Trasfusione: i genitori vogliono solo sangue No Vax

Una coppia di Bologna pretende donatori No Vax per la trasfusione al figlio. Ma fin dove i genitori possono decidere?

Dalle corsie degli ospedali ai Tribunali il passo è breve e lo ha dimostrato il caso di Bologna, dove al Sant’Orsola un bambino è in attesa di ricevere una delicata operazione al cuore. I genitori, però, rifiutano le trasfusioni di sangue da donatori vaccinati contro il Covid-19.  Si tratta di una coppia contraria alle vaccinazioni per motivi religiosi (dicono “no”, tra le altre cose, anche all’aborto), le cui posizioni, però, hanno portato a chiamare in causa il giudice, che ha dato ragione all’Ospedale: i medici, quindi, possono procedere con la trasfusione.

È già intervenuto con una sentenza sfavorevole a uno dei genitori, invece, un altro tribunale ed esattamente quello di Firenze: in questo caso il padre era contrario alla vaccinazione anti-Covid del figlio. La madre, quindi, si è rivolta al Tribunale perché il ragazzo potesse essere immunizzato e proprio ieri il giudice le ha dato ragione.

Quando le scelte di un genitore possono essere fermate da una sentenza?

Il caso dei genitori No Vax

Quanto accaduto a Bologna ha riportato all’attenzione i diritti, ma anche i doveri dei genitori nei confronti dei figli, mostrando come sia non possibile disporne in maniera assoluta, specie se si tratta di questioni di salute e vita. La coppia, originaria di Modena e convintamente su posizioni contrarie alle vaccinazioni, si è opposta a una trasfusione di sangue per il figlio, pretendendo che il donatore fosse non immunizzato. L’ospedale Sant’Orsola, con il sostegno del centro trasfusionale, ha quindi chiamato in causa l’osservanza dei protocolli di legge e si è opposto alla richiesta dei genitori, che a loro volta hanno chiesto sostegno ai propri legali. Ora che il Tribunale ha accolto il ricorso dell’Ospedale, va però chiarito perché la questione è diventata di competenza giuridica.

Perché si è arrivati in Tribunale

La vicenda è arrivata in Tribunale e fa discutere per una serie di motivi. Da un lato c’è una motivazione strettamente sanitaria: oltre all’urgenza dell’intervento al bambino, come è noto il Covid non si trasmette per via sanguigna, ma aerea, quindi il fatto di poter rimanere “contaminati” non ha alcun fondamento scientifico. «Contrariamente ad altri virus come l’HIV, il virus Sars-Cov2 si trasmette per via aerea e non col sangue. Anche l’RNA messaggero segue un percorso di trasmissione molecolare e non ematico. Dunque di che cosa stiamo parlando?» si chiede l’avvocato Gianni Baldini, tra i massimi esperti di bioetica in Italia, professore associato di diritto privato e docente di biodiritto presso l’Università di Firenze e Siena. «Altro rilievo che rende assurda la richiesta è la pretesa di trovare donatori non vaccinati. Sappiamo che la donazione di sangue al pari di tutte le altre è protetta da un rigoroso anonimato che non consente di individuare il donatore, che comunque si è sottoposto a tutti gli esami di routine per rendere sicura la donazione. Insomma, risulta del tutto irrilevante la circostanza di essere o meno vaccinato contro il Covid» aggiunge Baldini che è anche componente del collegio legale dell’Associazione Luca Coscioni.

La responsabilità genitoriale non è illimitata

Ma fin dove arriva il diritto/dovere dei genitori di decidere per i figli? «I cosiddetti No Vax, come i testimoni di Geova, rifiutano la trasfusione di sangue al bambino se non da donatori a loro volta non vaccinati, in quanto il sangue degli immunizzati sarebbe ‘contaminato’ non si sa bene da che cosa, mettendo a serio rischio la salute e forse anche la vita del piccolo. La prima osservazione è di natura giuridica: la responsabilità genitoriale è un diritto/dovere che deve essere esercitato nell’interesse altrui, cioè per la tutela e protezione di un altro individuo, sia pure un figlio. Per questo ha margini di autonomia estremamente ristretti che non consentono di anteporre una propria convinzione personale, se priva di qualsiasi fondamento scientifico, all’interesse tutelato. In questo caso, poi, si tratta della salute e forse della vita del bambino» spiega Baldini.

Quando i genitori non possono decidere per i figli

Come citato dal legale, casi analoghi a quello di Bologna possono capitare quando i genitori hanno convinzioni religiose o di altra natura che possono portare a scelte in contrasto con l’urgenza, per esempio, di ricorrere a cure mediche, come nel caso dei testimoni di Geova. «A volte succede con le trasfusioni ai figli dei testimoni di Geova, convinti che nel sangue ci sia l’anima degli individui e quindi contrari a questa operazione. Ma laddove sussistano seri rischi alla vita e/o alla salute del minore il Tribunale può sospendere temporaneamente la responsabilità genitoriale e autorizzare la struttura sanitaria a procedere alla prestazione sanitaria richiesta. Si tratta di una giurisprudenza ormai consolidata e orientata alla tutela della salute del minore al pari di quella che dal luglio scorso riguarda i minori che vogliono vaccinarsi contro la volontà dei genitori» spiega il legale. «Se si è davanti a un credo ideologico, religioso o morale, l’indicazione dei genitori può essere disattesa, rivolgendosi al giudice tutelare che nel giro di pochi giorni può decidere per la sospensione temporanea della responsabilità genitoriale, in modo da permettere la somministrazione della prestazione medica – prosegue l’esperto – In caso di urgenze è possibile che il sanitario, quindi il medico, decida di procedere anche se il giudice non si è ancora pronunciato, quindi con un ricorso pendente, ma se lo fa è sotto la sua personale responsabilità».  

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Casi analoghi, infatti, accadono quando non c’è accordo all’interno di coppie o ex coppie, sulle vaccinazioni per i figli oppure in caso di convinzioni alimentari tali da poter mettere a rischio la salute dei figli, come accaduto in passato con alcuni genitori vegani. «È di ieri la sentenza del Tribunale di Firenze su un caso seguito in prima persona: il padre era contrario al vaccino anti-Covid, mentre la madre era favorevole, pur essendo sposati e conviventi. Il giudice ha accolto il ricorso della donna, riconoscendo il diritto a procedere con la somministrazione, in nome dell’interesse del minore» spiega Baldini. Lo stesso legale, che da luglio ha ottenuto 4 pronunciamenti analoghi, ricorda: «La legge prevede il consenso informato di entrambi i genitori, ma l’eventuale contrarietà non deve essere frutto di una convinzione personale: la funzione genitoriale è sempre nell’interesse altrui, a maggior ragione se si parla di salute e vita».

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