». Spesso accade che si operi solo l’ernia e non la diastasi: «Purtroppo, il fatto che solo l’ernia venga rimborsata, porta molte donne a farsi operare solo per quel problema. Ma se non viene corretta anche la diastasi oltre all’ernia, c’è un’elevata possibilità che si riformi l’ernia. Per aiutarci a capire, il chirurgo ci spiega che il nostro addome è una sorta di casa: «La base è il pavimento pelvico, che deve essere solido. Il diaframma è il tetto, che va rinforzato. Le pareti sono l’addome (che va tonificato) e la schiena. Se l’addome è aperto, i visceri possono fuoriuscire e quindi l’ernia riformarsi». 

Quando capita a chi non ha figli

Possono soffrire di diastasi  – ma più raramente – anche donne senza figli: può capitare a quelle molto magre che praticano un’attività fisica eccessiva, oppure in seguito a conati intensi di vomito legati a una malattia, oppure a causa della tosse cronica.

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