«Chi pensa di soffrire di gluten sensitivity, cioè di intolleranza al glutine, dovrebbe lasciar perdere le autocure. E parlarne con il medico» continua il professor Corazza. «Per rendersene conto basta dare un’occhiata ai risultati della ricerca che abbiamo condotto su 59 persone. Tutti erano convinti di avere un problema. Invece solo una piccola quota di casi, pari al 5 per cento, è risultata davvero sensibile al glutine».
I sintomi di un’intolleranza si scatenano soprattutto dopo i pasti. Ma possono essere variabili, per tipologia e intensità. Tra i più ricorrenti ci sono pancia gonfia, dolori, alternanza di diarrea e di stitichezza, sensazione di mente annebbiata, mal di testa leggero ma persistente e stanchezza ingiustificata. «Recentemente abbiamo messo a punto un semplice test. Facciamo ingerire, a distanza di tempo una dall’altra, due capsule insapori: una con e l’altra senza glutine. E poi analizziamo le reazioni dell’organismo. Questo ci permette di fare una diagnosi» spiega il professore. Nei casi di positività al test il medico imposta una dieta a basso contenuto di glutine. Ma prima, per escludere un problema più grave di celiachia, ricorre ad altri esami come l’analisi del sangue per la ricerca di alcuni anticorpi chiamati IgA anti-transglutaminasi.