Adele racconta la sua depressione post partum

In un'intervista la cantante parla del difficile periodo che ha seguito la nascita del figlio Angelo James: cos'è la depressione post partum e come riconoscerla (e curarla)

L’ultima a parlarne pubblicamente è stata Adele, che in un’intervista a Vanity Fair US ha raccontato della depressione post partum che l’ha colpita dopo la nascita del primo figlio, il piccolo Angelo James (4 anni), avuto dal compagno Simon Konechi. «Ho dovuto affrontare una depressione post-partum, che mi ha spaventata molto. Non ho preso antidepressivi, ma non ne ho nemmeno parlato con nessuno. Ero riluttante». 

La cantante britannica non è l’unica donna famosa ad aver parlato apertamente della sofferenza che può seguire la nascita di un bambino, contribuendo a riaccendere la discussione attorno a un disturbo di cui soffrono due donne su dieci e che è ancora molto stigmatizzato nell’opinione pubblica. Come lei, anche le attrici Gwyneth Paltrow e Drew Barrymore hanno raccontato la propria esperienza.

Ma cos’è esattamente la depressione post partum e come si può aiutare una donna che ne soffre?


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Adele ha parlato della depressione post partum che l’ha colpita dopo la nascita di Angelo James in un’intervista con Vanity Fair US: «Va così: non vuoi stare con il bambino, hai paura di potergli fare male, che tu non stia facendo un buon lavoro. Ossessionata, mi sentivo inadeguata, come se avessi preso la peggiore decisione della mia vita».

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La cantante continua così: «Poi un giorno ho pensato: “Mi dedico un pomeriggio qualsiasi per fare quello che voglio senza il mio bambino”. Un’amica mi guarda: “Davvero? Non ti senti male?”. “Sì”, le rispondo, “ma non così tanto come se non lo facessi”. Quattro mie amiche con figli la pensavano allo stesso modo, ma tutte erano in imbarazzo a parlarne. Avevano paura di sentirsi cattive madri. E invece no: darti del tempo migliore rende una mamma migliore».

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La maternità l’ha cambiata moltissimo: «Anche prima non avrei mai fatto nulla che potesse uccidermi, ma ora evito tutto ciò che è anche solo lontanamente pericoloso, come passeggiare sul marciapiede. Preferisco camminare sul prato, anziché sul cemento, perché una macchina mi potrebbe colpire».

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Sull’aver abbandonato certe abitudini nocive: «Sono sempre stata troppo fifona per usare la droga. Amavo bere, ma poi quando sono diventata famosa ho iniziato a svegliami il giorno successivo e a pensare “Ho davvero detto quello che ho detto?» e ancora «V’immaginate avere una sbornia con un bambino nelle vicinanze che capisce che qualcosa non va? Diventa l’inferno!».

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Anche Gwyneth Paltrow ha parlato pubblicamente della sua esperienza, risalente alla nascita del secondo figlio Moses, avuto dall’ex marito Chris Martin. «Non potevo credere non fosse più come la prima volta – ha raccontato l’attrice – Pensavo solo che ero una pessima madre e una persona terribile. Credo che la depressione post partum si manifesti come una grande tristezza che ti rende incapace di prenderti cura di tuo figlio, ma ci sono diversi gradi di profondità: per questo è importante che le donne ne parlino».

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Anche per l’attrice Drew Barrymore l’evento scatenante è stata la nascita della seconda figlia, Frankie. «Con il secondo figlio è sorta di tristezza differente. Io mi sono sentita praticamente sotto a un treno».

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Dal «baby blues» alla depressione post partum

«È normale provare un po’ di malinconia e avere la lacrima facile nei primi giorni dopo il parto» spiega  Claudio Mencacci, direttore del Dipartimento neuroscienze e salute  mentale e del Centro psiche donna del Fatebenefratelli- Oftalmico di  Milano. «È il cosiddetto baby blues, legato alle fisiologiche fluttuazioni degli ormoni. Due donne su dieci però hanno addirittura un crollo del tono dell’umore e crisi d’ansia: se questi disturbi perdurano oltre tre settimane dopo la nascita del bambino può trattarsi di depressione post partum».

Le cause e i primi segnali d’allarme
Per ora non sono chiari i meccanismi. Si sa però che in cinque casi su dieci c’è un familiare che soffre di depressione. E, nell’altra metà dei casi, c’è già stato un precedente col primo figlio.
Un campanello d’allarme è visibile già durante la gravidanza: nell’ultimo trimestre prima del parto il peso della pancia può far sì che la donna russi. Se è una cosa leggera non è un problema. Diverso è il discorso se il rumore è fragoroso e dura tutta la notte. Gli studi infatti hanno evidenziato un legame tra questo disturbo del sonno e la depressione post partum. Le ragioni? Russando si verificano ripetuti microrisvegli in grado di provocare uno stato di stress che, nelle donne predisposte, può scatenare la malattia.

I sintomi più diffusi
Le donne che soffrono di questo disturbo, dopo il parto svilupperanno una forte depressione che si esprimerà attravero un sentimento opprimente di inadeguatezza, che si trasforma in uno stato di agitazione perenne anche di fronte ai compiti di cura del piccolo considerati più semplici (come ad esempio cambiare un pannolino). Sarà ugualmente forte la tendenza a trascurarsi, all’isolamento dal partner e dai propri cari, sintomi che ci possono far comprendere una precisa sofferenza interiore. 

Come aiutare chi ne soffre 
«Sono stati individuati dei segnali ben precisi, sia in gravidanza sia dopo il parto» aggiunge l’esperto. «Se la mamma non riesce a capire da sola che qualcosa non va, è importante  che il partner o le persone care sappiano riconoscere il problema al più presto per aiutare la donna a ritrovare la serenità con la terapia più adatta. Che non è sempre farmacologica: a volte basta la psicoterapia o la vicinanza della famiglia».

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