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Epatite acuta nei bambini, casi in aumento

Nuovi casi di epatite acuta in bambini molto piccoli anche in Italia. Le cause sono ancora sconosciute. Tra le ipotesi: adenovirus, mononucleosi, citomegalovirus oppure virus poco noti o mutati. Ecco cos'è l'epatite, i sintomi e le cure

Nuovi di casi di epatite acuta nei bambini sono stati segnalati in queste ore anche in Italia, dopo Irlanda, Spagna, Danimarca, Paesi Bassi e negli Stati Uniti. Tutto è iniziato nel Regno Unito, Inghilterra e Scozia. Si tratta di epatiti in forma acuta che colpiscono i bambini molto piccoli, anche tra 1 e 6 anni, che in alcuni hanno avuto bisogno di un trapianto di fegato. Gli episodi sono anche all’attenzione del Centro europeo per il controllo e la prevenzione delle malattie (ECDC).

Il boom delle epatiti acute in Europa

Gli episodi riguardano forme di epatiti acute, con infiammazioni talvolta gravi del fegato, le cui cause al momento sono sconosciute. L’ECDC ha esortato a «segnalare e condividere informazioni», dopo il primo caso individuato lo scorso 5 aprile in Scozia, dove nel frattempo si è arrivati a più di 10 segnalazioni. Nel frattempo ne sono seguiti circa 80 in Gran Bretagna (una cinquantina in Inghilterra e una dozzina in Scozia), altri in Spagna, Danimarca, Paesi Bassi e Irlanda. Ma anche negli Usa, in particolare dall’Alabama, non mancano segnalazioni, che ora giugnpno anche da alcuni centri italiani che seguono le malattie del fegato.

I primi casi di epatite acuta in Italia

L’attenzione anche in Italia è alta: «Nel Lazio è stato inviato un monito di allerta dal Servizio Regionale di Sorveglianza delle Malattie Infettive (Seresmi) dell’Istituto Spallanzani di Roma a tutte le strutture del servizio sanitario regionale. In altre Regioni non ancora, ma stiamo monitorando la situazione anche come Tavolo Tecnico sulle Malattie infettive e le Vaccinazioni della Società Italiana di Pediatria» spiega la responsabile del Tavolo, Susanna Esposito, professore ordinario di pediatria all’Università di Parma. «Le segnalazioni in altri Paesi europei sono in aumento, ma soprattutto colpisce la gravità di alcuni casi che, nella fascia di età da 1 a 10 anni, hanno portato alla necessità di ricorrere al trapianto di fegato» aggiunge l’esperta.

Cos’è l’epatite e quali le cause

L’epatite è un’infiammazione del fegato, di origine prevalentemente virale; in genere si distingue, a seconda dei casi, in A, B, C, D, E e G. Come ricorda l’Istituto Superiore di Sanità, può avere cause differenti: «Origine infettiva (virus, batteri o parassiti), associata a patologie autoimmunitarie. Oppure l’epatite può essere causata dall’assunzione di farmaci, sostanze/droghe sintetiche o di origine naturale (piante o funghi velenosi».

Le forme di epatite più comuni nei bambini

«In Italia tutti i bambini nati dal 1991, quindi gli under 18, sono vaccinati contro l’epatite B con il normale calendario vaccinale» spiega la dottoressa Esposito. «Possono essere privi di vaccino i bambini che provengono da Paesi dove la vaccinazione non è prevista, oppure quando a un figlio di madre con epatite B non vengano somministrate le immunoglobuline, oltre al vaccino, alla nascita. Ci sono anche alcuni casi di epatite C nei bambini a seguito della trasmissione dalla madre, anche se questi sono in numero contenuto. Le epatiti D, E e G non sono frequenti in età pediatrica, mentre sono relativamente comuni i casi di epatite A a seguito dell’ingestione di cibi o acqua contaminati da feci infette. Si osservano anche alcune decine di casi di epatite per intossicazione accidentale o volontaria da farmaci, in particolare da paracetamolo. Ma gli episodi recenti all’estero non sembrano riconducibili a queste cause».

Le possibili cause dell’epatite acuta: dall’ipotesi del Covid ad altri virus

Finora la causa dei recenti episodi non è nota, tanto che si è ipotizzato un legame con il Covid: «Ci si è chiesti se ci fosse un nesso, ma l’unico dato riscontrato è stata la positività al virus Sars-Cov2 di alcuni pazienti. Non sembra comunque questa la causa, anche perché il numero sarebbe probabilmente stato maggiore specie in un Paese come il Regno Unito dove l’incidenza di Covid è stata ed è alta – spiega la dottoressa Esposito – Non c’è collegamento neppure con il vaccino, perché nessuno dei bambini con epatite acuta era vaccinato contro il Covid». L’altra possibile spiegazione riguarda l’azione di altri virus: «Si sta cercando di capire se possano essere coinvolti anche virus come l’adenovirus, che normalmente colpisce le vie respiratorie e l’apparato gastrointestinale, oppure virus noti, ma mutati» spiega la professoressa di pediatria ed esperta della Sip. Secondo alcuni esperti, infatti, potrebbe trattarsi di citomegalovirus o di virus di Epstein-Barr, responsabile della mononucleosi.

Sintomi dell’epatite: quando chiamare il pediatra

Fra i sintomi più classici delle epatiti ci sono malesseri come nausea e vomito, uniti a dolore nella parte alta e destra dell’addome, ingiallimento della pelle e della sclera dell’occhio (ittero). «L’EDCD ha chiesto ai medici che siano segnalati i casi di epatite acuta nei bambini e ragazzi fino a 16 anni con transaminasi elevate (almeno 5 o 10 volte i normali valori), o con altri campanelli d’allarme: prurito, urine scure, feci pallide, ma anche letargia e perdita di appetito» prosegue la responsabile del Tavolo tecnico di Malattie infettive e Vaccinazioni della SIP. In questi casi il medico consiglierà esami del sangue specifici e un’ecografia al fegato.

Le cure per l’epatite

«In caso di epatite si devono monitorare i valori delle transaminasi nel tempo, con una frequenza variabile a seconda dei valori iniziali, dell’andamento degli stessi e dei risultati delle ecografie. Non esiste, infatti, una terapia specifica se non per i casi di epatite B e C, con antivirali. I casi gravi sono quelli caratterizzati da insufficienza epatica, con valori di transaminasi molto elevati (cioè superiori a 20 volte quelli normali), alterazione della sintesi epatica o steatosi all’ecografia. Ciò che preoccupa nei casi recenti all’estero è il ricorso in alcuni pazienti al trapianto di fegato» conclude l’esperta.

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