Giuseppe Pirozzi + Artem

Incontro con Giuseppe Pirozzi e Artem di Mare fuori

Al Riviera International Film Festival di Sestri Levante i due protagonisti della serie Mare fuori sono stati accolti calorosamente dai fan e dal pubblico. Li abbiamo incontrati

Che fenomeno Mare fuori

C’era una lunga coda di ragazzi, signore e fotografi ad aspettarli fin dalla mattina presto all’ex convento dell’Annunziata a Sestri Levante, ospiti del Riviera International Film Festival. Perché il fenomeno Mare fuori è grande, grandissimo e loro sono già delle star. Giuseppe Pirozzi, che nella serie interpreta Micciarella, e Artem Tkachuk, Pino o’ pazzo, hanno sfilato sul red carpet, risposto alle domande dei giornalisti, firmato autografi.

folla per Mare fuori - sestri levante

Il “piccolo” Giuseppe Pirozzi

Giuseppe Pirozzi ha solo 15 anni, un volto che fa tenerezza e un curriculum già ricco nonostante l’età. Il padre è regista e attore (recita anche in Mare fuori nella parte dell’amico del comandante) e lui a 3 anni era già nel cast di Benvenuti al Nord. «È successo che la responsabile del casting, Marita D’Elia, chiamò i miei genitori e disse che le serviva un bambino per il film. Mamma e papà decisero di farmi fare questa esperienza. Ma finì là. Poi quando sono diventato un po’ più grande, verso i 6-7 anni, ho cominciato ad appassionarmi, ad andare al teatro e al cinema e mano a mano questa passione è cresciuta. Mi sono iscritto in agenzia, sono arrivati i primi piccoli ruoli, poi ruoli un po’ più grandi e ancora più grandi. Speriamo di lavorare sempre di più». Cinema, teatro, televisione, Giuseppe ha fatto un po’ di tutto, mi dice con l’accento napoletano e una gentilezza speciale. Dopo Benvenuti al Nord era nel cast di Troppo napoletano di Gianluca Ansanelli, è apparso in Martin Eden di Pietro Marcello e in Pinocchio di Matteo Garrone. E poi è diventato protagonista con Silvio Orlando di Il bambino nascosto.

Giuseppe Pirozzi

Cosa dicono i compagni dopo averlo visto in Mare fuori

In poco tempo ha bruciato le tappe ma c’è ancora la scuola. «Sto facendo il secondo anno superiore all’istituto Casanova di Napoli, studio audiovisivi, fotografia». E i compagni cosa dicono dopo averti visto in Mare fuori? Gli domando. «I miei amici sono contenti». Sorride timido quando gli chiedo delle ragazze – pare che gli telefonino alle ore più impensate – «Vabbè» ride. «Ci sta, ci sta». L’espressione è quella di un 15enne nonostante parli e appaia molto più maturo e determinato della sua età. «Studio anche recitazione per poi diventare un professionista». Per diventare come? «Nessun modello. Solo Giuseppe Pirozzi ancora migliore, non la copia di qualcun altro. Voglio essere sempre me stesso e andare avanti nel mio percorso». Migliore, mi spiega, «nel senso di una persona più colta, che ha studiato, è preparato non di successo perché il successo non mi cambia assolutamente». Ce l’hai già, gli dico. «Ma adesso sono solo un ragazzo, vivo la vita, me la godo». Che bella avventura che state vivendo gli faccio notare.

Artem con gli occhi di ghiaccio

Artem

Artem, 22 anni, ti guarda invece con gli occhi di ghiaccio, ereditati dai genitori ucraini. Lui però si sente napoletano doc. 22 anni, cresciuto nel quartiere Salicelle di Afragola. Della sua vita non parla molto. Per arrivare fino a qua mi spiega «ho fatto tanti sacrifici». Non ha studiato recitazione e non ha partecipato a un provino. «Mi hanno trovato» racconta. «Su una foto fuori da un bar». La foto era finita in un archivio e quando l’hanno chiamato per fare il casting aveva un lavoro in un autolavaggio. «Il casting però era per il mio primo film: La paranza dei bambini». Artem era Tyson, uno dei bambini affascinati dalla brutalità e dalla violenza, in giro per i vicoli su un motorino con la pistola in mano. Poi l’hanno chiamato per impersonare Pino o’ pazzo in Mare fuori, un ragazzo vittima della violenza dell’ambiente in cui è cresciuto ma che sotto quella scorza da duro, la rabbia e la frustrazione, nasconde una grande bontà d’animo.

