Sapete davvero cosa prova chi non può avere figli?

In Italia una coppia su cinque è sterile. Non poter avere il bambino tanto desiderato è una mancanza dolorosa. Che si fa fatica a confessare. Lo ha fatto in un recente editoriale il vicedirettore di Donna Moderna. Suscitando una valanga di lettere di altre "madri senza figli". Leggetele. Sono piene di lacrime. Senso di vuoto. Rabbia verso chi le guarda con pietà. Ma anche di un infinito amore verso quel bimbo che, comunque, portano chiuso nel cuore

Tutto è cominciato da un suo editoriale apparso sul n. 4 di Donna Moderna: “Il posto del mio bambino”. “Io non ho figli. Purtroppo non sono mai arrivati” scrive il vicedirettore Susanna Barbaglia.

Ma alla innocente domanda di una curiosa ragazzina che le ha chiesto: “Dov’è il tuo bambino?” ha voluto rispondere: “Il mio bambino si chiama Niccolò. È piccolo piccolo e sta chiuso nel mio cuore”. In redazione è piombata una valanga di lettere di risposta: questa frase ha toccato corde profonde dell’anima.

“Tutte le donne, già da piccole, hanno fantasie di gravidanza durante i giochi infantili. Ma per alcune di loro questo sogno non si concretizza mai” spiega la psicoterapeuta Paola Mutinelli, psicologa clinica dell’Osservatorio sociale sull’infertilità (O.s.i.) di Bologna. “È una perdita dolorosissima: del figlio tanto desiderato rimane traccia per sempre”. Difficile capire, se non ci sei passata. Questo dramma oggi riguarda il 20 per cento delle coppie. Molti tentano con la fecondazione assistita (50 mila cicli l’anno).

E l’adozione? Meno del cinque per cento degli aspiranti genitori la considera un’alternativa. Risultato: quasi una coppia su due (il 44 per cento) soffre per il sentimento di diversità che prova per l’impossibilità di avere un bambino, rivela un recentissimo rapporto del Censis. Raramente c’è chi ha il coraggio di confidarsi su un tema così delicato. Quando accade, si scatena il dibattito, come è successo con l’editoriale di Susanna. Ecco le più significative tra le tantissime lettere e e-mail arrivate.

“La mia ferita non si rimargina più”

Cara Susanna, complimenti per il coraggio: so che dev’essercene voluto tanto. Io sono rimasta incinta tre mesi fa. Ma ora il mio bimbo non c’è più! “Aborto spontaneo” dicono i medici. Vorrei trovare la forza per ricostruire la mia vita fatta a pezzi. Ho una ferita che non si rimargina più. Condivido il mio dolore con te, Susanna, perché penso che il tuo sia un urlo sordo, una richiesta di attenzioni che desideri e che meriti. Ti abbraccio.

_Matilde, Sant’Antimo (Na)

“Soffoco nelle lacrime la mia delusione”

Carissima Susanna, hai toccato le corde del cuore di tutte le donne che non hanno potuto avere figli. Io sono una di loro, anche se la speranza non mi ha ancora abbandonato. Quante parole si potrebbero scrivere sul desiderio, sull’attesa, sulla delusione di volere un bambino senza riuscire a concepirlo! Ma la serenità che emerge dal tuo racconto è così palpabile che sei riuscita a regalarmi un sorriso parlando di un argomento che di solito soffoco nelle lacrime.

_Alice

“Non vogliamo essere compatite!”

La mia è la storia di tante: io e mio marito decidiamo di avere un figlio, ma dopo infiniti accertamenti, inizia l’incubo sterilità con visite ed esami di ogni genere. Proviamo l’inseminazione, dunque. Ed ecco qui che arrivano ogni giorno ormoni e monitoraggi ecografici. Ce ne stiamo stipati in un corridoio di due metri per tre, ad attendere che il nostro destino possa cambiare. La prima inseminazione fallisce, spunta fuori un’endometriosi… Passano gli anni e il dolore aumenta. Veniamo prese in giro, trattate da malate e compatite. Ma non siamo donne a metà, valiamo una donna e mezzo! E non vogliamo sentirci anormali in un mondo in cui, se non puoi avere un figlio, sei tagliata fuori.

_Agnese

“Quelle mamme che ti guardano con pietà”

Rimango incinta la prima volta a novembre 2007. Poi, a 8 settimane, un raschiamento e tutto si ferma. Ad aprile 2008 ho una nuova gravidanza, con mia grande felicità, ma questa volta è una “camera vuota”. Continuo a tentare e ritentare, ma con le ultime prove ho preso talmente tante schifezze che dentro mi sento a tutti gli effetti un ormone. Tutti sanno ciò che ho passato, ma c’è sempre chi mi chiede quando avrò un figlio! Per non parlare delle mamme che ti guardano con pietà. Sono stanca dell’ignoranza, della superficialità, della stupidità…

_Sabrina

“Sì, anche noi siamo madri. Ma solo nel cuore”

Il posto del mio bambino è nel cuore, là dove c’è la mia, di figlia. Lei, cara Susanna, è una donna straordinaria e, mi creda, è anche una mamma fantastica. A conti fatti, lo è davvero. Sono sicura che il suo bimbo, Niccolò, dal profondo del suo cuore continuerà ad amarla e proteggerla.

