L’antibiotico è un farmaco particolare che non può essere assolutamente usato una tantum, ma necessita di un’assunzione regolare. Interrompere l’antibiotico ne vanifica i poteri curativi e in più crea nuove classi di germi resistenti ai farmaci.

Il compito dell’antibiotico è quello di attaccare il DNA del microrganismo patogeno e disgregarlo. Per raggiungere questo risultato l’antibiotico ha bisogno di qualche giorno di tempo e deve essere preso in più dosi regolari.

Quando non si conclude una cura, l’antibiotico interrompe l’intervento sul DNA nemico e questo – anche grazie all’azione dei radicali liberi creati dal medicinale stesso – si rigenera, si trasforma e diventa più aggressivo.

Quando servono gli antibiotici

Ciascun antibiotico ha uno spettro d’azione costituito da quei batteri che reagiscono positivamente al farmaco. Ne esistono anche ad ampio spettro, con un’azione che si estende alla maggior parte dei batteri: un esempio è l’Agumentin, a base di amoxicillina.

Gli antibiotici si somministrano per curare le malattie provocate dalle oltre 200 specie di batteri patogeni. Tra le più note patologie che si curano con gli antibiotici: cistite, tonsillite con placche e febbre, polmonite, alcuni tipi di otite. Vengono inoltre consigliati in via preventiva da dentisti e chirurghi in casi di intervento, per evitare complicazioni post operatorie.

Quando non servono gli antibiotici

Gli antibiotici sono inutili nei casi di infezioni di origine virale. L’influenza, per esempio, o ancora il raffreddore. Alcuni tipi di antibiotici vanno poi evitati in gravidanza. Infine, bisogna valutare attentamente l’uso di certi tipi di antibiotici (per esempio, dei fluorochinoloni) nei pazienti con problemi cardiologici, perché possono avere un effetto cardiotossico.

Come assumere gli antibiotici e per quanto

La lunghezza della terapia antibiotica è variabile: alcune sono di 3 giorni, come nel caso dell’azitromicina, e non ci si può sbagliare perché le confezioni sono da 3 compresse.

Gli altri antibiotici tradizionali si usano per un minimo di 5 giorni fino ad un massimo di 14 giorni, sempre dietro prescrizione medica.

La corretta assunzione degli antibiotici è molto importante perché la terapia sia efficace. Se si sospende prima la cura – magari perché ci si inizia a sentire meglio – non si dà tempo al farmaco di debellare il batterio responsabile dell’infiammazione, che nel frattempo continuerà a diffondere nell’organismo i suoi effetti nocivi.

Anche l’orario di assunzione degli antibiotici è fondamentale: si può sforare di non più di un’ora dall’orario previsto, a seconda che la posologia preveda una pausa di 8 o 12 ore tra una compressa e l’altra.

Effetti collaterali

Come qualsiasi farmaco, anche gli antibiotici possono dare origine a effetti collaterali di lieve o moderata entità. Discorso a parte per chi è allergico a quella determinata molecola e che quindi dovrà trovare un’alternativa alla cura antibiotica.

Gli effetti collaterali spesso dipendono dal tipo di antibiotico assunto. I più comuni comunque sono mal di stomaco, nausea, vomito e diarrea. Per questo motivo la loro assunzione è spesso associata a gastroprotettori, che proteggono le pareti dello stomaco, e a fermenti lattici che ristabiliscono la flora batterica intestinale, della quale l’antibiotico ne provoca una depauperazione.

Un altro effetto collaterale è dato dalle cosiddette sovrainfezioni, quando cioè all’infezione batterica se ne sovrappone un’altra e si somma a causa degli effetti collaterali degli antibiotici (come ad esempio la candida che è data da funghi).

Per quanto riguarda la fotosensibilità è relativa solo alle tetracicline: in questi casi, è bene evitare di esporsi al sole per non correre il rischio che compaiano antiestetiche macchie.

Sovradosaggio

Un uso prolungato della terapia antibiotica, oltre il tempo stabilito dal medico, può causare una maggiore evidenza degli effetti collaterali del farmaco.

Se invece per abuso si intende il ricorso agli antibiotici quando non è necessario, i rischi diventano più seri, e possono provocare la resistenza del batterio all’antibiotico. Ciò vuol dire che una molecola antibiotica specifica, se abusata, non sarà più efficace contro quel batterio, poiché questo svilupperà una resistenza, diventando ‘potente e invincibile’.