Italiani, grandi consumatori di antibiotici

In Europa siamo il Paese con il più alto consumo di antibiotici, dopo Francia e Cipro, con una quantità doppia rispetto a Germania e Gran Bretagna. In particolare, 25 persone al giorno ogni 1000 abitanti assumono un antibiotico (Fonti AIFA, Agenzia Italiana del Farmaco). Il 13% dei farmaci assunti sono antibiotici.

Troppi, e non sempre sono prescritti dal medico. A volte, interviene un'errata automedicazione che fa più male che bene. Non solo al singolo individuo ma a tutta la popolazione.

Antibiotici: uso, non abuso

  • 27 11 2016

Quando e come vanno usati gli antibiotici? A cosa servono? Perché è bene non abusarne? A queste e altre domande rispondiamo a colloquio con l'esperta, che ci spiega come evitare i principali errori

Gli antibiotici vengono prescritti principalmente per le malattie dell’apparato respiratorio che rappresentano il 40% delle prescrizioni, le malattie del sistema genito-urinario (18,4%) e le malattie dell’apparato digerente il 13,6%.

Antibiotici, dall’etimologia greca anti-bios, vuol dire ‘”contro la vita”. Già, ma quale vita?

«Quella dei batteri – risponde la dottoressa Mirella Sansoni, Farmacista di Bologna – in particolare, gli antibiotici distruggono la vita dei batteri attraverso due meccanismi di azione principali: l’azione battericida che consente di uccidere i batteri, inibendone la formazione; l’azione batteriostatica che limita la formazione dei batteri, senza ucciderli, ma impedendone la replicazione».

Quando si usano gli antibiotici?

Esclusivamente quando è in corso un’infezione di tipo batterico, e non di altro tipo (virale, micotiche, parassitarie ecc). È proprio in questo passaggio l’origine dell’abuso degli antibiotici: la loro somministrazione quando non è necessario.

Curare un’infezione non batterica con gli antibiotici non solo è inutile, ma è anche dannoso.

Come faccio a capire che ho un'infezione batterica?

Come faccio a capire che ho un’infezione batterica?

«Non sono io utente di farmaci, o se preferite paziente, che devo capirlo. E nemmeno il farmacista – prosegue l’esperta –  È solo il medico la figura professionale preposta a visitare il paziente per comprendere se è in corso un’infiammazione batterica o di altra natura».

Ecco perché gli antibiotici devono essere usati solamente dietro prescrizione medica.

Spesso sono i pazienti che usano gli antibiotici in modo improprio, con il tentativo di curare un’infezione virale, per la quale è necessario un altro tipo di farmaco. Tutto questo suffragato dal dannoso fai-da-te o dai suggerimenti di conoscenti e vicini di casa (o ancora di amici virtuali, nell’era contemporanea dei Social Network).

Solo il medico può prescrivere gli antibiotici

È normale che il paziente, non avendo la formazione adatta, può essere tratto in inganno da un raffreddore per esempio e desiderare di mettersi al sicuro con l’antibiotico. Ma è sbagliatissimo.

Però a volte il medico prescrive l’antibiotico anche quando è in corso una banale influenza

In realtà non lo fa per quella infezione in sé (l’influenza), ma solo per le eventuali complicanze che possono subentrarvi, come ad esempio la polmonite. Viene prescritto l’antibiotico quando si manifesta il primissimo sintomo di un’infezione batterica.

«Ma è solo il medico in grado di stabilirlo, non il farmacista» ribadisce la farmacista Mirella Sansoni.

Quando non vanno usati gli antibiotici?

– Quando sono in corso infezioni non batteriche, ma virali, micotiche, parassitarie ecc.

– Gli antibiotici non sono mai prescritti a scopo preventivo, nemmeno nell’anziano.

– Vengono prescritti dal medico qualora ci sia un primo sintomo di complicanza di origine batterica (è solo il medico in grado di stabilirlo).

No all’automedicazione, dunque, e nemmeno al ricorso al farmacista, perché gli antibiotici fanno parte di una categoria di farmaci che i farmacisti, secondo il codice deontologico, non possono somministrare all’utente che ne chiede l’utilizzo senza prescrizione medica.

Qual è la durata della terapia antibiotica?

La lunghezza è variabile: alcune terapie sono di 3 giorni, e non ci si può sbagliare perché le confezioni sono da 3 compresse.
È il caso dell’azitromicina, l’antibiotico di nuova generazione.

Gli altri antibiotici tradizionali si usano per un minimo di 5 giorni fino ad un massimo 14 giorni, sempre dietro la prescrizione del medico.
L’amogsicillina invece va somministrato per 6/7 giorni.

