Uomo spalle felpa mare

Che cos’è il suprematismo

Dall’omicidio di Willy Duarte a quello di Maria Paola Gaglione, dagli stupri alle aggressioni contro i gay. C’è un tratto che accomuna queste violenze. «Si chiama suprematismo e considera “colpevoli” tutti coloro che non rispondono al canone del maschio bianco eterosessuale» dice l’antropologo Marco Aime. Che qui riflette sulle radici di questa ideologia. E sugli strumenti per contrastarla

C’è un pensiero, a volte inconscio, che sta avvelenando il nostro vivere comune. I dati dell’Osservatorio per la sicurezza contro gli atti discriminatori del ministero dell’Interno confermano la deriva emersa negli ultimi casi di cronaca (vedi sotto): nel 2019 sono state 432 le segnalazioni di reato di matrice discriminatoria contro persone “diverse” per razza, orientamento sessuale, religione, abilità.

«Questo sentirci migliori degli altri, soprattutto di chi non ci assomiglia, è una “malattia” che ci contagia fin dall’antichità, quando i popoli si autonominavano con espressioni come “i più forti” o “i guerrieri”» spiega Marco Aime, antropologo, autore del saggio Pensare Altrimenti. Antropologia in 10 parole (ADD Editore). «Da quell’idea di superiorità, che è il seme del suprematismo, sono nati movimenti come il Ku Klux Klan nell’America di fine ’800 e, 30 anni dopo, il nazismo in Germania, che predicavano l’egemonia della razza bianca e ariana».

Cosa resta di quelle ideologie?

«Un certo humus culturale dal quale nasce un’idea di suprematismo moderno, che non ha più solo una matrice razziale: la convinzione che se sei bianco e, oggi, anche eterosessuale, ricco, prestante a livello fisico, puoi fare ciò che vuoi, perché godi di una presunzione d’innocenza. Al contrario, più ti discosti da quell’ideale, più sei colpevole fino a prova contraria».

Viene in mente il presidente americano Donald Trump

«Sì, in più Trump ha un’altra caratteristica che lo avvicina a un’ideologia suprematista: si pone come il paladino della legge e dell’ordine, in contrapposizione all’anarchia che, stando a quel che lui dice, viene promossa da movimenti come Black Lives Matter. Ma la situazione in Italia è diversa, perché non abbiamo alle spalle secoli di oppressione nei confronti degli afroamericani. Il nostro è un razzismo più recente e vittimista, che ci fa dire “Gli immigrati ci rubano il lavoro” o “La casa a me e non a loro”. Chi nutre sentimenti xenofobi rivendica privilegi in quanto autoctono, come se i diritti si acquisissero per il luogo di nascita e non per l’appartenenza al genere umano».

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E il nostro spirito di accoglienza?

«È solo un mito! La storia non ci ha mai messi davvero alla prova, finora abbiamo vissuto nella bolla del “tutti bianchi e cattolici”. Adesso, di colpo, facciamo i conti con migranti che arrivano da Paesi lontani, oltretutto durante una recessione economica che ci impaurisce».

Anche certa politica contribuisce?

«Certo, perché addita l’immigrazione come la causa di tutto. Ma c’è un altro fattore. Per motivi anagrafici sta scomparendo la generazione che ha vissuto in prima persona la dittatura di Mussolini, perciò oggi è più facile che riaffiorino gesti e slogan che 20 anni fa non sarebbero stati accettati. Penso al saluto romano o al proclamarsi “fascisti” di alcuni giovani, che non hanno una piena coscienza storica di quello che è successo».

A finire nel mirino non sono solo gli immigrati

«No, sono tutti gli individui che si allontanano da quest’idea di mascolinità forte e prevaricatrice. Chi rifiuta di adeguarsi a certi canoni, in quanto gay o trans, oppure perché preferisce il dialogo alla forza, come nel caso di Willy Monteiro Duarte, rappresenta una minaccia ai codici machisti. Perciò merita una lezione, secondo chi crede in quei codici. Per tali persone il corpo diventa l’elemento centrale dell’identità: palestrato, tatuato, esibito, come a sottolineare il ritorno a una condizione primitiva e selvaggia dove vige la legge del più forte e dello scontro fisico».

Ne fanno le spese soprattutto le donne, vittime di violenze e femminicidi

«Lo stupro è l’emblema della dominanza fisica: i protagonisti sono il corpo di chi violenta e quello di chi subisce. Molti uomini ancora guardano alle donne con senso di proprietà: “Sei mia e per te decido io”. Vale per le vittime di violenza sessuale, ma anche per ragazze come Maria Paola Gaglione, aggredita dal fratello perché innamorata di un transessuale».

Perché l’accanimento contro chi appartiene alla comunità Lgbtq?

«Perché mette in crisi la virilità tutta d’un pezzo di cui dicevamo. Che maschio è quello che all’origine era femmina o quello che, agli occhi di certi uomini alfa, ha atteggiamenti effemminati? Non solo. Anche chi non si adegua a certi “metodi” diventa un bersaglio. È il caso dell’anziano che a Vicenza è intervenuto in difesa della ragazza malmenata dal compagno».

Ragazza che poi ha preso le difese del fidanzato violento

«È vero. E se ripensiamo alla storia del nostro Paese, vengono in mente gli esordi della Lega Lombarda con slogan e battute triviali che venivano applauditi anche da molte elettrici. Il problema è che esiste un sistema in cui essere madre, moglie o sorella di un maschio dominante fa sentire speciali, elevate nella scala sociale».

Scendere in piazza contro la violenza serve a qualcosa?

«Ci vorrebbe una vera e propria rivoluzione culturale che, però, al momento mi sembra improbabile. Gli intolleranti esisteranno sempre, ovunque nel mondo, e faranno sempre notizia. Le mobilitazioni mantengono alta l’attenzione su certi temi e, a poco a poco, insieme all’educazione nelle scuole cambiano le coscienze».

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Gli ultimi casi di cronaca

• A Ferragosto 2 universitari romani violentano la ragazza di uno dei due. Tra il 25 e il 26 agosto una donna polacca viene malmenata e stuprata tra i grattacieli di Porta Nuova, a Milano. La sera del 6 settembre due turiste 15enni inglesi vengono drogate e violentate durante una festa in una villa in provincia di Matera.

• Nella notte tra il 5 e il 6 settembre Willy Monteiro Duarte, 21enne di origine capoverdiana, viene ucciso a calci e pugni a Colleferro, vicino a Roma, da una gang di 4 balordi. La sua colpa? Aver cercato di sedare una rissa.

•Tra l’11 e il 12 settembre, a Caivano (Na), lo scooter su cui viaggiano Maria Paola Gaglione e il compagno Ciro, transessuale, viene speronato dal fratello di lei, Michele Antonio, che non accettava la loro relazione. La 18enne muore sul colpo. Il 18 settembre, a Padova, una coppia gay è stata aggredita, mentre si scambiava un bacio per strada, da un gruppo
di 4 ragazzi e 2 ragazze.

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