Ma come si fa a dire che gli animali non pensano?

«Sei un asino». «Hai un cervello da gallina». Insulti? No, complimenti. Perché uccelli e pesci, mammiferi e insetti sono geniali. Tanto che ora uno scienziato, con un divertente libro, regala agli "umani" vere perle di saggezza bestiale

La gambusia, vispo pesciolino d’acqua dolce, sa contare fino a quattro. I cigni australiani non disdegnano le scappatelle: la monogamia ravvivata da un tradimento funziona meglio per l’evoluzione della specie. Le pecore non sono affatto stupidotte e non si credono tutte uguali, ma riescono a distinguere fra 50 amiche simili.

Piccole perle di saggezza bestiale. Eppure c’è ancora chi dice che gli animali non pensano. Interpelliamo un esperto: l’etologo Enrico Alleva, che con il libro La mente animale (Einaudi) ha appena vinto il premio Merck Serono per la divulgazione scientifica. «Gli animali hanno comportamenti sorprendenti» dice. «Le api sono altruiste. Quando pungono, perdono il pungiglione e muoiono pur di salvare l’alveare dall’attacco dei disturbatori».

Se di pensiero in senso stretto non si vuol parlare, come giudicare la furbizia di certi uccelli? Il succiacapre finge di avere un’ala rotta per allontanare le volpi dal nido.

«Geniale. Proprio come la gallina, che ha una tattica di accoppiamento raffinata: corteggia il gallo dominante e se un maschio meno “dotato” razzola per l’aia e riesce a inseminarla, espelle lo sperma peggiore e conserva il più prezioso. Persino il polpo è sapiente. È un bravo copione: imita i suoi compagni alla perfezione».

Talento artistico La palma d’oro della generosità va invece ai pipistrelli. «I vampiri sudamericani, per evitare che i compagni soffrano il digiuno, si scambiano l’un l’altro il sangue succhiato ai bovini» chiarisce l’esperto. Se non sono esseri senzienti questi…

Qualcuno obietta che non c’è pensiero senza creatività. «Eppure la fauna è ricca di campioni creativi» nota l’etologo. «Le forme armoniose dei coralli sono opere d’arte a tutti gli effetti. Mentre gli scimpanzé sanno realizzare utensili molto elaborati». Ma la forma più alta di intelligenza animale è indubbiamente l’affetto.

I gatti danno enormi dimostrazioni d’amore. «Tanto da meritarsi il paradiso» sottolinea il cardinale Ersilio Tonini. E quando non ci sono più, lasciano un vuoto incolmabile. Provate a chiedere alla poetessa Vivian Lamarque del micio Ignazio, «indimenticato compagno di giochi, meteoropatico e meteorologo».

Tanti altri personaggi famosi hanno uno zoo casalingo. L’astrofisica Margherita Hack ha ospitato «più di 30 gatti, un pappagallo e due tartarughe. Tutti curiosi, estroversi, vivaci». Anche la scrittrice Susanna Tamaro ha ricordi toccanti dei suoi amici a quattro zampe. Come Esmeralda, «la capretta con la cataratta», che quando ha partorito un cucciolo handicappato lo ha accudito con una dolcezza commovente.

Fra gli animali domestici, spicca da sempre la sensibilità dei cani.

«Colgono i nostri stati d’animo da segnali impercettibili. Quando corrughiamo la fronte, capiscono al volo se siamo tristi o preoccupati» spiega Carmen Pasquali, educatrice cinofila dell’associazione Welldogs di Milano.

L’empatia canina può sembrare scontata, ma non lo è quella dei ciuchini. «Gli asini pensano e hanno anche carattere» svela Rita Cagni, che di somari, nella sua mini fattoria di Zone (Bs), ne ha sei: Piccola, Pepita, Hinni, Heidi, Re Golem e Ciufol. «Soprattutto non sono ipocriti: i cavalli li puoi spronare a correre sino a farli scoppiare, loro no: se non hanno voglia, non si muovono. I miei, poi, sono piuttosto docili. La più piccina si crede addirittura umana. Mi segue quando lavo i piatti, se parlo al cellulare origlia le telefonate e ha imparato a dare baci con il musetto».

Come si fa a non innamorarsi di cuccioli così perspicaci? «Più sono selvatici, più conquistano» ammette Maurizio Chiesa, veterinario specializzato in esemplari feroci dei circhi.

«Le tigri danzano seduttive e mi invitano con un inchino a entrare nella gabbia. Le zebre, invece, sono scaltrissime. Non posso prenderle in giro: se cerco di distrarle dall’iniezione con una carota, mi scoprono e scappano».

E la proverbiale memoria degli elefanti? «Confermata. L’occhio sagace di un elefante trafigge come una punta di spillo» dice Chiesa. «Se lo guardi, ti accorgi che ricorda un torto subito anche 20 anni prima. Ed è capace di aspettare il momento giusto per vendicarsi».

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