Reggio Emilia e l’inchiesta sugli affidi

In 18 in manette con l’accusa di aver dato minori in affido retribuito a conoscenti, manipolandone testimonianze e persino ricordi con impulsi elettrici. Molte le analogie (e qualche nome) con una vicenda del 1997

L’inchiesta potrebbe non essere finita e il numero degli indagati potrebbe aumentare. Ma quanto emerso finora sarebbe già sufficiente a far pensare ad un film dell’orrore. Bambini sottoposti a lavaggio del cervello e a impulsi elettrici per alterarne il ricordo in vista dei colloqui con gli assistenti sociali, indotti a false testimonianze. E poi documenti (e disegni dei minori) modificati da adulti in modo da accusare i genitori di abusi per poterli allontanare dalle famiglie d’origine concedendo l’affido retribuito a conoscenti.

Sono 18 le ordinanze di custodia cautelare emesse finora nell’inchiesta “Angeli e demoni”, coinvolto anche l sindaco di Bibbiano (Reggio Emilia), Andrea Carletti, insieme a medici, assistenti sociali, psicologi e psicoterapeuti di una onlus di Moncalieri (Torino), la Hansel e Gretel, già al centro di un caso altrettanto agghiacciante avvenuto 20 anni fa e denunciato nel libro “Veleno” di Pablo Trincia e Alessia Rafanelli, di cui Repubblica.it ha pubblicato il podcast.

Le accuse degli inquirenti

L’inchiesta “Angeli e Demoni” è nata nel 2018 di fronte a un numero enorme e considerato anomalo di segnalazioni di abusi sessuali e violenze a danni di minori inoltrate dai servizi sociali della Val D’Enza, in provincia di Reggio Emilia, alla Procura. Erano attribuite ai genitori dei bambini, ma sarebbero sembrate in gran parte infondate. Da qui le indagini dei Carabinieri che, secondo quanto pubblicato da Repubblica.it, avrebbero portato a scoprire numerosi falsi documentali. A realizzarli sarebbero stati gli addetti dei servizi sociali d’accordo con alcuni psicologi. Lo scopo: allontanare i minori dalle famiglie naturali per collocarli in affido retribuito presso una rete di amici e conoscenti.

Le presunte torture

I bambini, secondo quanto si legge nell’ordinanza del Gip Luca Ramponi, sarebbero stati plagiati per indurli a testimoniare contro i genitori, raccontando di abusi inesistenti, con domande incalzanti che avrebbero indotto in soggezione i piccoli, convincendoli a fornire versioni non autentiche. In alcuni casi si sarebbe fatto ricorso a impulsi elettrici, come in una sorta di elettroshock, per “alterare lo stato della memoria dei piccoli in prossimità dei colloqui giudiziari” si legge nei documenti dell’indagine. In uno dei colloqui intercettati a ottobre 2018, una bambina dice: “Ma io non mi ricordo perché non li posso più vedere (i genitori, NdR)” e la psicologa le risponde: “Ma non ti ricordi che hai detto che (tuo padre, NdR) non lo volevi più rivedere? Io ricordo questo”. “Non ho detto questo” prosegue la piccola. “Sì, hai detto che non volevi vederlo perché avevi paura che ti facesse del male… che si potesse vendicare… o che ti potesse portare via. Ti ricordi la paura che hai sentito, te la ricordi adesso?”, la incalza ancora la psicologa, mentre una collega rassicura la bambina dicendole: “Quello che tu dirai al giudice il tuo papà non lo saprà, neanche la tua mamma”.

Le accuse

Ad essere coinvolti sarebbero anche la responsabile e una coordinatrice del servizio sociale integrato dell’Unione di Comuni della Val d’Enza, un’assistente sociale e due psicoterapeuti della Onlus Hansel e Gretel con sede alle porte di Torino. Otto tra dirigenti comunali, operatori socio-sanitari, educatori hanno ricevuto il divieto temporaneo di esercitare attività professionale. In tutto 27 gli indagati, tra i quali Fausto Nicolini, direttore generale dell’Ausl di Reggio Emilia. Le accuse vanno, a vario titolo, dalla frode processuale, a depistaggio, abuso d’ufficio, maltrattamenti su minori, lesioni gravissime, falso in atto pubblico, violenza privata, tentata estorsione, peculato d’uso.

Nelle carte dell’inchiesta si legge che i minori venivano tolti ai genitori tramite le “più ingannevoli e disparate attività” comprese relazioni false o modificate, aggiunta di particolari ai disegni dei bambini”, come connotazioni sessuali o genitori in veste di “cattivi” pronti a far loro del male. Il Sindaco di Bibbiano è ai domiciliari perché non avrebbe rispettato le norme in materia di appalti e anticorruzione, affidando in modo diretto e senza gara (nonostante il valore superiore a 40mila euro) i servizi di psicologia al centro torinese, fondato e diretto dallo psicoterapeuta Claudio Foti, lo stesso citato più volte dall’inchiesta di Trincia riferita a 20 anni fa e ora indagato.

L’inchiesta sui fatti di 20 anni fa

Da chiarire i punti di contatto tra la vicenda emersa ora e gli episodi accaduti tra il 1997 e il 1998, al centro del libro “Veleno”. Si parlava di casi di bambini allontanati dai genitori con l’accusa di abusi sessuali, commessi durante incontri di sette sataniche che avrebbero coinvolto anche il prete di due piccoli centri della Bassa Padana. “I carabinieri hanno investigato su assistenti sociali e psicologhe, quelle rimaste al di fuori delle indagini di venti anni fa, che si erano concentrate solo sulle famiglie. Del resto, in “Veleno” avevamo messo in evidenza il gigantesco conflitto di interessi della psicologa Cristina Roccia, la professionista che aveva scoperto gli abusi, diventata presidente di un centro privato (Hansel e Gretel appunto, NdR) al quale erano stati poi affidati i bambini portati via alle famiglie, per un guadagno di oltre 2,2 milioni di euro” ha spiegato l’autore a Business Insider Italia. Mentre la Roccia non risulta nel registro degli indagati, lo sono sia Foti sia l’attuale compagna Nadia Bolognini.

I minori e il business degli affidi

Secondo quanto emerso finora, dunque, dietro agli affidi retribuiti ci sarebbe un enorme business, sulla pelle dei minori coinvolti. Alcuni bambini sarebbero stati affidati ad adulti titolari di sexy shop o con problematiche psichiche o familiari. Ci sarebbero stati anche due casi di abusi sessuali commessi proprio dai genitori affidatari e in comunità, e in un episodio riportato da fonti investigative ai media, anche da parte del cugino di una coppia affidataria. Oggi alcuni di quei bambini, ai quali sarebbero state tenute nascoste le lettere dei genitori naturali (ritrovate in un magazzino dagli inquirenti), secondo gli investigatori stessi “manifestano profondi segni di disagio, tossicodipendenza e gesti di autolesionismo”.

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