professoressa 50 anni con mascherina

Prof non vaccinati: a scuola senza insegnare

Dal 1° aprile i docenti non vaccinati tornano a scuola. I presidi parlano di "beffa". Ecco le novità per i professori che non hanno il Super Green Pass, e le regole per Dad e quarantene

Con l’allentamento delle restrizioni anti-Covid dal 1° aprile, anche i docenti non vaccinati tornano in servizio. Ma non in classe con gli studenti e gli alunni. Come specifica l’articolo 4 del decreto sulle nuove norme relative al Super Green Pass, «la vaccinazione costituisce requisito essenziale per lo svolgimento delle attività didattiche a contatto con gli alunni». In pratica, gli insegnanti non in regola con la vaccinazione non saranno più formalmente sospesi e riprenderanno a ricevere lo stipendio, ma senza poter tornare in cattedra.

Una “beffa”, secondo il presidente dell’Associazione Nazionale Presidi (ANP), Antonello Giannelli, che ha già espresso la sua opinione: «Non posso condividere l’idea che si sia trovata una scappatoia, un cavillo per far rientrare i no vax, sostanzialmente per non fargli fare nulla perché queste mansioni, non a contatto con gli studenti di fatto non esistono, quindi è una finzione. Ritengo si sia trovato un escamotage per riprendere a pagar loro lo stipendio senza fargli fare nulla sostanzialmente».

Insegnanti pagati per non insegnare

Parole che suonano come una vera e propria denuncia, quelle pronunciate da Giannelli all’Adnkronos, sulle quali conviene anche Alessandro Giuliani, direttore de La Tecnica della Scuola: «Di fatto si crea il problema di cosa far fare loro, perché non potranno stare in classe, ma neppure in biblioteca visto che è frequentata dai ragazzi, né in segreteria a meno di non riuscire a trovare degli impieghi che non siano demansionati rispetto al loro inquadramento, il che non è semplice. Si potrebbe ipotizzare di affidare loro progetti come quelli dell’orientamento in entrata o in uscita, ma in questo momento dell’anno scolastico non è detto che sia una strada percorribile. Anche l’ipotesi di assegnare loro progetti speciali o incarichi da animatori digitali non è semplicissima, perché occorrono competenze che non è detto che questi insegnanti abbiano» osserva Giuliani.

Docenti equiparati agli ATA?

«Un’altra ipotesi è quella di far rientrare in servizio gli insegnanti non vaccinati equiparandoli di fatto a quelli cosiddetti “inidonei”: si tratta di docenti che, generalmente per motivi di salute e dunque previa visita medica, non sono ritenuti idonei all’insegnamento in classe. Capita, ad esempio, con chi per stress o burn out, continua a mantenere lo stipendio da docente, ma di fatto assume il profilo del personale ATA. Il problema, in questo caso, è duplice: da un lato il monte ore, dall’altro lo stipendio stesso» osserva Giuliani. Il personale ATA, infatti, ha un contratto di 36 ore alla settimana, mentre «per i docenti ne sono previste 18, più le funzioni aggiuntive», spiega il direttore de La Tecnica della Scuola.

Orario diverso, stipendio diverso?

A fronte di un orario differente, cambierà anche lo stipendio? E cosa potrebbe accadere con i giorni di ferie? «Anche da questo punto di vista ci sono molte incognite: i dipendenti ATA non hanno lo stesso numero di giorni di ferie e non seguono le chiusure scolastiche come i docenti, ad esempio in occasione di Natale e Pasqua» spiega Giuliani, che aggiunge: «Di fatto, la scelta di far rientrare in servizio anche gli insegnanti non vaccinati non è stata gestita al meglio. Per le forze armate e i militari, che tornano anch’essi in servizio dal 1° aprile anche se non vaccinati, non è prevista infatti alcuna limitazione negli incarichi. Ma la scuola è più simile a un ospedale dove i medici, girando, incontrano i pazienti. Lo stesso accade per i docenti e infatti per il personale sanitario rimane l’obbligo di vaccinazione fino al 31 dicembre 2022.  Ad oggi si attende ancora un chiarimento dal Ministero attraverso un circolare applicativa del decreto, sia sull’orario che sulle giornate lavorative».

