Janis Joplin concerto-Memphis-Tennessee-1968
Janis Joplin (1943 - 1970) in concerto a Memphis, Tennessee, il 20 dicembre 1968

Janis Joplin, la ragazza con il blues dentro

Libertaria, ribelle, un mix di gioia e rivoluzione: 50 anni fa moriva giovanissima Janis Joplin, una delle cantanti simbolo della “generazione Woodstock”. Celebrata ancora oggi dalla cultura rock

Chi era Janis Joplin

Quando sei una ragazzina esclusa e derisa dai coetanei, e hai la ventura di nascere e crescere in una cittadina del Sud degli States, popolata da poche anime annoiate, l’unico scopo che si profila davanti è quello di attendere l’età giusta per la fuga, e bruciare le tappe verso l’età adulta. Se poi Madre Natura ti ha dotato di un bene formidabile come una voce ancora da scoprire, ma nel frattempo non piaci né a te stessa né agli altri, la vita sembrerà ancora più dura, da restituire con tutti i tormenti e i dolori del caso appena saranno gettati alle spalle i vincoli e gli ancoraggi da una famiglia di stretta osservanza religiosa.

Un ritratto dell’artista scomparsa a 27 anni, il 4 ottobre 1970, in una stanza d’hotel. È la fo
Un ritratto dell’artista scomparsa a 27 anni, il 4 ottobre 1970, in una stanza d’hotel. È la foto di copertina del libro Janis – La biografia definitiva di Holly George Warren (DeAgostini)
© Christie’s Images

Janis Joplin, la più formidabile espressione del canto bianco – dietro un perfetto travestimento da nera – nasce a Port Arthur, in Texas, nel gennaio 1943, sotto il segno del Capricorno: ha il blues dentro, anche ben prima di accorgersene e di urlarlo, piangerlo dentro un microfono. E saranno gli avventori dei club di Austin, centro universitario a forte trazione musicale, i primi a prendere atto di quelle doti espressive ruvide, aspre, ineducate, sporche di rabbia e di frustrazione, che caratterizzeranno la breve, folgorante carriera di un’altra artista volata via troppo presto. In 4 anni e 4 dischi, la stessa misura di Jimi Hendrix, Janis Joplin riesce a condensare presso le platee dell’epoca una carica estetica e di contenuto più unica che rara, restando ben radicata nell’immaginario collettivo delle culture rock fino ai giorni nostri.

Janis Joplin concerto con Full Tilt Boogie Band
Janis Joplin in concerto con la sua ultima band, i Full Tilt Boogie Band

Janis Joplin era un simbolo del movimento psichedelico californiano

Quanto giunge a noi, a 50 anni tondi dalla morte – il 4 ottobre 1970, fulminata da un cocktail di eroina, morfina e whisky, nella stanza 205 del Landmark Motor Hotel di Hollywood – sono alcune sublimi interpretazioni di blues moderno, dove straziare mirabilmente standard come Summertime (sì, quella di George Gershwin, dall’album Porgy and Bess), Ball and Chain o Me and Bobby McGee, o tracce minori, laterali, illuminate dalle sue esecuzioni, piegate da un’anima ostaggio di dipendenze, alcolismo e una somma di travagli autodistruttivi.

Janis Joplin resta – insieme a un pugno di brani mai moltiplicatisi con la progressione forsennata delle pubblicazioni postume di Jimi Hendrix, scomparso appena 2 settimane prima di lei – uno degli esempi più classici, e devastati, della controcultura dei Sixties: un simbolo del movimento psichedelico californiano, frutto di quella San Francisco dove ufficialmente debutterà a capo dei Big Brother and the Holding Company, il gruppo più affidabile con cui lavorò, nel giugno 1966.

Janis Joplin Porsche 1969 circa
Janis Joplin con la sua Porsche nel 1969 circa

Punta di un iceberg disordinato e affascinante di rock, psichedelia e disperazioni quotidiane, Janis Joplin ha rappresentato lungo poche decine di canzoni un universo palpitante, con il battistrada di una vocalità duttile e superba, straordinaria negli strappi, manovrata come uno strumento accordato su un sound acido, a seconda delle esigenze e della platea fronteggiata.

Immortalata dalle cineprese in alcuni festival, da Monterey Pop a Woodstock, che ne hanno replicato il messaggio all’infinito e che hanno contribuito a definirne il carisma, anche grazie al look, rimasto un cult transgenerazionale: da consultare nelle performance sul palco, ma anche nella sua ultima apparizione televisiva, al Dick Cavett Show (ora su YouTube) il 3 agosto 1970, dove la ritroviamo sorridente, lievemente fuori giri, una gran cascata di capelli colorati di rosso, verde, blu, generoso assortimento di anelli, collane, bracciali e un abito ampio a celare i chili di troppo che la assillavano fin dall’adolescenza. Capace, nel lascito artistico, di mantenere una dimensione vintage e attualissima, con alcune registrazioni di pura sofferenza e passione – si ascoltino tracce come I need a man to love, Piece of my heart o Somebody to love, dove i titoli non sono casuali – preferibilmente disseminate nella produzione dal vivo, quando la voce si inerpica e vola libera, senza rete.

Voleva essere amata, desiderata, ascoltata

Originale, unica, pur con debiti di riconoscenza verso altre figure femminili che aveva ascoltato e amato alla perdizione (più Bessie Smith, di cui acquista la lapide in segno di deferenza, che Aretha Franklin, spesso evocate nelle interviste), Janis Joplin verrà anche considerata un esempio protofemminista: libertaria, ribelle al naturale, un tramite di gioia e rivoluzione che si manifesta anche nel privato, una catena di amori voraci, sbagliati, uomini e donne incontrati e presto abbandonati.

Janis Joplin Londra 1969
Janis Joplin a Londra nel 1969

Il suo anticonformismo nell’arte e nella vita quotidiana, la spirale di partner musicali cambiati in continuazione sottolineano le continue collisioni tra Janis e l’ambiente cui pure orgogliosamente apparteneva: un ulteriore aspetto di vicinanza ad Amy Winehouse, altro angelo dannato bruciatosi a gran velocità, esponente anche lei del “Club 27”, artisti illustri che non hanno varcato quel confine anagrafico: Jimi Hendrix, Jim Morrison, Brian Jones, Kurt Cobain, solo per citare i più celebri.

Per saperne di più su Janis Joplin

Per saperne di più di quella ragazza difficile e stremata dall’esistenza ci sono diversi libri, come il recentissimo Janis – La biografia definitiva di Holly George Warren, e poi qualche documentario: il più semplice da recuperare è Janis della regista Amy Berg (in Italia con la voce narrante di Gianna Nannini). Qui si fotografano con disarmante realismo le vette e gli abissi di una creatura fuori dagli schemi, che non avrebbe voluto commemorazioni, ma soltanto essere amata, desiderata e ascoltata.

La famiglia di Janis Joplin

Janis Joplin famiglia
Janis Joplin con il padre Seth e la sorella minore Laura nel 1949
© Fantality Corp.
Janis Joplin famiglia
Janis Joplin con la mamma Dorothy a Porth Arthur, in Texas, insieme ai fratelli
© Fantality Corp.

La sua prima band

Janis Joplin con la sua prima band
Janis Joplin con la Big Brother and The Holding Company nel 1966, durante un tour negli Usa. La foto è tratta dal libro Janis – La biografia definitiva di Holly George Warren (DeAgostini).
© Lisa Law/Cache Agency

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