Donna olio cucina padella

L’olio di cucina non si butta. Si ricicla!

L’olio utilizzato per cucinare non va buttato nel lavello né disperso in natura. Può ancora servire per mille usi, in casa o nella tua beauty routine. Qui ti spieghiamo come riutilizzarlo

Cosa sarebbe la nostra vita senza olio? Ingrediente essenziale a crudo (come, ad esempio, nelle insalate) o per cucinare gustose ricette al forno e in padella, l’olio alimentare – o meglio gli oli – regna sovrano nelle nostre cucine e sulle tavole. Cosa fare con quello che avanza? Parliamo dell’olio impiegato per preparare le fritture, ciò che rimane nel vasetto una volta consumati i sottoli o quello scaduto. Innanzitutto chiariamo ciò che non va mai fatto: l’olio non va buttato nel lavello o, in generale, giù per gli scarichi idraulici, né disperso in natura.

Perché gettare l’olio nel lavandino fa male all’ambiente

Sfatiamo un falso mito: il fatto che l’olio alimentare derivi da elementi naturali (come le olive, i semi di girasole, ecc.) non lo rende un elemento facilmente biodegradabile e quindi, come tale, da disperdere nell’ambiente. 

Oli e grassi – vegetali e animali – sono elementi riciclabili ma, per tal fine, debbono essere correttamente differenziati e gestiti. Se dispersi in natura possono infatti danneggiare l’ambiente perché, ad esempio, contribuendo a rendere sterile il terreno, impedirebbero alle piante di ricevere il necessario nutrimento. Se finiscono in acqua, invece, possono formare una sorta di pellicola che impedisce il fisiologico scambio di ossigeno tra aria e acqua e non fa penetrare i raggi solari. Secondo i dati diffusi da Legambiente: un solo chilogrammo di olio vegetale potrebbe inquinare una superficie d’acqua di mille metri quadri! Se gettati nel sistema fognario – ove finiscono tramite i tubi di scarico delle nostre case – i danni a condutture e depuratori possono costare caro: secondo i dati 2018 i costi erano quantificabili in 1,10 € al kg.

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Quindi non pensiamoci nemmeno un secondo: tali tipi di rifiuti vanno raccolti in contenitori e conferiti alle isole ecologiche o negli appositi centri di raccolta che possono trovarsi, a seconda delle disposizioni comunali, su strada, nei cortili delle scuole, nelle zone dei mercati e così via. Non è solamente un gesto necessario ad evitare forme gravissime di inquinamento, ma aiuta anche ad incentivare i processi di economia circolare. Forse non tutti sanno che gli oli possono tornare a nuova vita sotto molteplici forme: dai saponi all’energia!

Come riutilizzare l’olio scaduto in casa

Prima di parlare del riciclo e di cosa rinasca grazie al virtuoso processo, vi raccontiamo un caso di riuso che ci può coinvolgere direttamente. Cosa accade se avete trovato dell’olio nascosto nella credenza ed ormai scaduto? Vi sembra ancora buono ma preferite non usarlo in cucina anche se buttarlo è davvero un peccato? Potreste recuperarlo per alcuni usi domestici o per la cura del corpo. Grazie alle sue proprietà, l’olio d’oliva può diventare un ingrediente utilissimo nella vostra beauty routine. Vi è chi ne usa alcune gocce per detergere il viso, chi ne sfrutta le proprietà idratanti o chi, mischiandolo ad un po’ di sale marino, lo impiega per realizzare uno scrub al naturale. Con un po’ di argilla e due gocce di olio essenziale di lavanda si potrebbe poi dar vita ad una maschera anti age

I diversi usi non finiscono qui. Un cardine della porta cigola o una cerniera si è bloccata? Provate a risolvere il problema con un batuffolo di cotone e qualche goccia di olio! L’uso dell’olio vegetale è poi suggerito da alcuni per la manutenzione degli attrezzi da giardino

Se invece non avete modo di riutilizzare in casa quello scaduto o vi trovate a dover smaltire l’olio esausto di cucina, riciclandolo non solo eviterete di danneggiare l’ambiente, ma potrete regalare la vita a questo meraviglioso dono di natura. Ecco alcuni esempi di ciò che rinasce dal suo riciclo.

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Candele e saponi dall’olio esausto

I racconti delle persone più anziane ci riportano ai tempi nei quali, in alcune città o paesi, la raccolta dell’olio usato avveniva tramite il recupero effettuato, porta a porta, da persone che, in cambio di questo “rifiuto”, donavano una saponetta. Questa pratica è stata ripresa recentemente da alcune amministrazioni come il Comune di Fermo che, nel 2021, ha rilanciato l’iniziativa del dono del sapone in cambio dell’olio vegetale esausto per incentivare la differenziata e ridurre il fenomeno della dispersione dell’olio negli scarichi. 

Perché proprio un sapone? È un gesto simbolico che racconta una storia antica: non tutti sanno che si può realizzare sapone – sia per i panni che per l’igiene personale – partendo proprio dall’oro giallo recuperato. Del resto, ancora oggi, diverse realtà producono detersivi, detergenti artigianali ma anche profumate candele riutilizzando gli scarti di cucina. Ci vuole un po’ di accortezza – specie per l’uso della soda caustica che va maneggiata con cautela – ma, se chiedete in giro, scoprirete che non è una pratica desueta. 

Tra le diverse realtà, attive in Italia, che portano avanti questa sapiente arte, se ne trovano alcune come la cooperativa calabrese “Felici da Matti” che, oltre ad insegnare come realizzare il sapone in maniera artigianale, si occupa anche della raccolta degli oli con i quali realizza prodotti ecologici che vengono rivenduti, sostenendo così le attività della onlus!

Famosa, tra gli amanti dei prodotti eco-bio, è la linea Ri-Detersivo dell’azienda green Tea Natura. Come racconta già il suo nome, questa realtà produce saponi e detersivi recuperando, filtrando e riutilizzando gli oli alimentari post consumo.

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Oli usati, che energia!

Forse non tutti sanno che recuperando e trattando gli oli vegetali usati, si possono produrre biodiesel e oli lubrificanti! Secondo i dati forniti da Renoils, da 100 kg di olio alimentare recuperato si possono ricavare ben 65 Kg di oli lubrificanti e circa 20-25 kg di biodiesel, ottenendo un doppio risparmio ambientale perché, da un lato, l’olio non andrà smaltito come rifiuto e, dall’altro, si ridurrà l’uso di altre materie prime – spesso di origine fossile – per la creazione di lubrificanti e di biocarburanti. Un altro uso reso possibile dalla raccolta differenziata dell’oro blu è quello per la produzione di biogas.

Che sia trasformato in saponi, lubrificanti o usato per produrre energia in maniera green e rinnovabile, lunga vita all’olio e al suo riciclo e assolutamente non abbandonatelo… giù per il lavandino!

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