La lezione di Mare fuori

«Questa serie mi ha dato tante lezioni» dice Artem. «Come si dice a Napoli, m’aggio imparato un mestiere. Sono contento perché sono cresciuto molto di più artisticamente, personalmente, professionalmente, in tutti i sensi». Ma la storia di questi ragazzi che cercano di riscattarsi cosa vi ha insegnato? «Mi ha insegnato che ognuno soffre a modo suo. Però deve essere abbastanza forte da essere lucido a non cadere in tentazione del male» spiega Artem. «A me ha insegnato a non mollare mai, a credere nei propri sogni» dice Giuseppe. «Che c’è sempre una speranza in un futuro migliore. La metafora di Mare fuori è questa: la speranza, la crescita, scavare a fondo e trovare i propri sentimenti».

I ragazzi di oggi

Com’è la vostra generazione? Cosa ne pensate? Domando. Artem è per la disciplina, che secondo lui manca oggi a molti ragazzi (l’attore è stato vittima di un agguato qualche anno fa a Napoli di notte in cui rimase ferito). «La disciplina è il fondamento della vita, altrimenti come possiamo avere una società migliore?». Ci hai messo tanta disciplina per diventare oggi quello che sei? Gli chiedo. «Io ci ho messo la fame» risponde. «La fame di poter essere una persona migliore e di poter portare qualcosa di buono nella società di oggi. Altrimenti che senso ha tutto questo successo, tutta questa fama?». Giuseppe aggiunge «spero solo che le persone che hanno sbagliato ritrovino la pace in se stessi, capiscano i propri errori».

Napoli superstar

Sarà l’effetto di questa serie e di tante altre (Gomorra, I bastardi di Pizzofalcone, L’amica geniale…), la musica e lo scudetto appena vinto, c’è un gran movimento intorno al capoluogo partenopeo. «Tutti quanti esultano Napoli, il turismo è aumentato, l’economia sta crescendo, tante produzioni scendono a girare a Napoli. Io sono felice e fiero di rappresentare Napoli nel mondo» dice Artem. Vivere a Napoli è bello, conferma anche Giuseppe: «La vita che c’è a Napoli non c’è da nessuna parte, è quel mix di emozioni che ti sovrastano. Soprattutto in questi ultimi anni. È cambiata anche nel giudizio delle persone. Prima era presa male da tutti. Quando dicevi che eri di Napoli per molte persone eri considerato un delinquente, adesso fortunatamente non è così, almeno spero. E io mi sono reso conto che Napoli è cresciuta ed è stata capita finalmente, non solo da chi ci abita. A Napoli c’è bellezza e rarità».

Come vivono la fama Giuseppe e Artem

«La fama è bella, è bello vedere le persone che ti seguono e ti ammirano, ma comunque non ti dà nulla» dice Giuseppe. I tuoi genitori? «Sono felici ma anche loro non si aspettavano una popolarità così veloce. Però non sono diventato all’improvviso grande, per loro sono sempre Giuseppe, il piccolo di casa». E tu Artem hai paura di perdere la popolarità? «No, affatto. Se domani dovessi morire sono felice, perché ho lasciato un segno, ho dato emozioni, ho acceso il cuore di qualcuno, gli ho cambiato magari la giornata. Sono felice così». Ma quanto c’è di te nel tuo personaggio? Chiedo a Giuseppe: «Poco, io e Micciarella siamo persone del tutto differenti. Anche se comunque bisogna trovare un punto di incontro tra la persona e il personaggio». Però la dolcezza un po’ c’è. «Ancora non è uscita del tutto in Micciarella». E tu Artem? Quanto ci hai messo di tuo in Pino? «Lì ci sta solo l’anima. Il carattere e le azioni sono cose scritte».

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