separazioni e divorzi veloci

Separazioni e divorzi veloci: cosa cambia in concreto

Dai tempi alla gestione dei figli: le novità della riforma Cartabia di separazione e divorzio spiegate nel dettaglio, con pro e contro

Aumentano divorzi e separazioni, con un trend che prosegue da una decina d’anni con la sola eccezione del periodo di pandemia (quando però a crescere è stata la conflittualità).

Aumentano divorzi e separazioni

Secondo i dati Istat più recenti (riferiti al 2020) i divorzi sono stati circa 65mila e le separazioni circa 80mila, rispetto ai circa 50-55mila casi del 2014. Ora, però, entrano in vigore le nuove norme previste dalla riforma Cartabia, che dovrebbero snellire le procedure per lasciarsi più o meno definitivamente. La legge sul divorzio breve, in realtà, esisteva già, ma a cambiare sono alcuni aspetti che dovrebbero velocizzare l’iter, a partire dalla possibilità di fare richiesta di separazione e divorzio contemporaneamente con un unico atto.

In tribunale solo in situazioni estreme

«L’obiettivo della riforma è ridurre del 40% i tempi della giustizia civile, cercando di mantenere il conflitto al di fuori dalle aule del tribunale dove si dovrebbe entrare solo in situazioni estreme», premette Carlo Trionfi, direttore del Centro Studi famiglia e presidente dell’Istituto nazionale per la coordinazione genitoriale. «Va detto che, secondo un recente sondaggio, i genitori separati sono piuttosto convinti che questa riforma aiuterà le famiglie nel momento della separazione: c’è bisogno di semplificare le procedure perché separarsi non è una decisione facile, ma spesso è anche quella migliore, come nel caso di alta conflittualità. Insomma, si evita che alcuni genitori si sentano costretti a continuare a convivere per il timore della eccessiva burocrazia o costo. Anche i professionisti come avvocati e mediatori apprezzano la riforma, anche se sono spaventati dalla rapidità con cui è entrata in vigore», spiega Trionfi. Ecco nel dettaglio le novità e cosa comportano concretamente.

Tempi più rapidi per separazione e divorzio: udienza in 90 giorni

La riforma di separazione e divorzio prevede che entro 3 giorni dalla domanda sia fissata la prima udienza e che questa avvenga entro un limite di 90 giorni, tramite un unico canale di giudizio: significa che si taglierà il doppio passaggio che esisteva finora, prima davanti al presidente e poi davanti al giudice istruttore. Tutto questo dovrebbe accorciare le tempistiche che, nonostante il “divorzio breve” fosse in vigore già dal 2015/2016, erano più lunghe: in caso di un accordo extragiudiziale, ai 6 mesi per la separazione si doveva aggiungere un mese per il divorzio; se, invece, l’addio passava da un’aula di tribunale si dovevano prevedere almeno 6 mesi per la separazione e 5 per il divorzio (in caso di consensuale giudiziale) o 12 mesi più altri 18 (con la non consensuale giudiziale). Con la riforma Cartabia l’intero iter dovrebbe concludersi in 8-12 mesi, salvo complicazioni come nel caso di contese per affidamento di figli minori. «Da questo punto di vista la riforma è positiva, la perplessità riguarda il fatto che ci si aspettava che potesse diventare operativa entro l’estate, da giugno, non adesso. Ci vorrà un tempo necessario per il rodaggio, ma lo mettiamo in conto, specie perché comporta la progressiva chiusura del Tribunale dei Minori, che è un’istituzione presente da 100 anni», osserva l’esperto.

Che fine farà il Tribunale dei Minori

Premesso che le nuove regole si applicheranno su tutti i procedimenti successivi al 28 febbraio 2023, mentre quelli già in corso continueranno a essere regolati dalle disposizioni precedenti, obiettivo della riforma Cartabia – e del PNRR – è di unificare le mansioni arrivando entro il 2024 «a un unico Tribunale della persona e della famiglia, che accorperà le mansioni dell’attuale Tribunale dei Minori e di quello ordinario, che in alcuni casi hanno in effetti compiti molto simili. Se ci sono figli minori, quindi, spetterà al Tribunale di residenza del minore pronunciarsi, altrimenti a quello di chi riceve domanda di separazione e divorzio. «Il problema, casomai, è che per far questo occorrono giudici specializzati, così come avvocati, psicologi, sezioni, ecc. A Milano – osserva Trionfi – può andar bene perché abbiamo una sezione con giudici che lavorano a questo da molto tempo, ma in altri luoghi non ci sono strutture analoghe: il rischio è che chi fino al giorno prima si occupava di diritto fallimentare sia chiamato a pronunciarsi su un affidamento di minore senza aver mai visto prima un bambino. Ci vorrebbe, quindi, una formazione specifica per i giudici, insieme a sezioni specializzate».

