Illustrazione Elisa Macellari Donna Moderna

Ho sofferto di depressione e ne sono uscita. Ma per gli altri sono ancora malata

  • 22 12 2020
Dal 2015 la scrittrice Chiara Gamberale ha una rubrica su Donna Moderna dove si confronta con le lettrici sui problemi di coppia, sesso e relazioni affettive

Ogni settimana pubblichiamo le risposte di Chiara Gamberale alle domande delle lettrici, sia online che sulla carta. Per scriverle, manda una mail a lapostadelcuore@mondadori.it

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Cara Chiara,
ancora oggi, in Italia, esiste un pregiudizio nei confronti della depressione, marchio d’infamia che ci si porta appresso per sempre, anche se è stato solo un episodio in una vita ricca di realizzazioni. Dopo la laurea, sono diventata dottore di ricerca in Pedagogia, ho lavorato come giornalista a Paese Sera, poi ho fatto il concorso magistrale e l’ho vinto. Mi sono ritrovata maestra per caso e ho scoperto un lavoro appassionante. Ho insegnato italiano per 25 anni e, parallelamente, collaborato come docente all’università e continuato la mia attività giornalistica. Ho cresciuto 2 figli da sola (con l’aiuto dei miei splendidi genitori, in verità) e quando mia mamma si è ammalata di Alzheimer l’ho assistita con amore, per 8 anni. Finché il buio. Dopo la conclusione di una storia, sono crollata in una depressione grave per cui la preside mi ha allontanato dall’insegnamento sottoponendomi al giudizio della commissione medica di verifica. Sono passati 4 anni. La depressione è alle spalle. Sono una donna serena e piena di progetti. Non prendo farmaci da tempo. Tuttavia per lo psichiatra della commissione non posso tornare a insegnare perché ho avuto una depressione. Dopo l’ennesimo rifiuto a riabilitarmi, ho deciso di fare ricorso per difendere i miei diritti. Anche agli ergastolani si dà una seconda possibilità. Io non ho ucciso nessuno: ho vissuto un momento di disagio che si è concluso.
Maddalena

Cara, carissima Maddalena,
a che cosa serve guarire, se poi continuano a inchiodarci alla malattia che siamo riusciti a vincere? E quale medicina, invece, fa passare il pregiudizio e l’ignoranza? Per quanto possa essere doloroso, ti invito a insistere nella difesa dei tuoi diritti. La tua battaglia è anche nostra. E dunque grazie, perché la vincerai. E grazie, perché quel giorno, con te, avremo vinto tutti.

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Disegno di Elisa Macellari

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