Una donna con il suo cane

I cani fiutano le malattie: un nuovo studio rivela perché

Sono capaci di trovare le persone scomparse. I cani fiutano droghe, esplosivi e sono fondamentali nei soccorsi in caso di calamità. Ma il loro olfatto è anche in grado di individuare alcune malattie, come i tumori e il diabete. Ecco come fanno

Che i cani abbiano un fiuto straordinario è risaputo. Vengono impiegati nelle ricerche delle persone scomparse. Nelle operazioni contro la droga. Nei soccorsi in caso di calamità, come i terremoti, e nella ricerca di esplosivi. Il loro olfatto fa sì che siano addirittura in grado di fiutare le malattie degli umani. Ci riescono soprattutto alcune razze, come i Labrador, i Terranova, i Dalmata e i San Bernardo. Hanno la capacità di individuare alcuni tumori, come quelli mammari, prostatici o polmonari, prima che diano luogo a manifestazioni cliniche. Non è una credenza: è la realtà. Ci sono ricerche scientifiche che lo dimostrano. All’inizio del 2021 alcuni cani sono stati addestrati a individuare il Covid-19 tra i passeggeri che facevano scalo in alcuni aeroporti, come quello di Helsinki, in Finlandia, e di Cuneo, in Italia. Ma come fanno i cani a fiutare le malattie? Che cosa sentono quando ci annusano? A queste domande sembra aver dato una risposta uno studio recente condotto da alcuni ricercatori svedesi.

I cani fiutano precocemente tumori, diabete ed epilessia

In particolare, si tratta di una ricerca condotta dagli studiosi del Karolinska Institutet su 1.260 soggetti e pubblicata su PNAS. Gli scienziati, diretti da Sinisa Bratulic, stavano cercando un metodo non invasivo per individuare precocemente i tumori dalle urine. È ormai risaputo che i cani sono in grado di percepire, annusando le urine, non solo la presenza di tumori, ma anche di patologie come il diabete. Inoltre, sarebbero in grado di prevedere con qualche ora di anticipo l’insorgenza di un attacco epilettico, di emicrania o narcolessia.

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Riconoscono i tumori annusando le urine

I ricercatori svedesi hanno appurato che i cani sono in grado di fiutare i glicosamminoglicani, chiamati Gag, alcuni polisaccaridi che fanno parte della matrice extracellulare dei tendini, ai quali conferiscono, insieme a elastina e collagene, proprietà elastiche che ne permettono l’allungamento. Quando insorge un tumore, i Gag vengono alterati precocemente dalla malattia, si disgregano nel sangue e nelle urine, dove i cani sarebbero in grado di percepirne l’odore. Gli scienziati svedesi li hanno cercati anche nel plasma e sono riusciti ad avere una sensibilità del test compresa fra il 41,6 e il 62,3%, e una specificità del 95% per i tumori ancora al primo stadio. Si tratta di un’accuratezza diagnostica equivalente al doppio di qualsiasi altra metodica oggi disponibile.

Così i cani salvano vite umane

I glicosamminoglicani per noi umani non hanno odore, non siamo in grado di percepirlo. Per i cani è diverso. I nostri amici a quattro zampe hanno, infatti, un olfatto che può disporre di 150-300 milioni di cellule a seconda della razza. Noi ne abbiamo solo cinque con un’area cerebrale per il riconoscimento degli odori di circa cinque centimetri quadrati rispetto a quella canina, che è di 150. Va da sé che, potendo riconoscere la presenza dei Gag nelle urine, i cani riescono a segnalare la presenza di un tumore, e quindi salvare vite.

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Dal sudore riconoscono l’arrivo di un attacco epilettico

Ma non finisce qui. Alcuni ricercatori delle università di New York e San Francisco, diretti dalla dottoressa Philippa Johnson, hanno infatti scoperto altre potenzialità dei nostri amici cani. In uno studio pubblicato sul Journal of Neuroscience, gli scienziati hanno rivelato di avere scoperto una rete di cinque connessioni nervose che a noi umani manca. Questa “rete” si estende dal bulbo olfattivo canino ad aree del cervello come il lobo occipitale, il tratto spinale corticale, il sistema limbico, il lobo piriforme e la corteccia entorinale. In questo modo, il cane riesce a riconoscere gli odori e a individuare anche le malattie. Sono in grado di farlo anche annusando semplicemente il nostro sudore. Accade, per esempio, quando riconoscono l’imminenza di attacchi di emicrania, epilessia o narcolessia per i quali non esiste ancora nessun test clinico. Percepiscono nel sudore e nel respiro l’aumento dei marker dello stress indotto dall’arrivo degli attacchi.

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