Le forme più gravi di tumore del seno e delle ovaie sono spesso quelle che colpiscono prima dei 40 anni. Perché sono quasi sempre di origine genetica. Per entrambe, alla base c’è la mutazione dei geni Brca1 e 2. Quando ci sono dei casi in famiglia, quindi, vale senz’altro la pena di sottoporsi all’esame, che consiste in un semplice prelievo di sangue. Se si risulta portatrici di uno o tutti e due i geni, la probabilità di ammalarsi è più alta e può addirittura raddoppiare rispetto a chi non ha l’alterazione. Ciò non significa che l’unica soluzione sia quella drastica scelta da Angelina Jolie. Perché gli specialisti nella valutazione del rischio tengono conto di diversi fattori.
«La mutazione è solo un tassello del puzzle» spiega Giovanni Scambia, direttore di ginecologia oncologica al Policlinico Gemelli di Roma. «Bisogna considerare la presenza di altri casi in famiglia di tumore al seno o alle ovaie, a che età si sono ammalati i familiari e persino fattori protettivi. Si è visto, per esempio, che prendere per almeno cinque anni la pillola contraccettiva a base di estroprogestinici aiuta a ridurre il pericolo di tumore ovarico anche nelle donne con il gene “difettoso”. La somma di tutte queste informazioni permette allo specialista di proporre una prevenzione su misura. A chi è a rischio di cancro al seno, per esempio, a volte basta sottoporsi a controlli semestrali o annuali in modo da individuare il tumore quando è molto piccolo. Nel caso delle ovaie il discorso è un po’ diverso. Perché è una forma subdola, difficile da scoprire in fase iniziale. L’unica strada praticabile quindi è quella scelta dalla Jolie. Ma con molta cautela. Medico e paziente decidono insieme quando intervenire, tenendo presente anche il desiderio di maternità della donna».
QUANTO COSTA
Per chi è a rischio i test sono gratuiti in Emilia Romagna, mentre altrove si paga il ticket. I risultati in genere arrivano in tre mesi ma nei laboratori del Policlinico Gemelli di Roma sono già in grado di fornire gli esiti in sole tre settimane.