Queste bambole (gonfiabili) non sono un gioco

Donne di silicone che si muovono grazie a un microchip. E neonati finti ma così realistici da essere portati in carrozzina. Il fenomeno delle dolls usate come amanti, amiche o figlie spopola sul web e conquista anche l’Italia. Una mania pericolosa?

Ci manca poco che s’inventano un mal di testa e si girano dall’altra parte. Le eredi 4.0 delle bambole gonfiabili sono robot ultra tecnologici capaci di imitare un’amante. E stanno per arrivare sul mercato di massa: il giro d’affari del sesso tecnologico vale già 30milioni di dollari ed è di qualche settimana fa l’annuncio che i sex robot di Sergi Santos, uno degli ingegneri-artisti appassionati di erotismo più conosciuti, saranno prodotti in serie. Sul versante opposto, quello delle culle, in Europa è boom delle Reborn, bambole che somigliano in maniera impressionante ai neonati. Frutto di una tecnica artistica molto particolare, il Reborning è nato alla fine degli anni Novanta negli Stati Uniti e adesso sta facendo impazzire le collezioniste italiane. Il mercatino online Shpock ha evidenziato un aumento delle vendite nell’ultimo anno mentre i gruppi Facebook e i canali YouTube italiani dedicati al tema si moltiplicano. Ma cosa c’è dietro questa passione per bambole (sexy o infantili) così realistiche da apparire inquietanti?

I sexbot che parlano con i “clienti”

Harmony, prodotta dall’Americana Real Doll, è il robot sexy più evoluto: può sostenere una conversazione completa, ricordare quello che il partner le ha detto in passato e cambiare personalità a seconda delle richieste. Eva, prodotta invece da Eden Robotic, non ha le misure di una pornostar come le altre ma l’aspetto di una donna normale. È chiaro che a queste bambole oggi si chiede più di un semplice soddisfacimento sessuale. «Si chiede cioè di mimare una vera relazione amorosa, un contatto, calore umano, quello che spesso un uomo ricerca in un’amante o in una prostituta» spiega Annalisa Viola, psicologa digitale. «Il mercato ha senso se si pensa che queste bambole sono acquistate da chi ha problemi relazionali o sociali, è solo o ha gusti troppo particolari perché una donna possa soddisfarli».

I costi spesso molto elevati

Caratteristiche che devono essere accompagnate anche da un bel conto in banca. Il prezzo di un sexbot arriva fino a 15.000 dollari. Giustificati da materiali e tecnologie sofisticati: i microchip che provocano reazioni al contatto, un computer vocale che risponde a tono alle provocazioni, il silicone che rende fluidi i movimenti e morbide le superfici. Dal Giappone, dove si vendono 2.000 bambole l’anno e fioccano reportage su chi le compra per compagnia più che per sesso, il mercato si è spostato prima in America e adesso in Spagna. La prova che una nicchia esista anche in Italia è la presenza del rivenditore “La bambola d’argento” che insieme alle sex doll cinesi (“Tutta da coccolare” è una delle frasi che ricorre più spesso nelle recensioni online dei clienti) propone anche un sexbot che geme, ruota lo sguardo e batte le palpebre: si chiama Z-Onedoll e costa 4.290 euro. «Difficile quantificare il mercato italiano, di certo è destinato a restare una nicchia: noi non abbiamo lo stesso rapporto degli orientali con le macchine» continua Viola. «E poi, oltre che costosi, i sexbot sono ingombranti. Alla lunga, su di loro avrà la meglio il virtuale sex, con occhiali e sensori. Più facile, camuffabile ed economico».

I bambolotti “reborn”

Hanno costi esorbitanti anche le bambole iperrealistiche che piacciono invece alle aspiranti mamme. Si chiamano Reborn e non hanno nulla di tecnologico al momento, solo un’impressionate somiglianza ai neonati veri. Costano fino a 1.500 euro e, anche in questo caso, suscitano a volte una passione discutibile. Su Facebook sono stati scovati gruppi di appassionate che raccontano esperienze vere con bambini finti: c’è chi li esibisce nella sala d’attesa del pediatra e chi simula il cambio pannolino al parco. «Alcune persone con le Reborn colmano una mancanza: al mattino postano foto su Facebook scrivendo “Il mio amore si è svegliato” oppure seguono la routine di pappe e pannolini. Donne anziane le acquistano per soddisfare il desiderio di vedere un nipotino nella culla» spiega Giorgia, 21 anni, in arte Ellis Grey, youtuber appassionata di Reborn che gestisce un canale in tema con oltre 46.000 iscritti. «Spesso si travalica il vero senso di queste bambole che sono opere d’arte da ammirare, collezionare, come quadri. Per quanto l’incredibile somiglianza ai veri neonati possa fare una certa impressione».

I kit da comprare online

Laura Cosentino è una delle artiste italiane più quotate del settore, membro di IIOra, associazione internazionale delle Reborn artist, e vincitrice di premi: «Io realizzo prototipi artigianali, ma molte scultrici creano kit di braccia gambe, testa e corpo dai calchi di immagini di bambini veri» spiega «Più sono rari e belli questi kit, più costa la bambola finita. Ma perché il risultato sia realistico occorrono esperienza e maestria. In Italia non ci sono corsi per acquisirle nonostante la richiesta crescente». Reborn e relativi pezzi si comprano soprattutto online: vanno molto le aste su Ebay, oppure i gruppi Facebook esclusivi come “Prototype & Limited Series Reborn Link”. In giro esistono anche modelli di scarsa fattura realizzati da principianti. «Il discrimine è il prezzo: i materiali, dal vinile per la pelle al mohair dei capelli, sono pregiati. A me costano circa 500 euro per bambola, poi serve un mese di lavoro». Come per ogni tipo di collezionismo anche per le Reborn ci sono fiere e contest, come il Reborn Doll Show di Bilbao dove è appena stato presentato un modello da 5.000 dollari: è dotato di sensori e tecnologie che mimano il respiro e la suzione del neonato.

La doll-therapy per i malati

In America è in corso un dibattito sull’uso dei neonati finti per superare un lutto infantile o l’impossibilità di avere figli. Ma gli usi scientificamente validati e consentiti sono solo quelli relativi alle malattie degenerative. «È dimostrato che, in casi come l’Alzheimer, le bambole possono ridare serenità e creare un canale comunicativo con gli assistenti» spiega Valentina Molteni, psicoterapeuta, e supervisore alla formazione in Doll Therapy in Italia. «Si usano le Empathy dolls, meno realistiche ma con materiali più morbidi».

I numeri del fenomeno

18 sono le versioni personalizzabili di Harmony, il sexbot più evoluto. Il suo creatore, Matt McCullen, stima di venderne 1.000 già il primo anno. 70.000 dollari il prezzo di un sexbot creato su commissione dall’azienda Real Doll sul modello di una donna vera. 120 euro il prezzo orario per provare una sex doll nella casa di appuntamenti aperta dall’azienda Lumi Dolls a Barcellona. 390 euro è il prezzo minimo di mercato per l’acquisto di una vera bambola Reborn.

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