Una locandina sul web. Tanto è bastato per scatenare la perplessità degli utenti al lancio del primo “corso per diventare principesse” in Italia. Un’iniziativa dedicata a tutte le bambine di età compresa tra i 6 e i 9 anni e ideato dalla “Maison degli Eventi” di Rho, hinterland di Milano.
Tre mesi di lezioni tenute da “Miss G”, ogni mercoledì, dalle 17 alle 17.45. Materia di studio? Galateo, portamento, bon ton e camminata con i tacchi. Ma anche trucco, acconciatura e dizione. E alla fine del corso il rilascio dell’attestato di Principessa certificata.
Immediata la reazione del web in un crescendo di commenti, condivisioni, indignazione.
Fioccano commenti e accuse
“Questa è cultura sessista e patriarcale. Dovremmo insegnare alle bambine a essere indipendenti e a studiare, non a piacere. Anni e anni di lotte per l’emancipazione e ci troviamo ancora qua”, scrive un utente in riferimento alla locandina del corso di principesse.
Accuse per la maggior parte legate al fatto di veicolare verso un modello di femminilità ormai superato e dannoso: “Educate le donne a essere belle e stupide, le volete così”, si legge tra i commenti, “Siamo nel 2023, non nel Medioevo”, replica un altro
“Le bambine con tacchi e trucco a sei anni: siete da denuncia” si legge, e tra gli aggettivi associati all’iniziativa: “Agghiacciante e inappropriata”. Ancora: “Sempre i soliti stereotipi. Insegniamo la remissività, lo stare composte, ancheggiare con classe sui tacchi. Tutto sempre per la per compiacenza del maschio”.
Il post di Selvaggia Lucarelli all’iniziativa
Tra le tante voci al post che sponsorizza il corso di principesse, pubblicato sulla pagina Facebook della ludoteca del Milanese che lo promuove, si alza anche anche quella della giornalista e blogger Selvaggia Lucarelli: “Pensa ‘ste madri che iscrivono le figlie – scrive LUcarelli – per poi realizzare che la figlia a 30 anni è la principessa di ‘sto c**** e sposa felicemente un carrozziere di Francoforte. Ma poi “corso tenuto da Miss G”, che per quello che ne so potrebbe essere Giletti o Gegia. Cioè. Manco il coraggio di farci sapere chi si prende la briga di indottrinare le figlie degli scemi. #scuoladiprincipesse.
La reazione dell’organizzatrice
“Il post non intendeva proporre un corso di educazione per bambine, non voleva proporre di abbracciare stereotipi di genere e non voleva criticare altre forme di espressione dell’infanzia”. Pronta arriva la replica su Facebook di Stefania Vadalà, l’organizzatrice del tanto criticato corso per principesse. “Per noi bambini e bambine possono essere qualsiasi cosa, possono esprimere la loro bellezza attraverso qualunque forma, possono interpretare qualunque personaggio senza che questo etichetti il loro essere”, scrive.
“Questo ‘corso’ nasce per infondere autostima, per capire che non serve un cerone in faccia ma basta un lucidalabbra se si vuole. Impareremo a bere il tè sulla sedia in maniera composta, non con le gambe incrociate sotto il tavolo, impareremo a salutare in diverse lingue, impareremo a camminare sui tacchi per i grandi balli. Ma non pensate a delle Jimmy Choo tacco 12, basteranno delle ballerine luminose di Elsa e Anna”, ha spiegato Vadalà.
Impareremo che una principessa deve aiutare il prossimo e incoraggiare le persone a rincorrere i propri sogni, impareremo a farci una bella coda, uno chignon o delle trecce… Ma soprattutto impareremo che se una bimba si sente principessa la società non la deve additarla come una montata stupida!”
Non solo. “Questa è una ludoteca. Oggi si gioca alle pricincipesse, domani agli indiani. Tutto qui”. E precisa: “Il fatto che ci fosse una bambina nella foto di presentazione, scelta forse un po’ sommaria, non esclude che l’invito fosse aperto a tutte e tutti. Anche un bimbo può mettere il tulle e sentirsi principessa, non solo principe azzurro”.
Infine un ringraziamento: “L’organizzazione, nonostante le critiche, ringrazia. Il corso è andato sold-out nel giro di meno di un giorno…”