Donna piscina cappello

La prevenzione del melanoma spiegata bene

Il rischio di ammalarci di melanoma non dipende solo dal colore della pelle. C’entrano anche i geni e le abitudini. Quindi quest’estate non c’è carnagione mediterranea che tenga: proteggiamoci tutte con filtri solari dal 30 in su

Silvia ha 53 anni ed è una donna mediterranea, come si definisce lei: capelli scuri, pelle che si abbronza facilmente, mai una scottatura da bambina. Proprio per questo, ci ha raccontato, una diagnosi di melanoma, di quel tumore della pelle che si camuffa spesso sotto le spoglie di un neo non se l’aspettava in nessuna maniera. Una cosa così lontana dai suoi pensieri da non avere mai fatto un check up dermatologico in tutta la sua vita. Non è purtroppo un caso raro, com’è emerso da un recente sondaggio: quattro italiani su dieci non hanno mai eseguito un controllo dei nei. Eppure è importante, per tutti.

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I dati dicono che il numero di melanomi è raddoppiato negli ultimi 15 anni e che nel 2020 i nuovi casi in Italia sono aumentati del 20% rispetto all’anno precedente, attestandosi a quota 14.900. «Secondo i dati dell’Associazione italiana registri tumori, il melanoma è al terzo posto tra i più diffusi nelle donne e al secondo negli uomini under 50» spiega Ignazio Stanganelli, direttore della Skin cancer unit dell’Istituto tumori della Romagna e presidente dell’Intergruppo melanoma italiano. «Questi numeri significano anche che oggi si fa una diagnosi che è sempre più precoce, perché i giovani hanno una maggiore attenzione alla propria pelle. Al contrario della fascia over 50, perché man mano che l’età avanza la sensibilità delle persone purtroppo diminuisce».

Melanoma: fino a 20 anni si rischia di più

«È stato il mio compagno ad accorgersi del neo sulla pianta del piede» racconta Silvia. «Lo ha fotografato e mandato al suo dermatologo, nonostante le mie resistenze, perché secondo me non era il caso di preoccuparsi. “Non sono a rischio”, gli dicevo, E poi, il melanoma non viene in zone poco esposte al sole. Come mi sbagliavo!».

Il caso di Silvia è la prova che nessuno deve abbassare la guardia. A volte, infatti, giocano un ruolo alcuni geni che aumentano il rischio di malattia, indipendentemente dalle caratteristiche individuali. Al momento gli studi per capire di più sulla predisposizione genetica sono ancora in corso, ma un dato è certo: anche in questo caso, i raggi solari sono determinanti. Perché, se presi sconsideratamente, rappresentano la miccia che dà il via alla malattia. «Tutti devono utilizzare un prodotto solare con protezione 30 o 50» sottolinea l’esperto. «Contengono schermi che proteggono dalle radiazioni, ma che permettono comunque di abbronzarsi al contrario di quanto si crede. Anzi, senza l’aggressione da parte dei raggi solari, la melanina si attiva in modo più uniforme sul corpo. Le regole di protezione poi devono essere particolarmente accurate durante l’infanzia e l’adolescenza. Oggi si sa che è proprio dalla nascita sino ai 20 anni che si accumula il carico maggiore di danni alle cellule».

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Meno di 30 nei? Controllali così

Quest’anno solo il 7 per cento degli italiani ha prenotato un controllo dal dermatologo perché i timori legati al Covid sono ancora molti. «Intanto ci si può sottoporre a un check a casa propria, da soli oppure con l’aiuto di un famigliare, almeno due volte all’anno, osservando anche zone nascoste come lo spazio tra le dita delle mani e dei piedi, tra i capelli, dietro le orecchie» continua l’esperto. «E rivolgersi allo specialista se si nota il “brutto anatroccolo”, cioè un neo che spicca diverso dagli altri».

Sì anche a un controllo annuale. «Chi ha meno di 30 nei sul corpo può anche rivolgersi al medico di medicina generale» dice l’esperto. «Ci vuole lo specialista invece se sono più numerosi o se ci sono altri casi di melanoma in famiglia. E per chi ha già subito un intervento per un melanoma e presenta molti nei, la visita va fatta ogni 6-12 mesi: gli studi hanno dimostrato che nel 2-9% dei casi anche a distanza di anni può ripresentarsi un secondo e anche un terzo melanoma».

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L’esame che evita la biopsia

«Quando il dermatologo del mio compagno ha visto la foto, mi ha fissato un appuntamento in ospedale» confessa Silvia. «Ho capito subito che poteva essere qualcosa di grave e lì, sì ho avuto paura». Oggi però la diagnosi è sempre più veloce e precisa. Può essere integrata con la microscopia laser confocale. «Permette di visualizzare le strutture cellulari con un’accuratezza che si avvicina al tradizionale esame istologico» dice l’esperto. «Così si evitano biopsie inutili e si esaminano le lesioni sospette sottili, quelle in fase molto iniziale».

Novità su intervento e farmaci

Silvia è stata sottoposta a intervento chirurgico, con asportazione del linfonodo sentinella. Una bella novità, questa. «Oggi è un passo obbligato se il melanoma ha uno spessore superiore a 0,8 millimetri o se presenta delle ulcerazioni sulla superficie» dice l’esperto. «È la nostra “spia”: se è positivo, significa che il tumore si è diffuso». Ma oggi anche i casi di melanoma ad alto rischio di progressione si possono affrontare grazie a terapia mirate molto efficaci come i farmaci biologici e immunoterapici.


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Se non puoi sfuggire al solleone

Tra le 11 e le 16 i raggi solari sono particolarmente agguerriti. E se sei in barca oppure su un’isola? Fai così.

1. Applica almeno ogni due ore un solare con fattore 50, con lo stesso criterio utilizzato negli studi clinici: 2 grammi per centimetro quadrato di pelle. Se sei alta 1,65 è pari a 1/5 di un flacone da 200 g.
2. Metti occhiali da sole con lenti protettive certificate, applica la crema anche sulle palpebre, sul retro e sul bordo delle orecchie.
3. Scarica l’app Indice UV: se segnala “livello rosso”, ci vogliono cappellino e maglietta anti-UV. E stai sotto l’ombrellone o il tendalino se sei in barca.

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