ragazza che piange

Giappone, il ragazzo che vi aiuta a piangere si “affitta”

Nel Paese del Sol Levante esiste un servizio alla persona davvero singolare. Chi si sente giù di corda può rivolgersi a un "ikemeso": potrà piangere senza remore e attendere che questo ragazzo asciughi le lacrime versate con un fazzoletto

Sappiamo che piangere ha spesso un aspetto terapeutico, la tristezza trova sfogo e il nostro animo può tornare in “bolla”. Sarebbe auspicabile che, in quei momenti, ci fosse qualcuno accanto a noi che ci asciugasse le lacrime e ci sussurrasse parole di conforto. Ma non sempre è così e ci troviamo a dover superare con le nostre forze le parentesi dolorose. In Giappone esiste una figura professionale che si occupa di assistere le persone, in particolare donne sul luogo di lavoro, durante il pianto. Si chiama “Ikemeso” (fusione fra ikemen, “bel ragazzo” e meso meso “piangere”). Di solito si tratta di un uomo di bell’aspetto che, con grazia e sensibilità, assiste la “paziente” durante il suo pianto liberatorio.

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Piangere diventa una terapia

E’ dal 2013 che in Giappone esistono iniziative legate alla “terapie del pianto”. Denominata “Rui-katsu” (in giapponese “cercare le lacrime”), questa tecnica nasce con l’obiettivo di offrire ai giapponesi un modo per esprimere le loro emozioni. 

I primi esperimenti con il divorzio

Le prime sessioni di “Rui-katsu” sono state organizzate da Hiroki Terai, un imprenditore di Tokyo che lanciò un servizio chiamato “pianto di gruppo”. Terai si rese conto ad un certo punto della sua vita che le vere emozioni dei giapponesi erano nascoste dietro i loro sorrisi permanenti. Il primo progetto messo in piedi dall’imprenditore consisteva nell’organizzare cerimonie per le coppie che volevano celebrare il loro divorzio. Una sorta di rito, al culmine del quale i neo-divorziati distruggevano le loro fedi nuziali con un colpo di martello. La maggior parte delle coppie affermava che il pianto conseguente a quell’atto aveva un effetto curativo su di loro.

Piangere per superare lo stress

La strada era aperta per ideare altre forme di servizio che mettessero al centro il pianto come strumento terapeutico e di crescita personale. Gli “Ikemeso” sono stati pensati proprio per far superare alle persone quei momenti di forte stress che si possono verificare sul lavoro come nella vita privata.

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Come si sceglie il proprio “Ikemeso”

Il servizio, nato per dare supporto alle donne sul posto di lavoro, trova applicazioni in un’ampia varietà di situazioni. Chi si rivolge a questo servizio, ha la possibilità di scegliere fra varie tipologie di “Ikemeso” (dal fratello minore all’intellettuale, fino all’uomo maturo) ognuno dei quali offre un tipo di esperienza diversa. Una volta selezionato il “professionista della lacrima” ritenuto più adeguato, si effettua un ordine e si attende che l’Ikemeso si presenti. L’Ikemeso” potrà guardare assieme al cliente video tristi per stimolare i dotti lacrimali, appoggerà romanticamente la sua mano sulla sua schiena o toccherà delicatamente la sua guancia. Ma senza secondi fini: obiettivo, stimolare un pianto liberatorio e la conseguente azione consolatoria.

Giappone, piangere è un tabù

Per molte culture mostrare tristezza o rabbia è considerato un tabù e i riti di passaggio all’età adulta impongono che le emozioni debbano essere soppresse, persino cancellate. In tal senso il pianto è una reazione che può risultare socialmente inaccettabile. Secondo l’International Study on Adult Crying, che ha preso in esame 37 nazionalità, i giapponesi sono fra le popolazioni meno propense a piangere.

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