Charlotte Proudman, l'avvocatessa inglese che nel 2015 pubblicò su Twitter lo screenshoot di un mes
Charlotte Proudman, l'avvocatessa inglese che nel 2015 pubblicò su Twitter lo screenshoot di un messaggio ricevuto tramite LinkedIn e del suo autore. Alexander Carter-Silk, avvocato inglese trent’anni più anziano della Proudman, le aveva fatto apprezzamenti personali sulla piattaforma professionale

LinkedIn come Tinder?

Da qualche tempo su LinkedIn si moltiplicano le segnalazioni di donne molestate da uomini che usano il social professionale come un'app di dating. LinkedIn risponde rafforzando la protezione e prendendo le distanza da una App che aggancia i profili LinkedIn per suggerire persone interessanti

“La missione di LinkedIn è semplice: collegare i professionisti di tutto il mondo per aiutarli a essere più produttivi e a raggiungere i propri obiettivi professionali” si legge sul sito della piattaforma diventata da poco maggiorenne (è stata fondata nel 2002). Nel 2020 contava 675 milioni di utenti, 14 milioni in Italia. Eppure, nonostante questa missione venga definita “semplice”, non tutti l’hanno ancora capita. Soprattutto quegli uomini che utilizzano Linkedin per tentativi di corteggiamento mascherati da genuino interesse professionale, ma che in chat si lasciano andare a complimenti sull’aspetto fisico e propongono incontri dal vivo per approfondire interessi non prettamente professionali.

Le denunce delle donne

Sono episodi sempre più diffusi che hanno spinto molte donne a denunciare sulla stessa piattaforma di aver ricevuto questo tipo di messaggi che di professionale non hanno nulla. Apprezzamenti e complimenti legati all’aspetto fisico e battute a doppio senso: di questo si lamentano le donne che hanno scelto di uscire allo scoperto. Molte hanno usato l’hashtag #keepingitprofessional

Linkedin come Tinder?

In Italia le donne costituiscono il 47,3 per cento degli utenti di Linkedin. Le fotografie che usano per completare il proprio non sono di certo ammiccanti, anzi sobrietà e immagine professionale la fanno per lo più da padrone. Eppure neanche questo ha evitato una piccola deriva dell’uso del più famoso social professionale, tanto che alcuni hanno perfino accostato Linkedin a Tinder. In realtà le due piattaforme nascono con obiettivi profondamente diversi, ma alcuni utenti alla ricerca dell’anima gemella ci provano sempre e ovunque, a prescindere dal social che stanno usando.

L’ignoranza digitale di chi usa così LinkedIn

Alla base c’è l’ignoranza digitale che porta molte persone a usare indistintamente Facebook, LinkedIn e Instagram – giusto per citare i più famosi – come se fossero lo stesso social. Giusto per fare un esempio, i video virali dei gattini o l’album fotografico del matrimonio non sono contenuti in linea con lo scopo di LinkedIn. Così come non lo è adescare le donne con la scusa di parlare di lavoro. Per fare quello esistono i vari Tinder, Badoo, Meetic o la recente Facebook Dating.

Per fare incontri su LinkedIn c’è la nuova App

Ma c’è chi preferisce cercare l’amore (o l’avventura) in ambito prettamente professionale. È nata con questo intento BeLinked, un’app che consente di pescare “ambiziosi single” proprio da LinkedIn, da cui però LinkedIn prende le distanze: la App appartiene a un’altra azienda ma si aggancia a LinkedIn attraverso il profilo della persona che l’ha scaricata per andare a scovare dei profili interessanti. Prende in considerazione parametri come gli interessi professionali, le ambizioni, gli obiettivi lavorativi per il futuro.

LinkedIn non è fatto per le avance

Linkedin, che ci tiene a difendere la sua reputazione di social network professionale,  sta prendendo precauzioni per evitare che continuino a ripetersi episodi del genere sulla propria piattaforma. «Non tolleriamo alcuna forma di atteggiamento molesto su LinkedIn e ascoltiamo sempre i feedback dei nostri membri, in modo da creare un’esperienza sicura per tutti all’interno della nostra community» spiega Erica Firmo, portavoce di LinkedIn. «Di recente abbiamo rafforzato le nostre cosiddette Professional Community Policies per essere ancora più chiari sul fatto che molestie e avance romantiche non possono avere spazio su LinkedIn, e offrono informazioni sulle azioni che intraprendiamo per proteggere i nostri membri. Abbiamo anche aggiunto dei promemoria per gli utenti sulla piattaforma al fine di garantire conversazioni di livello professionale nei post, come nei commenti e messaggi».

Cosa fare se si ricevono complimenti indesiderati?

«I nostri team interni utilizzano un mix di misure a livello tecnico, analitics basati sulla revisione di una persona e segnalazioni dei nostri membri per scoprire eventuali casi di molestia. E quando vengono scoperti, agiamo di conseguenza» continua Erica Firmo. «Continuiamo a impegnarci al fine di proteggere i nostri membri e abbiamo introdotto nuove funzionalità, come ad esempio gli avvisi in linea sui messaggi, che possono includere casi di molestia, e incoraggiamo i nostri membri a segnalarci qualsiasi contenuto con il quale non si sentono a proprio agio»

Sulla piattaforma ci sono appositi form per segnalare post dai contenuti inappropriati o conversazioni in chat dai contenuti indesiderati.

Se i tentativi di corteggiamento dovessero farsi più insistenti, la donna può bloccare il profilo del molestatore, che la non potrà più visualizzare su Linkedin.

L’avvocatessa che denunciò per prima

Infine si può scegliere la strada della denuncia mediatica usando proprio i social come cassa di risonanza, un po’ come fece nel 2015 Charlotte Proudman, avvocatessa inglese che pubblicò su Twitter lo screenshoot di un messaggio ricevuto tramite LinkedIn e del suo autore. Alexander Carter-Silk, avvocato inglese trent’anni più anziano della Proudman, nel primo messaggio che le inviò dopo essersi connessi si complimentava con lei per la bellissima fotografia del profilo (“You definitely win the prize for the best LinkedIn picture I have ever seen”) e la invitava a conoscersi per avviare forme di collaborazione. Charlotte Proudman gli rispose per le rime: «È un comportamento inaccettabile e misogino. Pensaci due volte prima di inviare a una donna con la metà dei tuoi anni un messaggio così sessista». L’uomo, messo alla berlina, si difese sostenendo che le sue parole fossero state mal interpretate. E la stessa Proudman, la cui storia è uno specchio dei tempi che viviamo, oltre a ricevere solidarietà da parte di alcuni, da altri fu accusata di volersi fare pubblicità gratuita e fu bollata come “feminazi”, crasi tra le parole femminista e nazista.

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