_Ombretta, Venezia

Grazie, Susanna. Il mio bambino si chiama Tommaso. Da oggi, finalmente, so dove l’ho lasciato.

_Paola

Cara Susanna, molti bambini, proprio come capita a te, mi chiedono se ho figli. Finora non sono mai riuscita a dare una risposta. Ma tu, con il tuo articolo, mi hai aperto gli occhi. Anch’io ho un bimbo che sta chiuso nel mio cuore: il suo nome è Umberto.

_Laura

Gentile vicedirettrice, qualche giorno fa mi trovavo in una sala d’attesa e casualmente sfogliavo Donna Moderna, quando il suo articolo ha catturato la mia attenzione: è stato come se qualcuno avesse trasferito su carta quelli che sono i miei pensieri più intimi, i sentimenti e le emozioni riguardo a un dolore e a una pena che, come lei potrà capire, sono dentro la mia anima. Condivido, purtroppo, perfettamente le sue parole perché anch’io tengo il mio bambino piccolo piccolo che si chiama Leonardo dentro il mio cuore. Ma non so se avrò mai la forza e la lucidità di dichiararlo apertamente. Grazie per aver scritto quell’articolo, immagino che non dev’essere stato facile: mi ha dato la possibilità di riflettere.

_Roberta Leonardi

“Dentro ho un senso di vuoto enorme”

Ti scrivo, Susanna, perché sono una “mamma” come te, alla quale però il figlio è stato dato solo per 26 mesi. Poi un tumore cerebrale se l’è portato via. Ho altri due figli, è vero, ma è lui che non c’è più. A otto mesi dalla sua morte mi chiedo quando riuscirò a svegliarmi la mattina senza l’enorme senso di vuoto dato dalla mancanza del mio piccolino. Ho visto tante, troppe mamme come me, piangere di disperazione in ospedale… Quando mi sarò ripresa, ricomincerò a lavorare e riaprirò la mia azienda di agriturismo. Lo farò per loro, per noi: per tutte le mamme che un figlio ce l’hanno nel cuore e non in braccio.

_Beatrice

“Ho sognato il viso della mia bambina”

Gentile vicedirettore, anch’io, come lei, ho in mente il volto della mia bambina, Giulia. L’ho sognato e mi è rimasto impresso per sempre: piena di lentiggini e con un caschetto castano che ispira subito simpatia. Non l’ho mai confidato a nessuno, per paura di suscitare pietà, ma quando ho letto le sue parole ho capito: non sono sola!

_Maria Rosaria De Felice

“Quel piccolino ora è un angelo in cielo”

Il mio Francesco il 6 marzo festeggerà il suo primo compleanno, ma non potrò abbracciarlo. Lui sarà lassù, in cielo. Da donna che non poteva avere figli, non mi sono mai arresa. Ho iniziato il percorso della fecondazione assistita, prima in Italia e dopo la legge 40 all’estero. Quando, per miracolo, sono rimasta incinta, ho provato la felicità vera. Ma questa felicità è durata poco perché al terzo mese mi hanno detto che il bambino aveva un’ernia diaframmatica: il rischio che non ce l’avrebbe fatta era altissimo. Sono andata avanti lo stesso, ho vissuto intensamente ogni istante della gravidanza ritenendomi fortunata per averla avuta. Adesso io e mio marito abbiamo il nostro piccolo angelo.

_Patrizia Pinna

“Arrabbiata per uno scherzo del destino”

Appartenevo anch’io alla categoria delle donne arrabbiate perché un bimbo non arriva. Dopo tante crisi, ho capito che nella vita a tutto c’è un perché: mio figlio, per uno scherzo del destino, è stato partorito da un’altra donna. Io e mio marito abbiamo scelto di cercarlo. Dopo tanta pazienza, ad agosto è arrivata una bambina. Forse è troppo presto per fare dei bilanci, ma secondo me non c’è molta differenza con un bambino biologicamente tuo: l’amore supera tutto.

_Claudia

Anche i “papà” soffrono

Cara Susanna, sono vecchio e ormai ho fatto il mio tempo, ma leggendola non sono stato capace di trattenere le lacrime. Ho ripensato alla mia bambina che non ha mai avuto un nome, ma è sempre stata nei miei desideri. Grazie per le emozioni che mi ha dato.

_Umberto Steinberger

Gentile signora Barbaglia, difficilmente potrò diventare padre anche se l’età e le condizioni di salute me lo consentirebbero. Mia figlia, mai nata, si chiama Gaia. In qualche modo Gaia e il suo piccolo Niccolò sono fratelli: tutti e due frutto di un amore grande, speciale.

_Marino Celli

 

 

Riproduzione riservata