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Smartphone e rischio di folgorazione: cosa sapere

Dopo il caso della 16enne di Avellino, morta folgorata nella vasca mentre parlava al cellulare con un’amica, ecco le ipotesi sull'incidente e le precauzioni da usare con lo smartphone vicino all'acqua

Morire a 16 anni perché lo smartphone con cui stava parlando con un’amica le è caduto nella vasca da bagno folgorandola. È accaduto a una ragazza di Avellino, che pare avesse il dispositivo in carica.

Lo smartphone vicino all’acqua è pericoloso?

Ma davvero lo smartphone può diventare tanto pericoloso? La sua potenza è tale da fulminare una persona? E come evitare incidenti potenzialmente mortali? Ecco la risposta degli esperti e i consigli su cosa fare e cosa no.

Il caso della ragazza folgorata

Il caso di Avellino ha sconvolto non solo la famiglia e gli amici della vittima 16enne, ma ha colpito tutti i giovani, così abituati a non separarsi mai dal proprio smartphone, neppure (o soprattutto?) in bagno. Ma il cellulare può diventare tanto pericoloso a contatto con l’acqua, da fulminare con il semplice tocco o se viene a contatto con l’acqua stessa? «La notizia della 16enne di Avellino ha fatto scalpore, anche se sembra strano che possa accadere un evento del genere. I telefonini e i caricatori funzionano a bassa tensione, quindi in linea teorica non si può rimanere fulminati», chiarisce Emanuele Corsano, ingegnere informatico, che però aggiunge: «Discorso diverso è se l’acqua ha bagnato la presa a muro o una prolunga, oppure anche il caricatore. In generale non dovrebbe succedere niente se l’impianto è a norma, al limite salta la corrente».

Le possibili cause: difetto allo smartphone, guasto o imprudenza

Ma allora cosa potrebbe essere accaduto? Sull’episodio specifico ci sono ancora indagini in corso, per accertare che la giovane non abbia commesso altre azioni pericolose, ma esiste anche un’altra eventualità: «C’è la remota possibilità che il caricatore fosse guasto o difettoso o non rispettasse le norme di sicurezza europea – prosegue Corsano – In tal caso potrebbe essersi verificato un cortocircuito interno, portando al cavetto in uscita quella che è la tensione di rete, ossia a 220 volt. Purtroppo solo un perito sul luogo può identificare le cause». Una fonte di rischio, infatti, può essere anche una eventuale prolunga vicino alla vasca, perché questa utilizza la tensione di rete e, in caso di corto circuito pericoloso, ci potrebbe essere il rischio di folgorazione se la prolunga raggiunge l’acqua.

Attenzione al caricabatteria: dev’essere a norma

Conferma queste ipotesi anche Alessio Piamonti, esperto del circolo “Elettricisti illuminati”, formatore e titolare di “Il professionista elettrico”: «Il cellulare con la sua batteria ha una tensione talmente limitata da non essere pericoloso per il corpo umano. Per essere chiari, occorrono 220 volt per essere folgorati mentre un cellulare ha una tensione inferiore a quella prevista come limite di sicurezza in caso di ambienti bagnati, come doccia o vasca, ossia 12 volt in corrente alternata e 30 in corrente continua. Quindi in teoria quanto accaduto non si spiega, a meno di un difetto nel caricabatteria: è un’ipotesi molto remota, ma non da escludere».

Da qui anche un consiglio: attenzione quando si acquista un caricabatteria. «Che un caricatore sia guasto è una eventualità molto rara e sfortunata, anche perché quelli venduti in Europa devono avere il marchio CE che garantisce il rispetto degli standard di sicurezza», spiega Piamonti.

Mettere in carica il cellulare aumenta i rischi?

«Le garanzie sui prodotti, però, non devono far venire meno alcune norme di comportamento base: è ovvio che non si può stare a mollo nell’acqua con materiale elettrico. Un’altra avvertenza è di non maneggiare gli smartphone o altri dispositivi analoghi con le mani bagnate», ricorda l’esperto. È il caso tipico di quando ci si lava e si tiene il cellulare a bordo lavandino, magari dandogli un’occhiata tra un lavaggio di denti e una pettinata. In generale anche se lo smartphone è collegato al carica batteria non si corre il rischio di folgorazione, perché il suo cavetto funziona a bassa tensione: il trasformatore permette di passare dai 220/230 volt della rete elettrica ai 5 per la ricarica.

Lo smartphone in cucina

E in cucina? Che rischi si possono correre a tenere lo smartphone vicino a lavandino e fuochi? «Toccare lo smartphone con le mani bagnate va sempre evitato, come con tutti i dispositivi elettrici, anche se la tensione dello smartphone è molto bassa, come detto. Attenzione, invece, a non tenerlo vicino al piano cottura, magari in carica a muro». In questo caso il rischio è il surriscaldamento, a cui fare attenzione anche in altre condizioni.

Quando il surriscaldamento diventa pericoloso

In passato è già accaduto che qualche cellulare letteralmente “esplodesse”, perché surriscaldato. È successo, per esempio, un paio di anni fa a una donna thailandese di 54 anni, Yooyen Saenprasert, morta folgorata mentre giocava ai videogiochi sullo smartphone a letto: il marito l’aveva trovata priva di vita con bruciature sulle mani. Com’è possibile? «Se mettiamo in carica il cellulare quando è molto scarico solitamente accade che inizialmente si carichi con una corrente più elevata, poi questa diminuisce man mano che la batteria raggiunge il livello di carica maggiore. In caso di eventuali difetti nel caricabatteria o nel software potrebbe verificarsi un surriscaldamento eccessivo che potrebbe far incendiare o esplodere il dispositivo. Chiariamo, però, che si tratta di casi remoti», spiega l’esperto.

Come evitare incidenti

Quali sono i campanelli d’allarme? «Che il cellulare in carica si scaldi un po’ è assolutamente normale, che si surriscaldi no, quindi è sicuramente opportuno non tenerlo in un posto chiuso dove il calore non possa dissiparsi, come un cassetto. È bene, invece, che stia in una zona arieggiata. Appoggiarlo su un tavolo di vetro è perfetto, se è di legno un po’ meno perché questo materiale fa da isolante termico. Non va mai tenuto, poi, vicino ai fuochi in cucina e non andrebbe mai usato in caso ci si trovi in un ambiente in cui ci sia pericolo di esplosione, come un distributore di benzina o dove ci sia un cartello triangolare giallo con la scritta nera e una X sopra, che indica un’atmosfera potenzialmente esplosiva. In questi casi, infatti, potrebbe fare da innesco», spiega Piamonti.

Quali altri dispositivi vanno evitati vicino all’acqua? «Tutti quelli che non hanno un doppio quadrato concentrico come simbolo di sicurezza, che indica una doppia protezione. È il caso della lavatrice, quindi è importante che l’impianto elettrico a cui si connette sia realizzato a regola d’arte», spiega l’esperto. Occorre verificare, insomma, che ci sia un salvavita che disalimenti l’elettrodomestico in caso di cortocircuito o dispersione di corrente.

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