Festival di Cannes 2021: i film sì e quelli nì

Al Festival di Cannes sono stati presentati film molto attesi, rimandati a causa della pandemia. Alcune pellicole hanno deluso, altre sono da mettere in agenda per la prossima stagione. Ecco le storie e i nostri consigli

“Tre piani” di Nanni Moretti: sì

Con la première di Nanni Moretti, unico italiano in concorso con “Tre piani”, proprio nel giorno delle finali sportive di Wimbledon e Wembley. «Mi avete generosamente attribuito qualità profetiche» ha detto scherzando ai giornalisti. «E già quattro anni fa, iniziando a lavorare sul film, sapevo che l’11 luglio 2021 l’Italia se la sarebbe giocata su tre piani: tennistico, calcistico e cinematografico». Tratto dall’omonimo romanzo di Eshkol Nevo (ed. Neri Pozza), applaudito per 11 minuti alla première ufficiale, il film racconta le vicende di tre famiglie che vivono nello stesso condominio e subiscono le conseguenze di ossessioni e rigidità soprattutto degli elementi maschili: Riccardo Scamarcio è tormentato dall’ipotesi che la figlia sia stata molestata da un anziano vicino di casa, che l’ha portata in un parco di sera ma ne ha perduto la memoria; Adriano Giannini, eternamente lontano da casa per lavoro, non riesce ad andare incontro alle esigenze della compagna e neo-mamma (Alba Rohrwacher), che soffre profondamente di solitudine, né a riconciliarsi con il fratello con il quale ha litigato anni prima; Nanni Moretti (attore oltre che regista) è un giudice inflessibile tanto nel lavoro quanto in famiglia e, dopo un incidente del figlio in stato di ubriachezza, decide di allontanarlo per sempre imponendo alla moglie (Margherita Buy) di scegliere uno dei due. «Gli uomini sono fermi e ostinati nelle loro decisioni, mentre le donne sanno cambiare, trovando il modo di andare incontro agli altri e verso il futuro» ha detto il regista. «Per me “Tre piani” è un inno alla vita, invita a uscire dalle chiusure: dopo la pandemia è ancora più necessario aprirsi al mondo e agli altri». “Tre piani” uscirà nei cinema il 23 settembre. Da vedere soprattutto per i morettiani di ferro, pronti a seguire “l’ultimo capitolo”, come dice lui, di un’unica storia, più doloroso, con un’avvertenza: stavolta manca la sua ironia.

Adriano Giannini, Elena Lietti, Margherita Buy, Nanni Moretti, Alba Rohrwacher e Riccardo Scarmarcio
Adriano Giannini, Elena Lietti, Margherita Buy, Nanni Moretti, Alba Rohrwacher e Riccardo Scarmarcio

“Benedetta”, storia erotica tra suore: no

Come in ogni edizione del festival pre-pandemia, non mancano scandali, capolavori annunciati e successi mancati. “Benedetta” di Paul Verhoeven (regista di “Basic Instinct”) è arrivato con l’attrattiva del film d’autore con scene voyeristiche: è la storia vera di una suora vissuta tra il Cinquecento e il Seicento, Benedetta Carlini, processata per blasfemia e per i rapporti sessuali con una consorella. Il regista si è scandalizzato dello scandalo, visto che tutto è davvero avvenuto e che «la Chiesa ha coperto per secoli i suoi peccati, dalle Crociate ai preti pedofili». Il suo intento più eretico che erotico è quello di sondare il rapporto tra spiritualità e tentazione, tra misticismo e sessualità, ma le scene hot scivolano a tratti nel ridicolo (c’è pure una statuetta della Madonna usata a fin di piacere). Se proprio siete curiose sappiate che non è ancora prevista la distribuzione italiana. 

Paul Verhoeven con Daphne Patakia e Virginie Efira
Paul Verhoeven con Daphne Patakia e Virginie Efira

“The French Dispatch” di Wes Anderson: sì

Il capolavoro annunciato è “The French Dispatch” di Wes Anderson (“Grand Budapest Hotel”), da oltre un anno pronto per la Croisette con un bel gruppo di stelle hollywoodiane: Bill Murray, Tilda Swinton, Frances McDormand ed Edward Norton, i suoi preferiti da sempre, oltre a Benicio Del Toro, Elizabeth Moss, Léa Seydoux e Timothée Chalamet. Il film è «una lettera d’amore ai giornalisti, nella sede di una rivista americana nella Francia del XX secolo». Anderson l’ha girato come omaggio al “The New Yorker” e ai reportage dei suoi giornalisti-scrittori, trapiantati nella finzione a Ennui-sur-Blasé (come lo stesso regista, che ora vive in Francia) dove si occupano di cronaca e cultura per il supplemento di un quotidiano americano (il French Dispatch appunto). Alla morte del direttore (Murray), la redazione decide di ripubblicare i migliori reportage: la storia di un artista ergastolano (Del Toro), il rapimento del figlio di uno chef, le rivolte studentesche del Sessantotto, tutto “impaginato” nella grafica del giornale come se lo si sfogliasse. Raffinatissimo anche se fin troppo denso di dettagli e velocissimo nel racconto, uscirà da noi l’11 novembre.

Timothée Chalamet, Wes Anderson, Tilda Swinton, Bill Murray
Timothée Chalamet, Wes Anderson, Tilda Swinton, Bill Murray

“Flag Day” di Sean Penn: nì

Infine, la grande delusione: Sean Penn, regista e attore di cui era attesissimo il ritorno con “Flag Day” insieme alla figlia Dylan, che lui stesso ha diretto da protagonista e che, guarda caso, racconta di una figlia alle prese col padre rapinatore di banche e grande truffatore (lui). Chi si aspettava un film intenso come il suo “Into the Wild” (2007) ha dovuto ricredersi a colpi di sonno e di riprese contemplative, ora delle praterie, ora della figlia Dylan. La modella e attrice 30enne modella e attrice, nata dal matrimonio di Penn con Robin Wright, è al suo debutto come protagonista insieme al fratello Hopper Jack, che però ha una parte minima. Il tema è l’amore filiale che perdona i cattivi padri, ma l’unico merito del film – almeno per la famiglia Penn – è mostrare le doti della bella, e pure brava, Dylan.

Sean Penn e la Figlia Dylan
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