Nadia Murad, l'attivista yazida ex schiava dell'Isis che ha ricevuto il premio Nobel per la pace nel 2018

Yazide ex schiave dell’Isis, appello all’Onu per il risarcimento

Sono state rapite, stuprate e tenute prigioniere in Siria dai miliziani dello Stato islamico. Ora cinque yazide ex schiave dell'Isis chiedono un risarcimento, ma viene loro negato. Ecco i motivi, e perché il loro caso potrebbe aiutare tante altre vittime di tortura

Sono state a lungo tenute prigioniere dai miliziani dello Stato Islamico. Cinque yazide ex schiave dell’Isis hanno rivolto un appello all’Onu perché le aiuti a essere risarcite per le loro sofferenze.
Gli yazidi sono una comunità religiosa che vive nel nord-ovest dell’Iraq. Venerano sette angeli, che ritengono emanazioni del Dio primordiale. Il primo e più importante è l’Angelo Pavone, quello che cadde dal cielo. Infatti, per secoli si è diffusa la credenza che questa comunità adorasse il diavolo. In realtà, nella loro religione, l’Angelo Pavone “cadde, ma essenzialmente buono, pianse. Le sue lacrime di pentimento, deposte in settemila anni di pianto ininterrotto in sette anfore, hanno estinto le vampe dell’Inferno”.

L’Isis ha tenuto schiave centinaia di donne yazide

Nel 2014, quando l’Isis conquistò parte della Siria e del nord Iraq, centinaia di donne yazide furono rapite dai miliziani dello Stato Islamico e portate come schiave in Siria. Le cinque yazide che si sono rivolte all’Onu erano tenute in schiavitù da Khaled Sharrouf, un jihadista nato a Sydney, in Australia. Sharrouf è diventato famoso per una foto che lo ritrae in piedi, accanto a un suo bambino, con in mano una testa umana mozzata. Secondo alcune cronache, sarebbe stato ucciso nel 2015. Secondo altre, sarebbe morto nel 2017.

Yazide ex schiave dell’Isis: perché il risarcimento è a rischio

Le cinque yazide ex schiave dell’Isis hanno fatto causa all’Australia perché il loro aguzzino, Sharrouf, era nato a Sydney. La sua ultima residenza era stata registrata nel Nuovo Galles del Sud. Questo Stato australiano ha ratificato una legge, il NSW Victims Rights and Supports Act, che dà diritto ai sopravvissuti alle torture a 10mila dollari di risarcimento più altri mezzi di sostegno. Tuttavia, i tribunali australiani, inclusa l’Alta Corte, si sono pronunciati contro le donne. Da qui l’appello alle Nazioni Unite, affinché ricordino all’Australia il suo obbligo di fornire un risarcimento ai sensi della convenzione delle Nazioni Unite sulla tortura. Il caso delle yazide, infatti, rischia di concludersi con una archiviazione la prossima settimana.

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Le yazide ex schiave dell’Isis hanno fatto causa all’Australia

Philippe Sands KC, uno degli avvocati che difendono le cinque yazide ex schiave dell’Isis, ha affermato che lo scopo dell’appello alle Nazioni Unite è porre fine all’impunità dei governi occidentali che si sono impegnati a sostenere gli yazidi nella loro ricerca di giustizia. «C’è una situazione di assoluta illegalità. I governi occidentali che si sono impegnati a sradicarla, non vogliono assumersi la responsabilità di mantenere fede a questo impegno», ha detto Sands. Ha continuato: «la nostra richiesta ha lo scopo di fare riconoscere la responsabilità di uno Stato come l’Australia, e garantire che sia fatta giustizia per le vittime”.

L’Australia nega il risarcimento

Nella loro denuncia alle Nazioni Unite, le donne sostengono che i crimini di Sharrouf erano di giurisdizione universale. Ribadiscono che l’obbligo dell’Australia di agire ai sensi della Convenzione sulla tortura non è limitato dal territorio. Accusano l’Australia di non essere riuscita a impedire a Sharrouf di lasciare il Paese, nonostante i precedenti arresti per terrorismo. L’avvocato Yasmin Waljee ha fatto notare che le cinque yazide non possono essere risarcite dall’Isis o dal loro aguzzino. Infatti, si presume che Sharrouf sia stato ucciso in un attacco aereo statunitense. Il caso di queste donne ha portato alla luce quanto sia difficile per i sopravvissuti accedere a un risarcimento, anche quando gli abusi sono stati ampiamente condannati. «Abbiamo donne che hanno subito violenze sessuali e violenze in generale da parte di questo orribile movimento jihadista che il mondo ha condannato. Eppure, le vittime sono state lasciate sole», ha detto Waljee.

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Yazide ex schiave dell’Isis: «Il mondo non aiuta le vittime»

L’avvocato Waljee ha fatto notare che le sopravvissute a questi crimini hanno necessità come assistenza sanitaria, un supporto psicologico, l’alloggio. Da qui l’importanza del risarcimento. Il Comitato delle Nazioni Unite non può obbligare l’Australia a risarcire le vittime. Tuttavia, sarebbe importante se si esprimesse a favore del risarcimento. Secondo i legali delle cinque yazide ex schiave dell’Isis, la constatazione che il Governo australiano ha violato la Convenzione contro la tortura sarebbe un passo avanti nel diritto internazionale. «È importante che l’esperienza di queste donne coraggiose sia ampiamente riconosciuta, documentata e ricordata», ha detto l’avvocato Waljiee. Ha aggiunto: «Il mondo ha condannato l’Isis e continua a condannarlo. Ma poi non sostiene in alcun modo le vittime».

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