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Carolina Crescentini, mamma single nel nuovo film

Carolina Crescentini nel nuovo film "Grosso guaio all'Esquilino" interpreta una mamma single. Intervista all'attrice dopo il successo della serie tv "Mare fuori"

Carolina Crescentini e il nuovo film

Sorride. Sorride con le parole, col tono della voce, con le frasi che sceglie. Sento Carolina Crescentini al telefono per parlare del suo nuovo film: Grosso guaio all’Esquilino – La leggenda del kung fu, dal 6 aprile su Prime Video per la regia degli YouNuts!, pseudonimo di Niccolò Celaia e Antonio Usbergo, registi nati nel mondo dei videoclip.

Il ruolo di mamma single

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La ascolto ed è come se rivedessi Carolina Crescentini in alcune scene: nel ruolo della mamma single di un ragazzino bullizzato; quando serve ai tavoli di un ristorante cinese in abito tradizionale; in jeans e sneaker mentre insegna recitazione alla sua classe multietnica di teatro; al fianco di Lillo, che interpreta un maestro improvvisato di kung fu dalla vita disordinata ma dal cuore buono. Carolina è solare, coi suoi occhi azzurri e profondi, col viso dolce che riesce a sdrammatizzare anche ogni ruolo «da stronza», come dice lei.

Carolina Crescentini sorride sempre

Parla e sorride. Sorride sempre. «Quando ho letto la sceneggiatura di Grosso guaio all’Esquilino ho trovato l’idea super carina: mi ricordava quei film che ho visto da ragazzina e che mi ricordo ancora oggi a 42 anni. È un film per teenager ma anche per bambini adulti, come me. Poi c’era Lillo, con cui ho già lavorato: siamo amici, lo amo follemente».

Intervista a Carolina Crescentini

Non è la prima volta che interpreta il ruolo di una mamma. L’ha fatto, per esempio, nella serie Tutto chiede salvezza e nei film La bambina che non voleva cantare e Per tutta la vita

«Sto diventando mamma nel cinema! (scoppia a ridere, ndr). Scherzi a parte, ho sempre avuto un lato molto materno. Spesso i miei amici mi chiamano “mamma Carol”. Mi piace accudire».

Com’è recitare coi ragazzi?

«Bellissimo. La grande differenza con gli attori adulti è che sono un materiale umano inafferrabile. Improvvisano tantissimo e ti costringono a essere molto più attenta e reattiva».

Anche Lillo qui sembra un bambino adulto.

«È un personaggio delizioso: un disastro di uomo, però buono».

Ma com’è lui sul set?

«Meraviglioso. Buono da morire. E riesce a far stare bene la gente con una battuta dietro l’altra».

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Lei sa essere molto autoironica, lo abbiamo visto nella serie Boris.

«Spero di rimanerlo tutta la vita! A volte dico delle cose e do per scontato che tutti capiscano che in quel momento sto scherzando. Ma mi sono resa conto che non sempre è così e spesso vengo fraintesa».

Come fa a passare dai ruoli drammatici, penso a Mare fuori dove è la direttrice di un carcere minorile, alle commedie in cui si ride come questa con Lillo?

«È che io sono entrambe le cose: ho un lato più profondo, viscerale e un lato di puro cazzeggio. Il mio lavoro mi permette di giocare con entrambi».

Una scena di Mare fuori
Una scena di Mare fuori

Nel 2019 si è sposata con Francesco Motta, cantautore molto impegnato.

«Sì, infatti, per fortuna ci sono io che sdrammatizzo! (ride, ndr). No, no, anche lui è molto simpatico: sul lavoro è estremamente serio ma sa divertirsi. Oltre all’amore e al rispetto, in coppia ci vuole una gran dose di risate insieme. Sennò la vita è troppo difficile».

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Grosso guaio all’Esquilino, pur in forma di commedia, affronta un tema importante: il bullismo.

«Quello che sta accadendo nelle scuole, e anche fuori, è grave. Anche ai miei tempi c’erano i bulli, però secondo me il fenomeno si è acutizzato coi social. E poi la mia generazione non si sarebbe mai permessa di ribellarsi a un insegnante. Credo che per fermare questa dinamica occorra una forma di assistenza psicologica per i ragazzi, e poi ci vorrebbe anche una magia da parte dei professori…».

Una magia?

«Banalmente, sarebbe utile anche un corso di teatro: la prima parte di introduzione alla recitazione è la presa di coscienza delle proprie emozioni».

Ci racconta il suo personaggio nel film?

«Asia è la mamma di Davide, una madre single che lavora in un ristorante cinese per pagare le bollette ma ha la passione per il teatro e gestisce una scuola di teatro per migranti».

Una passione come la sua, anche lei ama il teatro.

«Io e lei siamo diverse, ma qualche punto di contatto ce lo abbiamo: il teatro, appunto, ma anche la dolcezza e l’impegno».

Cosa le piace di questa storia?

«Il fatto che sia una favola-non-favola e che usi l’ironia, un mezzo potente con cui si può raccontare tutto. È anche una favola di integrazione, ci sono ragazzi di tutte le etnie. In questo, i giovani di oggi sono molto più avanti rispetto alla società. Trovo surreale che in Italia non ci sia ancora lo ius soli».

Com’è che piace tanto ai ragazzi?

«Ma meno male!» . Mare fuori è stato un successone, alcuni studenti hanno lanciato una petizione che ha raggiunto 14.000 firme perché torni nella serie. «Mi commuove questa cosa, è una grande dichiarazione d’affetto. Credo che i giovani spettatori si siano affezionati al mio personaggio: la direttrice del carcere minorile che all’inizio è una dura ma piano piano si fa contaminare dagli occhi e dai cuori dei ragazzi».

Sta diventando un’attrice “di culto” per i giovani.

«Lo sa che anche Boris, che si rivolge a un pubblico ampio, trasversale, i ragazzi lo hanno scoperto col lockdown? E la cosa bella è che poi vanno a recuperare gli altri film che ho fatto. Sui social mi mandano messaggi con le foto dei loro televisori mentre stanno guardando i miei vecchi film. È bellissimo. Pensi che ora il mio direct di Instagram è intasato».

Tutto il pubblico la ama.

«Sono felice, vengo fermata continuamente per strada. E io ci chiacchiero con le persone, se non ho un treno in partenza».

A Belve ha detto recentemente di essere un po’ ironica e un po’ “stronza”…

«Ma io non sono stronza, a meno che non mi arrabbi. Però tante volte ho interpretato dei personaggi un po’ così».

Come Corinna, la “cagna maledetta” di Boris?

«Sì. Lei è talmente estrema che meno male che c’è: è il vaso di Pandora di quello che non deve mai succedere, di quello che non devi mai dire, di quello che non devi mai essere».

Cosa le piace del cinema?

«Poter raccontare storie, farmi delle domande che solo attraverso dei personaggi mi farei. Imparare cose nuove. Per Notte prima degli esami, per esempio, ho imparato ad addestrare i delfini. Ma quando ti capitano mai queste cose nella vita?».

Al teatro ha rinunciato?

«È da un po’ che non lo faccio. Perché se mi infilo in una tournée poi a casa non ci sto più. E io invece a casa ci voglio stare».

È molto innamorata?

«Sì. La vita di coppia me la voglio proprio godere».

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