Arriva il piano genitoriale: cos’è

A proposito di minori, un’altra novità riguarda il piano genitoriale che viene richiesto tra i nuovi documenti da presentare: deve contenere le attività quotidiane che impegnano i minori – extrascolastiche, sportive, ecc. – così come uno schema per gli incontri, che dovrà non solo aiutare il giudice nell’affidamento e diritto di visita, ma dovrà essere rispettato, pena sanzioni per il genitore che, pur accettando il piano, non lo rispetta nei tempi e nelle modalità. Può servire come deterrente? «Per esperienza quando i genitori vogliono litigare non c’è piano genitoriale né sanzione che possa evitarlo: sicuramente ci saranno coppie che non si faranno spaventare da queste misure. Personalmente non credo molto alle sanzioni come strumento riabilitativo rispetto alla genitorialità, ma è pur vero che la mancanza di rispetto delle decisioni condivise, spesso generali e poco dettagliate, finora veniva contestata senza che però sostanzialmente fosse seguita da alcun tipo di provvedimento. Insomma, bisognava andare dal giudice tutelare, il che comportava tempi molto lunghi. Quindi possiamo dire che c’è almeno un deterrente in più, da accogliere positivamente. Consideriamo, comunque, che nell’80% dei casi questi aspetti si risolvono consensualmente, in modo più o meno civile», osserva il presidente dell’Istituto nazionale per la coordinazione genitoriale.

Chiarezza sulla condizione patrimoniale

Sanzioni sono previste anche nel caso in cui si omettano le reali condizioni patrimoniali ed economiche. Con la riforma, infatti, si dovrà risarcire (o pagare una sanzione fino a 5mila euro) nel caso in cui una delle due parti dovesse omettere al giudice le proprie reali condizioni economiche con l’obiettivo finale di pagare un contributo di mantenimento inferiore. «Spesso anche noi avvocati non siamo stati bravi o siamo stati poco diligenti nel far distinguere ai genitori il piano patrimoniale da quello relazionale; spesso ci sono molte rivalità e ricatti, capita quindi che uno dei due dica: “Ti do questo più soldi in cambio di altro, magari una visita a in più”», ammette l’avvocato Massimiliano Arena, direttore della rivista Parenting.

Come funziona il calendario della famiglia

A proposito di mediazione, diventa più facile poterla seguire anche online: «Come per altri ambiti, questo si è reso possibile con la pandemia, che ha digitalizzato e informatizzato molte procedure, come la consultazione di un avvocato e anche la chiusura di un accordo online, l’inoltro di documenti e persino la finalizzazione delle separazione direttamente da casa». Le piattaforme sono molte, come Zefiro (progettozefiro.org), di cui Trionfi è fondatore che mette a disposizione il sostegno legale, psicologico e organizzativo per affrontare una separazione. «Con la riforma, inoltre, arriva la creazione di un calendario della famiglia che può essere utilizzato per la gestione del piano genitoriale. All’estero ci sono già esempi concreti da tempo negli Stati Uniti e in Canada: è un calendario condiviso, nero su bianco e online, che indica chiaramente gli impegni dei figli calendarizzati per giorni e orari. In questo modo si dovrebbero evitare malintesi nelle comunicazioni, quindi aiuta anche se non risolverà del tutto i problemi».  

Ascolto dei bambini: giusto o sbagliato?

Uno degli aspetti più controversi, invece, riguarda il fatto che il giudice ora potrà ascoltare direttamente i figli di genitori in via di separazione, per l’affidamento, come avviene già per esempio in Olanda e altri Paesi del nord Europa: «Il tema è delicato perché occorre una certa capacità nell’ascolto del minore, che deve essere approfondito e fatto secondo modalità precise, non induttive, quindi tali da non indurre a determinate risposte il bambino. Insomma, non si può chiedergli con chi preferisce stare o se vuole più bene a uno o all’altra, perché si metterebbe il figlio in una situazione di conflitto di lealtà. Occorre uno specialista. Fortunatamente è previsto che il giudice possa farsi assistere da un ausiliario, come uno psicologo o un mediatore, e io confido che questo avvenga spesso», spiega Trionfi.  

Un avvocato per i figli: cos’è il curatore del minore

Un’altra novità nella direzione di una maggiore tutela del figlio è la figura del curatore del minore: « È molto interessante, sostanzialmente è un avvocato che cura gli interessi del minore, per i quali sono sempre stati chiamati in causa i genitori. Ora non sarà più possibile lasciare l’interesse del minore solo in mano ai genitori, che in genere si contrappone a quello di almeno uno dei due, se non a entrambi in alcuni casi. La legge prevede la presenza di un curatore speciale del minore, che dovrà ascoltarlo e potrà spiegargli che è il suo avvocato e lo aiuterà. Sarà un adulto neutrale per i bambini, il che è meraviglioso perché rappresenta un porto sicuro, uno che sta solo dalla sua parte, senza tirarlo da una parta o dall’altra», conclude Trionfi.

Ovviamente perché tutto ciò entri a regime occorrerà tempo, ma soprattutto risorse, che sono quelle che invece gli avvocati temono mancheranno, in particolare in termini di personale nelle cancellerie.  

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