Cambio pannolino mamma neonato

Assorbenti e pannolini usa e getta: il futuro prossimo è il riciclo

Firmato il decreto ministeriale che consente di recuperare e rigenerare questo tipo di rifiuti. In provincia di Treviso è già attivo un progetto sperimentale, grazie a un impianto modello con una tecnologia tutta italiana

Dalla discarica al recupero

Da sempre pannolini usa e getta, pannoloni e assorbenti si buttano nella spazzatura indifferenziata destinata a discariche e inceneritori, con costi non indifferenti per la collettività e per l’ambiente. Ma come è successo per altri tipi di scarti – nel corso degli anni avviati al circolo virtuoso del riciclo – le cose sono destinate a cambiare e in meglio. Anche questi rifiuti potranno essere recuperati e trattati, al pari di carta, plastica, vetro, alluminio, avanzi di cibo. E avranno una seconda vita, trasformati in altro, con benefici e ricadute positive su più piani.

Il ministro dell’Ambiente Sergio Costa qualche giorno fa ha firmato il decreto “end of waste” per il riciclo di quelli che gli addetti ai lavori chiamano “pap” (prodotti assorbenti per la persona). Il provvedimento diventerà effettivo subito dopo la pubblicazione sulla Gazzetta ufficiale, a breve. Non ci saranno più ostacoli per creare aziende specializzate e iniziative mirate. “È un momento importante – ha commentato lo stesso ministro  – e  un passaggio epocale per l’economia circolare. Con questo decreto finalmente decollerà un’industria tutta italiana, che coniuga il riciclo alla riduzione del problema dello smaltimento dei rifiuti e unisce la creazione di nuovi posti di lavoro alla tutela dell’ambiente”.

Prospettive e previsioni

Le previsioni sono ottimistiche. “Ben 900 mila tonnellate l’anno di pap” – stando alle stime di Costa – si potranno intercettare e destinare al trattamento e al riuso, sottrarre all’incenerimento o all’accumulo in discarica. “La tecnologia – sempre parole sue –  è pronta, adesso c’è anche la legge”.

Finora le “materie prime seconde” (cioè il risultato dei processi  di trasformazione del pattume) dovevano essere considerate come rifiuti  e per questo erano invendibili. Da qui in avanti, è il cuore delle novità annunciate, saranno commercializzabili anche quelle derivate da pannolini e affini.

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È italiano l’impianto modello

Gli accenni alla tecnologia esistente e a un’industria tutta italiana si riferiscono all’impianto pilota realizzato  nel 2015 in provincia di Treviso, un centro di trattamento dove è in corso una sperimentazione, partita di recente dopo un serie di intoppi e di problemi procedurali e burocratici, dovuti alle carenze normative. Si tratta di una struttura complessa – considerata un unicum in Europa, se non al mondo- e dotata di speciali macchinari, in grado di lavorare pannolini e pannoloni  e trasformarli in nuovi oggetti (grucce, mollette, imballaggi industriali…) e nuovi materiali assorbenti.

Questo centro di trattamento modello si trova a Lovadina di Spresiano, è gestito dall’azienda pubblica di servizi ambientali Contarina, è stato co-finanziato dall’Unione europea ed è il frutto della tecnologia sviluppata e brevettata di Fater Smart, società parte del gruppo Fater Spa, joint venture tra Procter & Gamble e il colosso Angelini (che produce le linee Pampers, Lines e Tampax). Il ministro Costa, posto rimedio al vuoto legislativo, è atteso in visita giovedì 23 maggio. 

Lavorazioni senza combustione

Le lavorazioni consentono di eliminare la componente organica dei “pap”, abbattere i cattivi odori, distruggere tuti i potenziali agenti patogeni. “I prodotti conferiti all’impianto – scendono nei dettagli in loco – vengono stoccati e poi trasferiti, grazie a un sistema di nastri trasportatori, nel cuore tecnologico del processo, costituito da un autoclave. Attraverso la forza del vapore a pressione, e quindi senza combustione, sono aperti, sterilizzati e asciugati. Completata la prima fase, si passa alla lacerazione. Le parti componenti riciclabili vengono separate da un sistema meccanico a tre stadi: da una parte  va la cellulosa, da un’altra  la plastica e da un’altra ancora i polimeri super-assorbenti. Queste  ‘materie prime seconde’, di elevata qualità, sono utilizzabile per nuove produzioni”. Qualche esempio? La frazione organico-cellulosica  è adatta per realizzare prodotti assorbenti per animali domestici, carte con buone caratteristiche, viscosa e rayon, materiali refrattari, imballaggi. La plastica rinasce in sedie, oltre che in accessori per la casa (grucce e mollette, per citare due tipologie). I polimeri super–assorbenti trovano impiego nel settore giardinaggio.

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Dalla fase sperimentale al pieno regime

“Nel periodo iniziale – altra indicazione – l’impianto sta funzionando solo al 15 per cento. Dopo l’entrata in vigore del decreto ‘end of waste’,  sarà nelle condizione di girare a pieno regime e su scala industriale, trattando 10.000 tonnellate annue di rifiuti. Ma anche quando il polo diventerà attivo al 100 per certo, non potrà servire un bacino di utenza superiore al milione di persone. Non sono poche, certo. Per coprire il fabbisogno italiano servirebbero 90 poli gemelli”, uno a provincia o quasi. A monte, per incrementare attività e risultati, i comuni interessati dovranno organizzare la raccolta differenziata dei “pap” da rigenerare, con politiche tariffarie da stabilire. 

Richiesta la partecipazione attiva dei cittadini e grandi utilizzatori

Sicuramente  dovranno fare uno sforzo in più gli utenti coinvolti, piccoli e grandi, già alle prese con la separazione di altre tipologie di scarti e avanzi. Nelle abitazioni e nei condomini spunteranno – perlomeno questo è l’auspicio – speciali raccoglitori. Idem in ospedali e case di riposo, asili e nidi, luoghi di lavoro e di studio. La sperimentazione in corso nel trevigiano coinvolge gli abitanti di 4 comuni della zona (dotati di contenitori da 120 litri di capacità, ritirati porta a  porta) e una dozzina di residenze per anziani (con elevate quantità di pannoloni da smaltire, conferiti in cassoni dedicati). Ulteriori quantitativi vengono recuperati da altre società di gestione rifiuti del Veneto.

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