sindrome accumulo

Quando accumulare diventa una compulsione

Arriva dagli USA e fa parte delle dipendenze senza droghe. Si tratta della compulsione ad accumulare tante cose fino a rendere invivibile la propria casa. Ne parliamo con il Prof. Roberto Pani, uno dei primi psicoterapeuti ad aver studiato questo fenomeno in Italia

Sepolti in casa

Accumulare oggetti, gadget e mobili fino a non potersi muovere in casa. Persino cibi che poi vanno a male. Non stiamo parlando del normale collezionismo, ma di una dipendenza, che ha un carattere patologico, e che incide pesantemente sulla qualità della vita.

Ne parliamo con il professore Roberto Pani, docente di Psicologia Clinica all’Università di Bologna, uno dei primi studiosi in Italia della dipendenza da accumulo, che in psicologia è nota come sindrome di hoarding.

Di cosa si tratta?
“È una tendenza ad accumulare in modo compulsivo tutto ciò che si possiede e che si acquista, senza buttare mai nulla. È molto diffusa nell’America del Nord e in Europa. Un po’ meno in Italia. Con il tempo la tendenza ad accumulare e il bisogno di accaparrare oggetti si fa sempre più urgente, sino a connotarsi come un disturbo compulsivo”.

Accumulare oggetti a dismisura

Qual è lo scopo di accumulare oggetti?

“Quello di mantenere il possesso a dismisura su una quantità di oggetti e gadgets, quali: gingilli, soprammobili, vecchi giornali, scatolette di cibo e farmaci scaduti, giocattoli di quando erano bambini, vecchissimi vestiti, libri sporchi e tanto altro. A mano a mano che trascorrono gli anni, i cibi non consumati del tutto, e abbandonati in casa, finiscono per avariarsi o seccarsi, producendo cattivi odori – dice il Prof. Pani”.

Motivi psicologici della sindrome di accumulo

Accumulare oggetti sino a esserne sepolti è un comportamento molto strano, oltre che patologico.

Che cosa c’è alla base della sindrome di accumulo?

All’origine, negli accumulatori compulsivi c’è una forte simbiosi con la madre mai del tutto risolta. Una perdita affettiva importante può far scatenare l’angoscia di non volere perdere più nulla. E così, queste persone – già disturbate – sentono il bisogno di trattenere e di accumulare. Questo comportamento risponde al bisogno di non sentirsi depauperati, deprivati di affetto e privati del possesso.

Accumulare non vuol dire collezionare

“Occhio a non confondere l’accumulatore compulsivo con il collezionista, il quale, malgrado in alcuni casi possa mostrare una certa ossessività di controllo, rimane tuttavia molto attivo, selettivo e consapevole nel cercare gli oggetti da collezione – precisa l’esperto nelle compulsioni.

La persona affetta da dipendenza da accumulo, invece, conserva gli oggetti feticcio perché spinta da un bisogno compulsivo e impellente di accumulare. La differenza consiste nel fatto che il collezionista vero e proprio esprime delle preferenze; l’hoarder (colui che accumula patologicamente ndr) si lascia sopraffare passivamente dall’accumulo di ciò che chiunque avrebbe considerato rifiuti orripilanti e maleodoranti.

Ad un’osservazione psicologica clinica, gli accumulatori compulsivi si riconoscono in quanto desiderosi di accumulare oggetti ormai “degenerati”.

Alcune aree della loro personalità sembrano fondersi con oggetti accumulati e lasciati marcire, come se questi offrissero sicurezza.

Quindi, accumulare non va scambiato né con il collezionare né con l’essere disordinati?

“Certo che no –  perché stiamo parlando di una patologia che si inscrive in una precisa storia clinica psicologica, e che ha delle connessioni specifiche con questo sintomo compulsivo di dipendenza passiva.

Non si tratta nemmeno di non riuscire a mettere ordine nella propria casa.” – conclude il Prof. Roberto Pani.

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