Robert Redford: 80 anni di stile e bellezza

Lo abbiamo amato e ammirato. Perché Robert Redford è uno tra i più belli e bravi di sempre tra i divi di Hollywood. E ancora oggi, che ha compiuto 80 anni, non perde un briciolo di classe e professionalità

Il tempo è un bastardo: ma in qualche rara occasione, può essere gentile. Robert Redford compie 80 anni, e continua a essere nell’immaginario del pubblico uno dei belli di Hollywood, un ruolo (uno dei pochi, nella sua carriera) di cui non gli è mai davvero importato.


Nato il 18 agosto 1936 in California, biondo, occhi azzurri, origini borghesi e grande passione per l’arte, ha incarnato a lungo l’uomo ideale, fin dai lontani tempi di A piedi nudi nel parco (era il 1967), trasposizione cinematografica della pièce di Neil Simon. Ma anche oggi che è uno dei pochi, grandi vecchi del cinema americano a non avere perso fascino, c’è molto da dire su di lui e sul suo antidivismo tranquillo.

Redford (nome completo Charles Robert Junior Redford), nel suo viaggio che comprende ormai 6 decenni di cinema, ha inanellato successi di ogni tipo.


Come eravamo

I 3 giorni del condor

La caccia

Spy Game

Il drago invisibile

La mia Africa

Leoni per agnelli

L’uomo che sussurrava ai cavalli

Corvo rosso non avrai il mio scalpo

Lo strano mondo di Daisy Clover

Proposta indecente

Il grande Gatsby

Captain America

Bucht Cassidy e Billy the kid

Brubaker

A piedi nudi nel parco

All is lost

Quell’ultimo ponte

Il cavaliere elettrico

I signori della truffa

Pericolosamente insieme

Tutti gli uomini del presidente

Photogallery a cura di Mara Minoia

Come attore, amato della critica e dal pubblico, ha avuto il tocco felice nello scegliere film e partner, ed è sempre sembrato adeguato. Impossibile non ricordarlo negli anni Settanta in versione sentimentale con Barbra Streisand, nello struggente Come eravamo (citato moltissimi anni dopo dalle sboccacciate e romantiche ragazze di Sex & the City come film di riferimento) o ne Il grande Gatsby.

Ma l’impegno civile e politico che lo ha sempre contraddistinto lo porta a essere perfetto per pellicole come I tre giorni del condor o Tutti gli uomini del Presidente (1976) a fianco di Dustin Hoffman. E’ proprio Redford a comprare per 450 mila dollari, prima dello scandalo Watergate, i diritti del libro da cui è tratta la pellicola.

Quando decide di passare dietro la macchina da presa lo fa raccontando la famiglia, i dolori che non passano e le mille fatiche dell’esistenza quotidiana: in Gente comune, esordio alla regia del 1980, non recita, e chiama a lavorare per lui Donald Sutherland, Mary Tyler Moore, Timothy Hutton. Vince l’Oscar come miglior regista e l’Oscar per il miglior film dell’anno.

Nel 1992 il suo Quiz Show (con Ralph Fiennes e John Turturro) riceve altre nomination. Nel 1998, alla quinta regia, con un melodramma un po’ ruffiano sbanca i botteghini: L’uomo che sussurrava ai cavalli, tratto dal best seller di Nicholas Evans, vede nel cast anche una Scarlett Johansson ancora bambina.

In tutto questo tempo non perde mai lo sguardo attento su quello che accade nel mondo: attivista dem, tosto ecologista ante litteram, fondatore nel 1990 del Sundance Film Festival che promuove e ispira il cinema indipendente. Il Sundance (il nome viene dal suo baffuto personaggio in Butch Cassidy) ha lanciato registi come Tarantino, Kevin Smith, Christopher Nolan e Darren Aronofsky.

Ha detto anche molti no, in carriera, e forse di qualcuno si è pentito, ma senza mai darlo a vedere. Rifiuta Il laureato (1967), Love story  (1970), Il giorno dello sciacallo (1973), ma dirà sempre sì al migliore amico Sidney Pollack, conosciuto da ragazzo, che lo dirige in molti film straordinari tra cui appunto il nostalgico Come eravamo nel 1973 e La mia Africa del 1985, dove forma con Meryl Streep-Karen Blixen una coppia di luminosa bellezza.

La sua vita privata non è stata sempre tranquilla, ma “il ragazzo d’oro”, come veniva chiamato fin da adolescente per via della chioma e l’attitudine fortunata, ha sempre cercato di tenere lontani gli scandali. Ha solo 21 anni quando sposa Lola Van Wagenen: avranno 4 figli (uno morto a pochi mesi), divorzieranno nel 1985 dopo un’unione trentennale. Ha una liaison con l’attrice Sonia Braga, e nel 2009 si risposa con l’artista tedesca Sibylle Szaggars, di 22 anni più giovane.

Nel 2013 è il protagonista unico, su una barca alla deriva, di All is Lost, dove il solo contraltare è per lui (all’epoca -nota bene- aveva 77 anni) la furia del mare aperto. C’è molto di Redford in questa scelta: il regista J.C. Chandor è uno di quelli passati per il Sundance Film Festival. Quando si salutarono, il divo disse all’allora 37enne Chandor: «Se fai qualcosa, chiamami». Il ragazzo 2 anni dopo lo chiamò, senza alcuna speranza e con un budget esiguo: e Redford accettò senza batter ciglio.

L’uomo d’oro, virile senza mai essere macho, che ha saputo con miracoloso equilibrio non farsi inghiottire dallo star-system, ha incrociato in carriera le attrici più fascinose e iconiche di varie generazioni: eppure la coppia perfetta l’ha formata con un uomo, Paul Newman. In Butch Cassidy (1969) e 4 anni dopo ne La stangata (7 premi Oscar) sono il duo perfetto, quello che ancora oggi incarna la Hollywood dell’epoca d’oro, ma anche un esempio di bellezza maschile senza tempo, sfrontata e priva di tormenti, mascolina e quasi immortale. Lontana anni luce da ogni stereotipo.

Redford, a differenza di altri coetanei (Gene Hackman, Sean Connery) non si ferma: è tra gli interpreti di Il drago invisibile di David Lowery, in uscita in questi giorni, in cui è un anziano falegname che da anni racconta ai bambini storie di un drago che abita nella foresta. Nel 2017 arriverà, distribuito da Netflix (online e nei cinema) The Discovery, film che intreccia fantascienza e amore, in cui ha il ruolo di uno scienziato.

Come eravamo, ma anche come siamo…



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