Monopattini: perché sottovalutiamo i rischi?

L'ultimo episodio ha riguardato un 34enne, morto a Roma dopo l'impatto con un'auto. La Regione Lombardia intanto ha approvato una proposta di legge per imporre norme più severe, soprattutto ai minorenni. Se per esempio il casco fosse obbligatorio, la percezione del rischio aumenterebbe

Regole più rigide, soprattutto per i più giovani, per aumentare la sicurezza. A caldeggiarle è stata la Regione Lombardia, in particolare dopo l’incidente a un ragazzo di 13 anni,che ha perso la vita cadendo da un monopattino lo scorso 30 agosto. La giunta regionale lombarda ha infatti approvato una proposta di legge da presentare al Parlamento nazionale per introdurre una serie di restrizioni. Si va dal divieto di utilizzo del monopattino elettrico per i minori, all’obbligo del casco per tutti, compreso anche l’obbligo di stipulare una polizza per responsabilità civile verso terzi.

Il rischio di una giungla di leggi

L’obiettivo del Pirellone è di arrivare a una legge nazionale unica, che valga su tutto il territorio nazionale. «Spero ancora che il governo decida un’unica regolamentazione da codice della strada valevole per tutta Italia» ha dichiarato il Sindaco di Milano, Giuseppe Sala. «Qui rischiamo che in una regione lo possono usare i minorenni e in un’altra no, in una città c’è l’obbligo del casco e in un’altra no. È il solito errore all’italiana. – ha aggiunto – Credo che il governo dovrebbe deliberare da questo punto di vista perché stiamo parlando di mobilità pubblica e spero che lo facciano perché fa paura il fatto che ognuno faccia a modo suo».

Bastano le norme?

Nel caso specifico del 13enne, però, non c’era stato coinvolgimento di automobili e la caduta era stata accidentale, lungo una pista ciclabile. Insomma, non era il classico episodio in cui un monopattino sfreccia nel traffico, come invece accade spesso.

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Cosa spinge a guidare di frequente con tanta “disinvoltura”?

Perché si guida “come matti”

Secondo lo studio Identification of Drivers Errors, condotto qualche tempo fa e precedente alla grande crescita di monopattini in circolazione, il fattore umano è indicato come causa (principale o concausa) di incidente con percentuali variabili fra l’86 e il 98% – a seconda degli studi. I motivi sono spesso distrazione, dimenticanze, errori. Tutte azioni involontarie legate a una certa percezione della guida perché, come scopriamo, il fattore psicologico nel traffico ha un grosso peso. Ce lo conferma Mirna Begnini, psicologa ed esperta in psicologia del traffico. «La guida è proprio un’azione che ormai è entrata nella nostra quotidianità. Fin da piccoli si è abituati ad essere trasportati o accompagnati, poi si inizia a guidare in autonomia la bicicletta fino ad arrivare ad altri mezzi, come il motorino, la moto o l’auto. Questo essere costantemente “immersi” nel traffico e nelle strade, ci porta a sottovalutare il rischio e questo rappresenta il primo motivo per cui spesso si è troppo disinvolti. Psicologicamente riteniamo difficile che un’azione, compiuta quotidianamente – in passato con la bici e l’auto, oggi anche con il monopattino – possa diventare pericolosa».

La falsa illusione del controllo

«Un altro aspetto riguarda il senso del controllo che si prova guidando un mezzo, qualunque esso sia. Siamo portati a pensare che se manovriamo un veicolo possiamo controllare tutto, ma è un’illusione. Intanto perché le statistiche confermano che la mente umana può commettere errori e poi perché ci muoviamo in un ambiente dove entrano in gioco altri fattori» spiega ancora l’esperta del sito psicotraffico.com. «Quando poi accade un incidente, la prima reazione è quella di ritenerlo una sfortunata fatalità, mentre nella maggior parte dei casi si tratta del risultato di concause, tra le quali proprio il fattore umano e quello ambientale».

Errori umani più che sfortunate fatalità

Lo studio sugli errori alla guida, inoltre, sottolinea l’importanza dei gesti volontari, come le violazioni delle norme. «Da questo punto di vista resta ancora molto da fare nel campo dell’educazione stradale. Esistono molti progetti, anche nelle scuole, ma manca un’organicità» spiega l’esperta.

