Donna 50enne in casa

Tumore al polmone: le novità per le donne

La brutta notizia è che le donne rischiano di più di ammalarsi di cancro al polmone. Le buone notizie comunque non mancano. A patto, però, di smettere di fumare

La brutta notizia è che il rischio di ammalarsi di tumore del polmone sta continuando ad aumentare tra le donne. Ma ci sono delle belle novità. E riguardano proprio noi donne.

“Da due studi in particolare è emerso che gli screening per la diagnosi precoce del cancro del polmone funzionano su tutti ma ancora meglio nelle donne, con una riduzione della mortalità di oltre il 39% rispetto al 26% tra gli uomini”, spiega Marina Garassino, Presidente di Women for Oncology Italia. “Le ragioni di questa differenza non sono chiare, ma certo devono spingere le donne fumatrici a sottoporsi a controlli ad hoc per salvare la vita. Sembra fra l’altro, ma al momento è solo un’ipotesi, che gli estrogeni, cioè gli ormoni femminili, giochino un ruolo nella cancerogenesi, vale a dire nello sviluppo del tumore del polmone. È ancora un’ipotesi, ripeto, ma questo ci potrebbe portare a valutare con occhi diversi il rischio di malattia nei due sessi”.

Tac spirale multistrato: l’esame che scova i noduli

L’esame che scova i noduli si chiama Tac spirale multistrato e va eseguita ogni due-tre anni nel caso di donne over 55 forti fumatrici, cioè che fumano almeno un pacchetto di sigarette al giorno da almeno 30 anni. Al momento non è a carico del servizio sanitario nazionale: per eseguirlo senza pagare, bisogna aderire a un Programma di screening.

“È una richiesta che noi oncologi rivolgiamo continuamente alle Istituzioni, perché i programmi di screening sono il modo per ridurre la mortalità”, aggiunge la dottoressa Garassino, che è anche responsabile della divisione toraco-polmonare dell’Istituto dei tumori di Milano. “I Programmi vengono effettuati in Centri oncologici con un’elevata esperienza e questa è una garanzia. I forti fumatori hanno polmoni particolari con noduli che non sempre sono maligni, per fortuna. Oggi potrebbe ulteriormente aiutare un test con miRNA – scoperto nei laboratori della dottoressa Sozzi, Responsabile della genomica tumorale presso l’Istituto nazionale dei Tumori – a capire chi sono i fumatori a rischio di sviluppare un tumore. I miRNA sono piccolissime molecole, molto specifiche, che vengono rilasciate precocemente dall’organo danneggiato dal fumo e dal sistema immunitario”.

Se questo test, che viene eseguito con un prelievo di sangue, è negativo, non significa però dormire sugli allori. Bisogna comunque smettere di fumare. “Chi fuma molto è anche a rischio di malattie cardiovascolari e polmonari come la broncopatia cronica ostruttiva”, sottolinea la nostra esperta. “E noi donne forse corriamo pericoli maggiori rispetto agli uomini di avere forme più aggressive, soprattutto quando cessa la protezione degli estrogeni”.

Test genetici, terapie e farmaci ad hoc

Le terapie stanno cominciando a cambiare. “Quando ad ammalarsi è una donna giovane, che non fuma, oggi richiediamo subito i test molecolari, che vanno comunque chiesti su tutti i malati di tumore del polmone”, continua la Garassino. “Questo perché nel loro caso è più facile trovare una cosiddetta mutazione driver. Oggi se ne conoscono moltissime e per tre di queste (EGFR, ALK e ROS1) ci sono dei farmaci ad hoc”.

Rispetto a un tempo, oggi infatti è possibile avere la “carta d’identità” del tumore e scoprire quindi se si tratta di una forma che presenta una particolare mutazione genica. Non è poco, perché può essere trattata con farmaci ad hoc, chiamati biologici. “Oggi per chi ha questa mutazione sono stati messi a punto anche degli incontri mirati, rivolti sia alla paziente, sia al familiare”, interviene Silvia Novello, responsabile dell’oncologia polmonare, dell’ospedale Gonzaga di Orbassano e Presidente WALCE onlus. “Gli eventi si chiamano “Time to tALK” e vengono organizzati negli ospedali, per far sì che questi pazienti possano confrontarsi con altri che hanno una storia di malattia simile e con un team di esperti quali l’oncologo e lo psico-oncologo”.

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In oltre otto casi su dieci il tumore è causato dal fumo

In oltre otto casi su dieci però il tumore è causato dal fumo. Ma anche qui si intravvedono le prime differenze di genere e riguardano i farmaci immunoterapici. Sono molecole che hanno la capacità di rendere visibili le cellule malate al sistema immunitario, che in questo modo riesce ad aggredirle. E funzionano, come provano i numeri: a tutt’oggi infatti nel mondo, Italia compresa, grazie a queste cure circa la metà dei pazienti oncologici  convive col tumore stando bene. “Gli studi stanno evidenziando che le donne beneficiano meno dell’immunoterapia, che oggi viene utilizzata anche in prima linea, cioè come cura iniziale”, dice la Garassino. “Di sicuro è un effetto da approfondire, ma il fenomeno è comunque ricorrente e viene soppresso aggiungendo in associazione la chemioterapia”.

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Le donne fumano sempre più

La soluzione migliore comunque sarebbe quella di smettere di fumare, prima che sia troppo tardi. E invece i dati ci dicono che le donne fumano persino in gravidanza, cominciano sempre prima e le adolescenti di oggi arrivano alla sigaretta molte volte  dopo un periodo di sigaretta elettronica. Tutto il contrario degli uomini. Risultato: siamo in emergenza, con la percentuale di fumatrici in costante crescita e quella degli uomini che invece sta gradualmente scendendo, con una diminuzione della mortalità maschile per tumore al polmone.

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