Videosorveglianza in asili e Rsa, legge in arrivo?

Un emendamento alla manovra prevede l’obbligo di installazione di telecamere contro abusi e maltrattamenti. Non è la prima volta che se ne parla: perché non arriva una legge?

Si torna a parlare di misure contro abusi e maltrattamenti negli asili nido, ma anche nelle Rsa che ospitano anziani. Questa volta, fortunatamente, non per un caso di cronaca, ma perché un emendamento alla legge di Bilancio prevede lo stanziamento di 10 milioni fino al 2024 per l’installazione di sistemi di videosorveglianza nelle strutture che ospitano bambini piccoli e anziani. Se passasse, si tratterebbe della prima volta in cui si interviene su un tema così delicato e sul quale esistono già diverse proposte di legge. L’ultima è rimasta ferma dopo l’approvazione alla Camera, mentre la Lombardia si è dotata da tempo di una legge ad hoc.
Sarà la volta buona? Ma, soprattutto, le telecamere potrebbero servire come deterrente?

La proposta: telecamere in asili e Rsa

L’emendamento alla manovra finanziaria, a prima firma del senatore Cinque Stelle Pietro Lorefice, prevede l’introduzione dei sistemi di videosorveglianza negli asili e nelle strutture per anziani. «L’obiettivo è dare protezione alle persone fragili, è evidente. Ma anche quello di proteggere la stragrande maggioranza dei lavoratori impegnati nell’assistenza agli anziani o nella crescita dei nostri bambini. Non è giusto che la loro professionalità, serietà e direi soprattutto umanità sia messa in dubbio a causa di alcune, pochissime, mele marce. Vorremmo anche garantire servizi sempre migliori ai cittadini con obblighi di formazione continua ,previsti dall’emendamento», come spiegato dallo stesso Lorefice. I filmati sarebbero conservati (criptati) per 24 mesi, a disposizione dell’autorità giudiziaria in caso servissero.

Codacons: «Finalmente un primo passo»

Tra le prime reazioni positive c’è quella del Codacons, che da tempo si batte perché le telecamere diventino obbligatorie in tutti gli asili e le strutture per anziani: «Lo chiediamo da anni a gran voce, tanto che anche in passato ci siamo costituiti parte civile in diversi procedimenti penali legati a casi di cronaca. Siamo convinti che le telecamere siano necessarie per tutelare persone fragili, come i bambini molto piccoli, gli anziani e le persone con disabilità» spiega Davide Carlo Sibilio, consulente dell’associazione dei consumatori.

Ma perché non si è mai arrivati a una legge in materia? «Purtroppo finora se ne è parlato solo nei casi nei quali sono intervenute le forze dell’ordine, su segnalazione di qualche mamma o papà particolarmente scrupoloso, che si è insospettito per il comportamento dei figli. Ad oggi solo di fronte a denunce si procede con intercettazioni ambientali o con telecamere nascoste, mentre è molto positivo che si preveda il ricorso a sistemi di videosorveglianza che permettano di custodire i filmati per 24 mesi, per poter eventualmente verificare a posteriori se ci sono state percosse o maltrattamenti» aggiunge Sibilio.  

Perché finora non si è arrivati a una legge

L’idea di “occhi elettronici” installati negli asili nido, nelle scuole dell’infanzia e nelle strutture socio-assistenziali per anziani e disabili non è nuova, però. Per esempio, una proposta di legge è stata depositata nel maggio 2021 in Consiglio regionale in Puglia, da alcuni esponenti della Lega, con l’obiettivo di tutelare i minori e gli ospiti di Rsa, ma anche di offrire «sicurezza e serenità alle loro famiglie, il tutto nel completo rispetto della normativa sulla privacy» come spiegato dal capogruppo Davide Bellomo. «La videosorveglianza consente di tutelare gli interessi di tutti, perché permetterebbe l’individuazione rapida dei colpevoli senza danneggiare la privacy dei lavoratori, in quanto le registrazioni sarebbero consultabili solo dalle forze dell’ordine» aveva aggiunto Bellomo. Una proposta di legge a livello nazionale, invece, era stata approvata dalla Camera nel 2018, salvo poi arenarsi in Senato. Tra gli ostacoli ci sarebbe un problema di privacy dei lavoratori.

Il nodo della privacy

«Nel momento in cui è in gioco la tutela di un bene primario, come la salute di persone fragili, lo stesso Garante ha più volte chiarito che è possibile derogare ad alcune delle normative relativa alla Privacy» spiega Sibilio del Codacons, che aggiunge: «Le modalità stesse con le quali le registrazioni sarebbero conservate, cioè in modo cifrato e in server sicuri, dovrebbero offrire le necessarie garanzi.. Sarà importante, certo, valutare chi potrà controllare i filmati, ma si parla di accesso riservato alla sola autorità giudiziaria in caso di indagini. Questi sono comunque aspetti procedurali che potranno essere disciplinati in modo adeguato e dettagliato. È importante che si raggiunga questo primo traguardo, secondo noi da estendere anche alle scuole elementari e medie, e ovunque ci siano minori di 14 anni, che come tali hanno una capacità di difesa inferiore e vanno quindi tutelate maggiormente».

Un problema anche di costi

Rimane, però, un problema di costi: dotare tutti gli asili, le case di riposo ed eventualmente in futuro anche altri ordini di scuole ha un costo non indifferente. «Quello dei fondi è stato il motivo principale per cui ancora oggi discutiamo di questo emendamento: quelli stanziati nel 2019 si sono rivelati insufficienti, specialmente per la manutenzione di questi impianti» ammette Lorefice, che spiega perché ha voluto presentare l’emendamento. A supporto del testo si prevede lo stanziamento di 10 milioni di euro, aumentando quanto già previsto dal decreto Sblocca cantieri del 2019, e quindi arrivando a 5 milioni per il 2022, 3 per il 2023 e altri 2 per il 2024 per installare telecamere nelle strutture che ancora non ne siano dotate, compresi gli istituti che ospitano disabili.
«Certo, come tutte le disposizioni legate alla sicurezza, quello economico non è un problema da poco, ma stiamo parlando della tutela di un bene primario, come la salute di anziani e bambini. Oltretutto non si tratta solo di salute fisica, ma anche psicologica: un maltrattamento prolungato nel tempo può avere conseguenze ben più gravi di uno scossone, da un punto di vista psicologico. Il problema dei costi, quindi, deve essere superato in nome della necessità di un diritto superiore» conclude Sibilio.

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