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Le dive in mostra a Londra

Attiviste, combattenti, libere: quelle che chiamiamo dive sono anche donne che hanno aiutato a emanciparci. Lo racconta una mostra in arrivo al Victoria&Albert Museum di Londra

La mostra Diva al Victoria&Albert Museum sovverte le etichette

Cosa accomuna Cher e Maria Callas, Marilyn Monroe e Sarah Bernhardt? Sono tutte dive e, in quanto tali, dotate di una presenza scenica soggiogante, di una personalità straordinaria, di un carisma in grado di condizionare la vita di tanti fan ma anche il panorama culturale, sociale, politico della loro epoca. Stare sotto i riflettori ed essere considerata una diva, però, non è sempre rose e fiori: implica anche grandi responsabilità. La spettacolare mostra Diva del Victoria&Albert Museum di Londra sarà la prima in assoluto a esaminare come un’etichetta peggiorativa (sentirsi dire “non fare la diva” suggerisce che, forse, da qualche parte stiamo esagerando) sia stata sovvertita da alcune delle artiste più amate di tutti i tempi, ispiratrici di sogni. Ed è anche la prima esposizione a celebrare il potere e la creatività di tante star persino attraverso abiti mai esposti prima. 

Maria Callas nei panni di Violetta nella Traviata (foto Houston-Rogers-©-Victoria-and-Albert-Museum)

La parola Diva

«Oggi la parola “diva” racchiude una miriade di significati» dice Kate Bailey, curatrice dell’esposizione al V&A. «Al centro di questa mostra c’è la storia di artisti iconici che con creatività, coraggio e ambizione hanno sfidato lo status quo e usato la loro voce e la loro arte per ridefinire il significato di diva». Pare che sia stata proprio l’Italia il luogo dove nacque e si diffuse la parola, durante la stagione che vide la nascita dell’industria cinematografica nostrana negli anni ’10 del ’900.

Cher (IPA)

Chi è stata la prima Diva in assoluto?

La nostra attrice del cinema muto Francesca Bertini: con la sua bellezza, la capacità di imporre la propria presenza in scena e i suoi capricci (alle 17 in punto, cascasse il mondo, doveva smettere di recitare per sorseggiare il suo tè), ha inaugurato uno stile che, tempo dopo, è stato ascritto al genere del divismo. 

Dive in Mostra: al V&A Museum 60 look e più di 250 oggetti

Tra i più straordinari, vedremo l’unico vestito sopravvissuto al tempo dell’attrice Clara Bow, la flapper più famosa dei ruggenti ’20: chioma rossa arruffata e un numero imprecisato di cani chow chow dello stesso colore dei suoi capelli, fu una delle più famose ribelli del suo tempo. E ci saranno poi i costumi iconici dello stilista delle star Bob Mackie: il sensuale Flame dress in cui era inguainata l’indimenticabile Tina Turner nel 1977 e l’ensemble scintillante di Cher ai Rock Music Awards del 1975 valgono da soli la visita.

Theda Bara nel film Cleopatra del 1917 (foto Alamy)

Bob Mackie, il costruttore di dive

L’84enne stilista e costumista statunitense ha appena annunciato l’arrivo di un grande docufilm sulla sua storia di visionario dalla carriera stellare che ha costruito il mito di Hollywood e plasmato i look di molte dive, da Marlene Dietrich a Beyoncé, passando per Marilyn Monroe (era di Mackie l’abito indossato per il compleanno di Kennedy). Al V&A Museum, di Monroe si vedrà l’abito nero con le frange di A qualcuno piace caldo (1959) accanto a quello cremisi con corsetto creato da Christian Dior per Vivien Leigh nei panni di Paola nella commedia Duel of Angels del ’58 e ai costumi della divina Maria Callas per la Norma del ’52 e la Tosca di Zeffirelli del ’64. 

Impegno politico, valori sociali e resilienza

L’esposizione vuole approfondire proprio il valore di magnete che ha una diva capace di attrarre le folle così come l’opinione pubblica, verso temi di forte attualità. Sono state le dive – in periodi in cui a molte donne erano precluse istruzione e carriera – a incoraggiare il cambiamento sociale e politico. La prima superstar nera Josephine Baker era attivista per i diritti civili e spia durante la Seconda guerra mondiale, oltre che ballerina e performer. Billie Holiday, Nina Simone, Ella Fitzgerald e Aretha Franklin, dive del jazz e del blues, hanno sopportato critiche e corso rischi in quanto simboli e portavoce della comunità black.

Tina Turner (foto Bob Mackie)

Dive e divi hanno portato avanti temi scottanti

Artisti come Grace Jones, Annie Lennox, ma anche Elton John (di cui al V&A è esposto un look ispirato a Luigi XIV disegnato da Sandy Powell per il party dei 50 anni della popstar) sono in mostra per aver trasformato costumi, performance e stile androgino in strumenti con cui sdoganare temi scottanti. Prima di loro, va ricordato, ci fu la pionieristica attrice francese Sarah Bernhardt, divina nel travestimento di genere, le cui interpretazioni in ruoli sia maschili si femminili sono ancora celebrate per intensità e sfarzo (era la seconda metà dell’800). Pur distante dai canoni estetici dell’epoca, voce, portamento e dizione perfetta rendevano Sarah Bernhardt inesorabilmente bella. 

Josephine Baker (IPA)

Il suggerimento di Audrey Hepburn

Cosa serve per darsi un’aria da diva? Occhiali scuri e foulard di seta, tacchi alti e labbra infuocate? Un’aria distaccata, andando in giro con un chihuahua infilato nella borsa di Hermès? In un tempo in cui ogni tendenza nasce e muore alla velocità della luce, in cui ci vengono proposte celebrità che spariscono il giorno dopo, in cui una comparsata in tv regala l’illusione di essere sull’Olimpo, mostre come quella del V&A Museum ci ricordano che questi escamotage non funzionano. Essere una diva significa entrare nel mito e restarci per sempre. Non è cosa da tutte. Per chi volesse provarci, il consiglio migliore arriva dalla più anti-diva delle dive, Audrey Hepburn: «Per avere occhi belli, cerca la bontà negli altri; per labbra attraenti, pronuncia solo parole gentili; e per il portamento, cammina con la consapevolezza che non sei mai sola». Ok, un tubino nero di Givenchy addosso aumenta le chance. 

Audrey-Hepburn

Dive in mostra: tutte al museo

La mostra Diva è aperta dal 24 giugno 2023 al 7 aprile 2024 al Victoria & Albert Museum di South Kensington, a Londra. Il principale museo al mondo di arte, design e performance, ha collezioni impareggiabili che abbracciano 5.000 anni di creatività umana. È stato istituito nel 1852 per mettere a disposizione di tutti le opere d’arte e di design. Per chi va a Londra è una tappa da non mancare, perché il suo scopo è ispirare le future generazioni alla creatività e stimolare l’immaginazione di tutti.

Info: vam.ac.uk/exhibitions/diva

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