La doppia beffa: le scuole pagheranno i supplenti

«Ma c’è di peggio, perché questo stipendio verrà pagato sottraendo risorse al rinnovo dei contratti dei docenti tutti che nella stragrande maggioranza si sono vaccinati con grande senso di responsabilità – ha sottolineato Giannelli. Finora, infatti, i supplenti che hanno sostituito i docenti non vaccinati e dunque sospesi dal servizio, erano pagati dal ministero dell’Istruzione. Con il rientro dei “titolari”, invece, i sostituti – che continueranno a insegnare dal momento che i non vaccinati non potranno fare – saranno pagati con il Fis, il Fondo di istituto scolastico: «Si tratta di risorse già non molto ampie per le scuole, che le impiegano per progetti e attività che, a questo punto dell’anno, sono già programmate e in svolgimento. Si tratta di sottrarre nuovi fondi agli istituti che ne sono già a corto» osserva Giuliani. Secondo le stime il problema riguarda circa 4.000 docenti e 3/4.000 ATA, quindi circa 8.000 dipendenti. «Noi abbiamo fatto un calcolo: su 40mila sedi scolastiche, significa che la criticità riguarderà una persona ogni 4 o 5 sedi: l’impatto non sarà tanto sull’attività scolastica, quanto di principio» spiega Giuliani.

DAD e quarantene: cosa cambia

«È evidente che tutti vogliamo uscire dall’emergenza, vogliamo tornare alla normalità o pensare di essere tornati alla normalità. Osservo, però, che siamo in un momento in cui i contagi crescono e io mi auguro davvero che siano state compiute tutte le valutazioni del caso, perché poi non vorrei che ci ritrovassimo di nuovo in una situazione incresciosa sul finire dell’anno scolastico» ha osservato ancora il presidente dell’ANP, Giannelli. Da questo punto di vista, dal 1° aprile non ci sarà più Dad per le classi in caso di contagi: solo chi sarà positivo potrà seguire le lezioni da casa e tornare in classe previo tampone negativo. Tutti gli altri rimarranno in presenza e, in caso di più di 4 positivi, indosseranno la mascherina Ffp2. Riprenderanno anche le gite, mentre rimarrà invariato il periodo di isolamento per positività (7 giorni per i vaccinati e 10 per i non vaccinati) con test negativo in uscita. Niente più quarantena, invece, per tutti in caso di contatto con una persona positiva. Tutti dovranno indossare la mascherina Ffp2 per 10 giorni e, se dovessero comparire sintomi, ci si dovrà sottoporre a tampone da ripetere dopo 5 giorni.

Le altre regole sul Greenpass per i lavoratori

Negli altri ambiti lavorativi, intanto, dal 1° aprile decadranno alcune limitazioni: per tutti gli altri lavoratori rimane in vigore l’obbligo di vaccino per gli over 50 fino al 15 giugno, mentre per i più giovani sarà sufficiente un tampone negativo ogni due giorni, almeno fino al 1° maggio. L’obbligo di Super Green Pass rimane nelle Rsa e negli ospedali, anche per i visitatori, mentre non servirà più alcuna certificazione per accedere a bar e locali all’aperto, negozi e uffici pubblici, dove però si dovrà sempre indossare la mascherina chirurgica. Il certificato “rafforzato”, quindi, continua a servire per consumare al bar o al ristorante al chiuso, ma non quelli dentro gli alberghi per i clienti. Il Super Green Pass rimane necessario fino al 30 aprile per palestre, piscine, centri benessere, ricreativi e sportivi al chiuso, per partecipare a convegni e congressi, e nei cinema (insieme a mascherine Fffp2) o in discoteca. Il Green Pass base serve ancora per un mese per le mense, per partecipare a concorsi pubblici e corsi di formazione, per i colloqui con detenuti. Quanto ai trasporti, basterà indossare la mascherina Ffp2 per accedere a bus, metro e tram, mentre per aerei, treni a lunga percorrenza e navi servirà esibire il Green Pass base.

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