Ape sociale donna: bonus per le lavoratrici con figli

Il consiglio dei ministri inserisce nella manovra finanziaria, e nel progetto di legge sul Bilancio, un'agevolazione per l’accesso all’Ape sociale delle donne lavoratrici con figli

Il tema delle pensioni continua a tenere banco e a dividere. Nella manovra finanziaria ci sono novità positive per le donne lavoratrici con figli e una conferma che è invece contestatissima da sindacati e partiti di minoranza: l’età della pensione resterà agganciata all’aspettativa di vita (salvo ripensamenti o ribaltoni in sede di dibattito e voto parlamentare) e dunque la prima aumenterà in modo proporzionale all’innalzamento della seconda.

Ape sociale per le lavoratici mamme: le novità

Per chiedere l’Ape sociale – l’indennità che accompagna verso la pensione alcune categorie di lavoratori, disoccupati, grandi invalidi e caregiver – uno dei requisiti di base è l’aver versato di 30 anni di contributi (o 36 anni per gli addetti a lavori faticosi e pesanti nell’ultimo periodo di attività). Per le donne lavoratrici e mamme, sempre che abbiamo compiuto 63 anni e rispettino gli altri parametri prefissati, per il 2018 verrà introdotta una agevolazione: potranno “scalare” 6 mesi di contributi per ogni figlio, fino a un massimo di 2 anni (il che porterebbe gli anni di contributi richiesti a 28 o 34 anni, come base minima). La riduzione è inserita nella manovra finanziaria messa a punto dal Governo e scatterà dopo l’approvazione da parte del Parlamento, a meno che ci siano correttivi in corsa.

Troppo basso lo sconto per le donne

Da più parti, per l’Ape donna era stato chiesto uno “sconto” di 3 anni contributivi. Ne sono arrivati 2. Un compromesso ritenuto accettabile, con qualche distinguo. “E’ un piccolo passo in avanti – commenta Elisa Rebecchi, responsabile tecnico della Inca Cgil di Milano – ma è sempre un palliativo rispetto alla doppia attività svolta dalle donne, in casa e fuori, e ai diritti che ne dovrebbero derivare”.

Le pensioni restano agganciate alle aspettative di vita

Intanto piovono critiche e contestazioni su un altro passaggio della manovra finanziaria. Il Governo ha confermato il meccanismo di progressione dell’età pensionabile, lasciandolo agganciato all’aumento delle aspettative di vita. Cresceranno di pari passo, senza correttivi, sulla base delle proiezioni certificate dall’Istat. E dall’anno prossimo, come è noto, saranno unificati i destini di uomini e donne in uscita dal mondo del lavoro: andranno tutti in pensione a 66 anni e 7 mesi (escluse alcune categorie professionali). Dal 2019, salvo diverse indicazioni dall’Istituto di statistica, l’età pensionabile salirà ancora, a 67 anni. “La delusione – commenta sempre Rebecchi – è totale, perché questo sistema di calcolo andava e va rivisto, abolito. La nostra posizione, contro, è nota. Abbiamo già intrapreso alcune azioni di protesta, stiamo valutando nuove iniziative”.

Troppe le domande di Ape sociale bloccate

Polemiche stanno accompagnando anche le istruttorie sulle domande di Ape sociale (11.668 da parte delle donne, contro le 28.109 degli uomini) arrivate all’Inps assieme a quelle dei lavoratori precoci (3.732 da donne e 22.900 da uomini). Dopo la denuncia dell’Inca Cigl – “respinte 8 richieste su 10” – il ministero del Lavoro ha chiesto all’Istituto di previdenza di rivedere le pratiche delle istanze bocciate e di riesaminarle utilizzando criteri di valutazione meno rigidi.

“Meno burocrazia, più elasticità in concreto”

Elisa Rebecchi, la rappresentante milanese del patronato, rivela: “Non poche domande di Ape sociale sono state rigettate con motivazioni risibili, dettagli non sostanziali. I mancati accoglimenti vengono ricollegati a piccoli errori sanabili o alla mancanza di informazioni che invece sarebbero reperibili dall’Inps, con un minimo di buona volontà e di sforzo, nelle banche dati dello stesso Istituto di previdenza o in altri data base accessibili, oppure presso i datori di lavoro. Stiamo aspettando di vedere come verranno recepite, concretamente, le direttive ministeriali. L’augurio è che i criteri per l’accettazione delle domande diventino davvero più elastici e meno burocratici, nell’applicazione ai singoli casi. Stiamo parlando di persone in situazioni di grande difficoltà e bisogno”.

Uno sito e un forum per gli interessati

Il dibattito si sta accendendo anche online e in particolare nel forum aperto su un sito a tema, apesocial.it. Nelle pagine web dedicate all’indennità erogata dall’Inps, e nel profilo Facebook corrispondente, si trovano anche informazioni, schede pratiche, notizie, aggiornamenti.

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