La percezione del rischio

Ma come si migliora la sicurezza stradale? «La scuola guida fornisce le nozioni, ma spesso manca l’aspetto della psicologia del traffico, che porta ad aumentare la percezione dei rischi. Per esempio, spesso in città si vedono molti bambini seduti nei sedili posteriori delle auto, senza la cintura allacciata, come si faceva un tempo. Ma oggi sappiamo che un impatto a 50 km/h è come una caduta dal quarto piano. Se i genitori lo sapessero, forse non esiterebbero ad allacciare le cinture ai figli. Purtroppo psicologicamente siamo portato a non avere paura dell’impatto orizzontale, ma basterebbe più informazione» spiega la psicologa del traffico.

Per noi italiani le regole sono punitive

Anche la percezione del motivo delle regole ha la sua importanza: «In Italia spesso le norme sono viste in un’ottica punitiva («le multe servono per fare cassa”) e non come strumenti di sicurezza. Per esempio, i tutor in autostrada hanno abbassato il numero di incidenti per limiti di velocità, ma più per evitare sanzioni. È quindi fondamentale lavorare su più fronti: occorrerebbe inasprire alcune regole, poter disporre di polizia e vigili in numero sufficiente per farle rispettare, ma anche lavorare sull’educazione, per poter arrivare a comportamenti più virtuosi» spiega la psicoterapeuta.

Il casco non obbligatorio riduce il senso del pericolo

Quanto ai monopattini, il fatto che non serva il casco può ridurre l’idea della pericolosità. «Prima di usarli, però, bisognerebbe anche porsi qualche domanda: per esempio, quanto ci impiega un monopattino a frenare? Prima di prenderlo a noleggio la prima volta, ci si dovrebbe anche chiedere come controllarli in caso di dosso o buca? Insomma, non sono da demonizzare, perché è necessario cambiare la nostra mobilità, ma servirebbe un percorso accompagnato» spiega Begnini.

Quali regole per i monopattini

Il 15% di cittadini che ha ricevuto l’incentivo lo ha usato per comprare un monopattino. In Italia ne circolano, tra privati e a noleggio, circa 140mila. Ma da tempo si invoca anche una modifica delle norme di circolazione. Ad oggi non ci sono né obbligo di casco, né di assicurazione o patentino, perché l’età minima per la guida è di 14 anni. Il limite è attualmente di 25 km/h, ma in moltissimi casi arriva anche al doppio, senza considerare che alcuni mezzi sono anche stati “potenziati” in modo illegale.

In autunno possibili nuove norme

Proprio l’eccessiva “disinvoltura” di alcuni alla guida dei monopattini è una delle cause di incidenti, che possono essere anche mortali: secondo l’Osservatorio nazionale sulla sharing mobility, nel 2021 ci sono state 4 vittime su un totale di 85 casi che hanno coinvolto questi mezzi ecologici. Da tempo in Parlamento si parla di una modifica delle regole di uso dei monopattini. Elena Maccanti (Lega) è relatrice di una proposta che potrebbe essere discussa appena terminata la pausa estiva in Commissione Trasporti alla Camera, mentre Giuseppe Donina, anch’egli del Carroccio, chiede di riformare il Codice della strada (appoggiato dal primo firmatario del testo, Roberto Rosso – Forza Italia), chiarendo che non si vuole ridurre l’uso dei monopattini «ma aumentarne la sicurezza».

Tra le modifiche ci sono proprio alcune delle norme appena approvate dalla Regione Lombardia, come l’obbligo del casco, ma anche un patentino per i minori, le frecce e i catarifrangenti per viaggiare col buio, ma anche una modifica del limite di velocità a 30 km/h solo sulla strada, mentre verrebbe abbassato a 20 km/h sulle piste ciclabili e addirittura a 6 km/h su marciapiedi e aree pedonali. In arrivo potrebbero esserci anche alcune modifiche nelle sanzioni, che diventerebbero da 50 a 250 euro per chi supera i limiti di velocità e da 41 a 168 euro per chi parcheggia in divieto, sul marciapiede.

La riforma a livello nazionale, sia recependo la proposta lombarda sia con quelle dei parlamentari, potrebbe diventare realtà, secondo le previsioni, entro fine anno o a inizio 2022, riducendo le differenze rispetto ad altri Paesi europei. In Francia e Germania, ad esempio, è già obbligatoria l’assicurazione, anche se mancano limitazioni di età e non è necessario indossare il casco.

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