Cosa succede se l’antibiotico viene sospeso prima del tempo prescritto dal medico?

Alcune persone in effetti sospendono l’antibiotico appena stanno meglio: in questo modo si procurano un danno perché non portando a termine la terapia, non le danno il tempo di debellare il batterio responsabile dell’infiammazione, che nel frattempo continuerà ad instaurare i suoi effetti rischiosi per la salute.

E se invece si ritarda nell’assunzione?

Pur restando ferma la regola che bisogna essere precisi nell’orario di assunzione, non succede nulla se ci si sfasa di un’ora o poco più. L’importante è assumere le dosi prescritte.

Quali sono gli effetti collaterali degli antibiotici?

Quali sono gli effetti collaterali degli antibiotici?

Si instaurano a seconda del tipo di antibiotico, durante una normale terapia antibiotica. I più comuni sono mal di stomaco, nausea, vomito e diarrea. Per questo motivo sono associati a gastroprotettori, che proteggono le pareti dello stomaco, e a fermenti lattici che ristabiliscono la flora batterica intestinale, della quale l’antibiotico ne provoca una depauperazione.

Un altro effetto collaterale è dato dalle cosiddette sovrainfezioni, quando cioè all’infezione batterica se ne sovrappone un’altra e si somma a causa degli effetti collaterali degli antibiotici (come ad esempio la candida che è data da funghi).

Si possono manifestare inoltre delle reazioni allergiche fino ad arrivare allo shock anafilattico, ma solo in caso di accertate allergie ad un tipo di molecola, e non agli antibiotici in sé.

Per quanto riguarda la fotosensibilità è relativa solo alle tetracicline.

Che succede se si abusa di antibiotici?

Se per abuso intendiamo uso prolungato della terapia oltre il tempo stabilito dal medico, si verifica una possibile maggiore evidenza degli effetti collaterali al farmaco.

Se invece per abuso si intende l’uso improprio degli antibiotici quando non è necessario, i rischi diventano più seri, e non solo per il singolo individuo, ma per l’intera collettività.

«L’abuso degli antibiotici – spiega la dottoressa Sansoni – provoca la resistenza del batterio all’antibiotico. Ciò vuol dire che una molecola antibiotica specifica, se abusata, non sarà più efficace contro quel batterio, poiché questo svilupperà una resistenza, diventando ‘potente e invincibile’, per usare un lessico da guerra.
In altri termini, l’effetto dell’esistenza si instaura fra la molecola dell’antibiotico e il batterio divenuto resistente. Il danno quindi non è solo al singolo individuo, che non potrà più curarsi con quel tipo di antibiotico, ma per tutti. Abusano degli antibiotici si azzera piano piano l’efficacia degli stessi, e si moltiplica la potenza dei batteri».

L'abuso degli antibiotici è un danno alla collettività

L’abuso degli antibiotici è un danno alla collettività

È importante sottolineare che abusando degli antibiotici (quando non è necessario) non si procura del male solo a se stessi ma anche alle altre persone, comprese le generazioni future.

«Si tratta di un discorso ecologico – chiarisce l’esperta – ad un certo punto si esauriscono le scorte di antibiotici. Questo è un dato comprovato dall’OMS (Organizzazione Mondiale della Sanità), che ha rilevato che la resistenza agli antibiotici è arrivata ad un punto critico. Da un lato gli studi in campo farmaceutico si sono arenati, dall’altro lato non sono state prodotte nuove molecole».

Il fenomeno della resistenza agli antibiotici va più in fretta della ricerca su come sconfiggere i batteri. Inoltre, bisognerebbe abituarsi a considerare gli antibiotici come un bene non rinnovabile.

Perché si abusa di antibiotici, allora?

«Alcune persone tendono ad abusarne perché si sentono più tranquilli – spiega la dottoressa Sansoni – Altri li prendono erroneamente a scopo preventivo. Qualcun altro ancora si fida dei consigli sbagliati dei conoscenti, dimenticando che l’unico che va ascoltato in fatto di antibiotici è il medico, e nemmeno il il farmacista».

Ma qualcuno lamenta che i medici prescrivono troppi antibiotici.

«È corretto che il medico che lo faccia al primo sintomo di infezione batterica, per evitare complicanze gravi. Non va dimenticato che il compito del medico non è certo una passeggiata, soprattutto se si tratta di pediatri – aggiunge l’esperta – Senz’altro altro il Ministero della Sanità si è accorto dell’abuso nei bambini al di sotto dei 3 anni. E se parliamo di bimbi di età inferiore all’anno di vita, le complicanze possono essere serie, come ad esempio l’asma bronchiale».

Riproduzione riservata