«Questo è il mio segreto. E lo mantengo tale, perché non ho la voglia né la forza o il desiderio di parlare per ore di me e della mia malattia. Non ho voglia di sguardi pieni di compassione, incredulità o spavento. E sicuramente non voglio dedicare tempo a quelle persone che strabuzzano gli occhi con tanta facilità. Preferisco alzare i tacchi per cercare al più presto qualcuno che capisce che il cancro è anche parte della vita. Non solo della mia, ma un giorno forse anche della sua» Sophie van der Stap
Scrive queste parole la scrittrice olandese Sophie van der Stap a un certo punto del suo libro, La ragazza delle 9 parrucche: il cancro fa parte della vita. Per quanto la società in cui ci troviamo a vivere attui un tentativo costante di eludere i segni del tempo e delle malattie nella vana ricerca di una perfezione immortale e impossibile, la sofferenza accade. Ogni giorno. Solo sperimentando sulla pelle il dolore della malattia ci si accorge di quanto male può fare uno sguardo: coltelli che spesso feriscono con armi subdole come la compassione. Il cancro fa parte della vita. L'esistenza è fatta di risate e di lacrime, gioie improvvisi e abissi laceranti, alti e bassi. Morte e rinascita. Ecco la prima cosa da sapere per affrontare un percorso di malattia in modo diverso: ogni persona vuole essere vista per ciò che è, semplicemente un essere umano, senza giudizi, né giudici.