La via della felicità secondo Papa Francesco

Dopo le dichiarazioni a favore delle unioni civili tra persone dello stesso sesso, è interessante rileggere l’enciclica "Fratelli tutti", dove Bergoglio parla di ecologia, pandemia, solidarietà

«Le persone omosessuali hanno il diritto di essere in una famiglia. Sono figli di Dio. Nessuno dovrebbe essere estromesso o reso infelice per questo. Ciò che dobbiamo creare è una legge sulle unioni civili. In questo modo sono coperti legalmente. Mi sono battuto per questo». È quanto dichiarato da Papa Francesco nel documentario Francesco, realizzato dal regista Evgeny Afineevsky e presentato mercoledì scorso al Festival del Cinema di Roma. È la prima volta che un capo della Chiesa cattolica si esprime così apertamente sul tema, prendendo quella che appare una posizione piuttosto netta: comprensibilmente, la notizia ha fatto il giro del mondo.

Ma non è la prima volta che Bergoglio si confronta con i temi dell’attualità:  nel centinaio di pagine di Fratelli tutti, l’ultima enciclica, tra le righe si celano una serie di riflessioni (e, sì, anche suggerimenti concreti) che possono aiutarci a vivere meglio nel quotidiano. Laici e credenti, cristiani e non, da qualsiasi parte del mondo o cultura proveniamo. Una lettura necessaria per ripensare il nostro stile di vita, il futuro dell’umanità su questo Pianeta, il rapporto con gli altri e quello con chi ci rappresenta e ha il dovere di fornirci risposte.

Abbracciare il dialogo

Un manuale, insomma, per costruire – a partire dal nostro piccolo – un mondo migliore. Anche se prende le mosse da riferimenti “alti”: Francesco d’Assisi e la sua idea di fraternità aperta, gli incontri con il Grande Imam Ahmad Al-Tayyeb, la Dichiarazione universale dei diritti umani, la parabola del Buon Samaritano… «Quello che mi colpisce di questa enciclica» commenta la scrittrice Milena Agus «è che non parla solo dei massimi sistemi, ma entra nel particolare della vita di tutti i giorni. Ho sottolineato un sacco di passaggi per provare a seguirne le istruzioni, come se mi trovassi di fronte a un manuale di felicità quotidiana». Le indicazioni più preziose: l’ascolto e il dialogo. E poi la gentilezza, concetto che ritroviamo nell’ultimo romanzo di Agus, Un tempo gentile (Nottetempo), in cui un paesino dell’entroterra sardo scopre la difficoltà e la bellezza rivoluzionaria dell’accogliere l’altro, lo straniero, il migrante. «Il mondo attuale è sordo, dice il Papa. Ma poi cala questa riflessione nel concreto: quando qualcuno parla non date subito una risposta, assicuratevi che abbia finito. Prestate attenzione, cercate di fare silenzio. Un atteggiamento dialogante che sembriamo aver dimenticato». E poi, la gentilezza. Che si manifesta, scrive ancora Francesco, «come attenzione a non ferire con le parole o i gesti, come tentativo di alleviare il peso degli altri».

«È un’indicazione molto pratica» conclude Agus. «Ci raccomanda di fare attenzione a non dire parole che umiliano, rattristano, disprezzano». Gli esempi non mancano: l’enciclica parte dal paradosso per cui la comunicazione più veloce ha fatto prevalere la chiusura sull’apertura, l’intolleranza sulla mediazione, il marketing dell’immediato sulla lungimiranza della politica. «Leggendola, soprattutto in questo tempo di pandemia e paura, mi è tornato in mente un altro messaggio lanciato da questo Papa: nessuno si salva da solo».

Difendere il Pianeta

Un altro dei grandi fili conduttori di Fratelli tutti è l’ecologia, già trattata nell’enciclica di 3 anni fa, Laudato Si’, e oggi tradotta in buone pratiche per «salvaguardare la bellezza e avere cura della nostra casa comune»: soluzioni green, riciclo, consumi consapevoli, lotta al dissesto idrogeologico e solidarietà verso i territori più deboli e chi li abita. «Il Papa ha saputo elaborare in modo lungimirante il tema ambientale» osserva Carlo Petrini, gastronomo, sociologo e attivista, fondatore del movimento Slow Food. «Per lui si tratta davvero di un’ecologia integrale, che abbraccia ogni aspetto della società. Fare male alla natura significa fare male a noi stessi». Specialmente in un momento come questo, con l’emergenza davanti agli occhi di tutti, cattolici e non.

Non è un caso che l’agnostico Petrini abbia dialogato più volte di tali temi con Francesco (e che dai loro scambi sia nato anche un libro, TerraFutura, pubblicato da Giunti-SlowFood Editore). «Queste pagine ora ci confermano che non c’è piu tempo da perdere per salvare gli ecosistemi del Pianeta, ma il Papa dice anche che ciò può solo avvenire con ritmi più lenti rispetto all’esigenza dei tempi. Non possiamo cambiare con un colpo di bacchetta magica: dobbiamo ragionare, riflettere, coinvolgere, formare». Di nuovo, una spinta pratica. Ed è per dare concretezza alle proposte del Papa che Petrini, con il vescovo di Rieti Domenico Pompili, ha fondato le Comunità Laudato si’. «Sono comunità che si riuniscono intorno a un obiettivo, aperte a tutti. Lavorano sulla difesa del Pianeta, la coscienza ambientale, le buone pratiche agricole, la denuncia di scempi e abusi. Per ora siamo a una settantina in Italia e 5 o 6 all’estero. Non imponiamo tempi veloci, ci interessa piuttosto che siano vissuti bene, che si faciliti un dialogo tra persone diverse ma che abbiano a cuore la cura del creato».

Riscoprire la cura

Ed eccola, l’altra parola chiave dell’enciclica per una pratica quotidiana di bellezza: la cura. «Un concetto che mi ha fatto ripensare alla philia di Epicuro» commenta Ilaria Gaspari, filosofa e scrittrice. «È in sostanza un legame che accomuna tutti gli uomini, anche quelli che non si conoscono: dentro c’è il tema del riconoscere nell’altro il tuo stesso bisogno, e agire di conseguenza». Al di là delle scelte individuali, le riflessioni del Pontefice si estendono al piano politico, ai rapporti e ai conflitti tra Stati, prospettando un concreto progetto di trasformazione della storia attraverso il dialogo. Tutto, però, deve partire dal quotidiano. Così l’enciclica diventa, ancora una volta, un manuale pratico, un po’ come la stessa Gaspari ha fatto con la saggezza dei pensatori antichi nel suo Lezioni di felicità (Einaudi).

Il buon samaritano di oggi è chi mette la mascherina: «Di per sé una cosa non bella, fastidiosa, che molti vivono come un’imposizione, ma anche una cura reciproca, attraverso cui proteggi un altro il cui corpo percepisci come il tuo. Capirlo diventa un modo per trovare bellezza in un gesto cui non eravamo abituati». Il Papa, dice Gaspari, ci parla molto di ciò che possiamo fare, come nelle scuole filosofiche del passato: «Per i greci antichi non c’era divisione tra teoria e pratica, la filosofia era un modo di stare al mondo più che un sistema di pensiero. Per trasformare questa enciclica in vademecum non serve essere credenti: ciò che ci dice è come anche i piccoli gesti quotidiani, hanno un’influenza sul nostro atteggiamento verso il mondo».

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