LORO NE SONO USCITE COSÌ

MONIA, 42 ANNI Alma aveva due mesi quando ho avuto il primo attacco di panico. Da lì è iniziata la mia battaglia contro la depressione post partum. Ho seguito un percorso di psicoterapia e cure farmacologiche. Quando stavo male abbracciavo Alma, perché attraverso il contatto capisse che non era colpa sua. Su consiglio del terapeuta, ho cominciato anche a scrivere. La maternità ha un lato oscuro che non va negato e la scrittura mi ha aiutata a liberarmi dai demoni che avevo dentro, a perdonarmi. È nato così La cicogna ha sbagliato casa (edizioni Galassia Arte) e poi una pagina facebook del libro, dove mi scrivono le mamme in difficoltà.

VALENTINA, 33 ANNI Di sicuro nella mia depressione ha contato molto il mix di parto complicato, allattamento difficoltoso e rientro a casa caotico. Mi sentivo sempre più in una prigione, accudivo Paola meccanicamente senza provare affetto per lei, piangevo sempre. Allora ho chiesto aiuto e grazie alla terapia ho imparato che non c’era nulla di sbagliato in me, e che non bisogna incolparsi della parte meno bella della maternità. Mi è venuta l’idea del sito, www.post-partum.it, che ora è un punto di ritrovo per le neomamme. Ed è nata la mia secondogenita, che non a caso si chiama Vittoria.

Se hai dubbi per tutto il mese di marzo puoi rivolgerti agli specialisti del Centro psiche donna.

 

Depressione post partum: i sintomi che puoi notare tu

Ti senti inadeguata  È normale se, al ritorno a casa dopo il parto, ti sembra di non riuscire a prenderti cura del tuo bimbo. In genere, però, nel giro di poco tempo impari a capire i suoi pianti, a riconoscere se ha fame o ha sonno. Può trattarsi invece di depressione post partum se a distanza di due settimane dalla nascita basta il pensiero di dovergli cambiare il pannolino per causarti uno stato di agitazione. Tanto da dover delegare ad altri.

Ti trascuri  Ci sta che torni a casa dall’ospedale e ti senti come su una giostra. È solo questione di giorni: poi riesci a trovare il tempo per te. Non va bene, invece, se a distanza di quasi un mese dal parto ti trascuri, riesci a malapena a infilarti una tuta e non presti attenzione all’igiene e all’abbigliamento del piccolo.

I segnali che possono cogliere gli altri

Si è isolata Di solito è la mamma stessa, dopo i primi giorni di caos, a trovare gli orari migliori per fare due chiacchiere per telefono o per incontrare amiche e parenti. E, tempo permettendo, a desiderare di portare a spasso il suo bimbo. Se invece ogni scusa è buona per restare a casa e non vuole vedere nessuno, c’è qualcosa che non va.

Non prova più attrazione verso il partner  Dopo la gravidanza c’è sempre un periodo in cui la neomamma non ha voglia di rapporti sessuali. Ma restano i momenti di tenerezza. Per questo deve fare insospettire il rifiuto di ogni tipo di affetto, compreso il semplice bacio sulla guancia. E, ancora di più, se questo atteggiamento riguarda anche il bambino.

I segni premonitori insospettabili della depressione post partum

Russa in gravidanza Nell’ultimo trimestre prima del parto il peso della pancia può far sì che la donna russi. Se è una cosa leggera non è un problema. Diverso è il discorso se il rumore è fragoroso e dura tutta la notte. Gli studi infatti hanno evidenziato un legame tra questo disturbo del sonno e la depressione post partum. Le ragioni? Russando si verificano ripetuti microrisvegli in grado di provocare uno stato di stress che, nelle donne predisposte, può scatenare la malattia.

L’ansia la attanaglia Con la 32esima settimana iniziano la gioia e la voglia di stringere finalmente fra le braccia il proprio bambino. Certo, di tanto in tanto capitano i momenti di preoccupazione e una notte di insonnia, ma niente di più. Anche perché con l’ottavo mese l’organismo entra in un vero e proprio stato di quiete grazie all’assenza di picchi ormonali. Deve scattare l’allerta quando a farla da padrone sono l’ansia e l’insonnia, e la donna non prova neppure il desiderio di preparare la valigia o il corredino.