È nota come “sindrome del nido vuoto” o “empty nast”. È la condizione che vivono i genitori quando i figli, ormai cresciuti, abbandonano il tetto familiare per andare a vivere da soli e costruirsi una nuova vita, da soli. A tornare a parlare del sentimento contrastante che si prova (da un lato la felicità di vedere i figli indipendenti o comunque autonomi della loro gestione quotidiana, dall’altro lo sconforto nel vederli andar via, la nostalgia e la mancanza che si prova nel non averli vicini e sotto la propria “ala”) è stata Gwyneth Paltrow.

Ribaltare la visione

In realtà l’attrice ha cercato di ribaltare la visione, ossia di guardare alla realtà da un punto di vista diverso: «Invece di pensare al nido vuoto, sto cercando di considerarmi un uccello libero. Anziché concentrarmi sul senso di perdita, penso al concetto di libertà», ha dichiarato la star hollywoodiana nel corso di un talk show organizzato da Goop, la sua linea di prodotti di benessere. I figli Apple e Moses, nati dal matrimonio con l’ex, Chris Martin, sono infatti usciti di casa dopo aver terminato la high school. Così la Paltrow, supportata dalla sua amica psicologa Jennifer Freed, ha fatto tesoro dei consigli dell’esperta e ora guarda al futuro senza focalizzarsi su ciò che “ha perso”.

Non solo Gwyneth Paltrow

La situazione che sta vivendo la Paltrow, del resto, non è nuova. Di recente anche un’altra sua collega, Brooke Shields, ha ammesso sul proprio account Instagram di attraversare un periodo delicato proprio a causa del distacco dalle sue figlie, anche loro ormai uscite di casa per studiare al college. Nel suo caso, però, le parole dell’attrice sono state accompagnate anche dalle lacrime. Nessun pianto – almeno in pubblico – per la coppia Michelle e Barack Obama, che pure avevano parlato della condizione di “empy nasters”, cioè di coloro che, dopo aver costruito il nido, ora lo vedono vuoto.

Barack e Michelle Obama

Michelle e Barack Obama, “empy naster”

Era accaduto nel 2019, in occasione dell’anniversario di matrimonio della ex coppia presidenziale. Festeggiare il traguardo (di questi tempi, straordinario) era doveroso, ma inevitabile era stato domandarsi: che resta da fare insieme, ancora? Amare, dicono gli psicologi, è un verbo attivo. Chi si adagia è perduto. Michelle Obama aveva chiara la situazione e nel post di allora con cui celebrava i suoi 27 anni di nozze con Barack aveva scritto che sì, quel giorno lui le aveva promesso «una vita piena di avventure, e ha mantenuto» ma ora era tempo di inaugurare un nuovo capitolo.

Un nuovo capitolo di vita

Quello da “empty nesters”, genitori che rimangono a guardia del nido vuoto. Dopo aver affidato ad Harvard la primogenita Malia 2 anni prima, gli Obama avevano accompagnato Sasha, la piccola di casa, all’università del Michigan. E considerando che sono già stati la “Prima famiglia” degli Stati Uniti, per riuscire a riempirsi la vita forse avevano avuto bisogno di un particolare sforzo creativo. Ma il momento in cui un figlio esce di casa, che sia per trasferirsi in un altro continente o a soli 50 km, è sempre delicato.

È accaduto anche a Gordon Ramsey

Nel 2018 lo chef più feroce della tv Gordon Ramsey confessò di sentirsi «molle come un soufflé» all’idea che suo figlio maggiore andasse a vivere altrove (e sì che ne ha altri 4). È vero che trovare stimoli diversi si può e si deve, che fa bene elaborare nuove dinamiche di coppia, che il nido vuoto può diventare finalmente il posto dove invitare gli amici, dedicare una stanza alla pittura, o leggere un libro invece di caricare lavatrici. Non è soltanto vero, è la vita. Quando mia figlia è andata in vacanza da sola la prima volta, io sono rimasta a guardarla finché non ha voltato l’angolo, e lei non si è girata mai una volta. Mi sono sentita fiera di quella forza. Ma più siamo orgogliose delle creature indipendenti che abbiamo messo al mondo, più profondamente, ogni volta come la prima, ci si spezza il cuore.