La dieta ormonale restart: come funziona

Gli ormoni giocano un ruolo cruciale anche sulla fame e il peso, oltre che su stress e benessere. Ecco come sfruttarli per mantenere o recuperare la linea con la dieta restart

Che gli ormoni giochino un ruolo centrale nell’equilibrio dell’organismo è noto, ma che possano essere protagonisti anche quando si parla di alimentazione, dieta e soprattutto gusti è uno dei campi di studio più nuovi. Proprio sul gradimento e apprezzamento di alcuni cibi o la ricerca di alcuni sapori invece che altri, infatti, si concentra la dieta ormonale restart, che sottolinea il legame con deficit e assetti ormonali. 

L’equilibrio degli ormoni alla base della dieta restart

La chiave per restare in forma e in salute, dunque, sarebbe quella di trovare i cibi più giusti per ristabilire un equilibrio venuto meno, che non permette di assimilare alcuni nutrienti nel modo corretto o porta a mangiare alimenti dannosi per la linea e il benessere generale. Un esempio dell’importanza degli ormoni verrebbe anche da segni di invecchiamento precoce come i capelli bianchi: «Dobbiamo ristabilire il nostro equilibrio ormonale, perché ci sono 30enni che hanno già i capelli bianchi a causa dei livelli di melatonina sballati e c’è chi ingrassa solo in certi punti, di nuovo per colpa di uno squilibrio ormonale» spiegano Enrico De Nobili, direttore del Longevity Medical Center di Merano e Margherita Enrico, giornalista scientifica, autori di La dieta del restart ormonale.  

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I principi della dieta ormonale restart  

Alla base della dieta restart c’è l’idea di riequilibrare il metabolismo tramite l’azione degli ormoni che «accompagnano e stimolano lo sviluppo del corpo» premette De Nobili. «Ogni ormone ha la caratteristica di comunicare solo con le cellule dotate di recettori specifici, ha quindi compiti selettivi; l’insulina, ad esempio, serve a tenere sotto controllo la glicemia, la leptina ci dà il senso di sazietà, la melatonina aiuta ad avere un sonno ristoratore, gli ormoni tiroidei regolano il nostro metabolismo, testosterone, estrogeni e progesterone permettono lo sviluppo e la funzione sessuale e infine il cortisolo prodotto nella giusta quantità ci fornisce l’energia necessaria ad affrontare le sfide quotidiane. Effettuare il restart ormonale significa educare le persone ad una corretta alimentazione, a praticare una costante attività fisica e alla gestione dello stress» spiega l’esperto.  

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La dieta ormonale va abbinata a ginnastica e meditazione

In cosa consiste, quindi, la dieta? «Grazie a un percorso alimentare di 28 giorni suddiviso in 5 fasi, abbinato a una costante attività fisica, alla ginnastica ormonale tibetana e alla meditazione, si risincronizzano i nostri principali ormoni affinché possano funzionare in armonia tra loro, come i componenti di un coro o di un’orchestra. L’obiettivo è ridarci forza e vitalità, restituirci un aspetto più giovane, aiutarci a gestire il peso e il nostro assetto metabolico, migliorare il sonno, l’umore e la sessualità» prosegue l’esperto di nutrizione. «Sotto controllo medico, sarà inoltre possibile favorire il riequilibrio ormonale grazie a tutta una serie di integratori specifici sotto forma di fitoterapici o di micronutrienti quali vitamine e minerali. Una volta che tutte queste cose diventano un’abitudine, si entra in un circolo virtuoso».  

Quando gli ormoni influiscono sull’alimentazione (e viceversa) 

Il rapporto tra ormoni e cibo, quindi, è molto stretto come spiega ancora De Nobili: «Un’eccessiva produzione di insulina, legata al consumo eccessivo di zuccheri e carboidrati raffinati, comporta una continua sensazione di fame e appetito, soprattutto verso pasta, pane, biscotti e bevande zuccherate che, quando in eccesso, comportano un apporto calorico superiore al necessario e quindi al sovrappeso. Nel caso poi della cosiddetta ‘sindrome da stanchezza surrenalica’ (dovuta a minor cortisone e aldosterone), la tendenza è quella di ricercare cibi salati» spiega De Nobili.  

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Ormoni e metabolismo dipendono anche dall’area geografica 

Oltre agli ormoni in sé, a influenzare l’equilibrio del metabolismo sono anche le origini geografiche e quindi il cibo che caratterizza un certo territorio: «Diversi studi hanno evidenziato che ad esempio in Italia trasferirsi da una città del nord a una del sud può portare a un maggiore consumo di carboidrati (pane, pasta, pizza), aumentando quindi la produzione di insulina e il rischio di sovrappeso. Nelle popolazioni asiatiche invece la percentuale di sovrappeso è tra le più basse, ma quando per motivi migratori la popolazione si trasferisce in aree occidentali, modificando e adeguando la dieta al nuovo contesto sociale, aumenta il consumo di cereali raffinati e di grassi saturi. Ciò comporta che la produzione di insulina e leptina (ormone della sazietà) venga alterata e aumenti di gran lunga il rischio di sovrappeso» chiarisce l’esperto in medicina Anti-Aging.  

Carboidrati e proteine: quando e a che ora

Di recente alcuni studi hanno sottolineato l’importanza dell’orario dei pasti, individuando ad esempio un rapporto diretto tra la cena a tarda sera e il rischio di ingrassare. A questo proposito anche la dieta ormonale restart presta particolare attenzione alla suddivisione dei pasti nell’arco della giornata: «I carboidrati complessi, soprattutto derivati da cereali o pseudo cereali non contenenti glutine (riso venere, quinoa, grano saraceno, amaranto, ecc.) e in versione integrale, vengono raccomandati nella dieta del restart ormonale, ma vanno consumati a colazione o a pranzo, mai a cena, dove vengono invece consigliate le proteine. In questo modo silenziamo la produzione di insulina e favoriamo la produzione notturna di glucagone e GH (ormone della crescita) che sono noti per il loro effetto brucia-grassi. È importante consumare abbondanti porzioni di verdure crude o cotte condite con olio evo e semi oleaginosi, il cui effetto è quello di ritardare, in caso di consumo di carboidrati, il loro assorbimento e quindi di evitare i picchi di insulina, aumentando nello stesso tempo il senso di sazietà» spiega De Nobili. «Per avere un buon sonno è poi raccomandato cenare presto e poco, possibilmente alle 19 e mai oltre le ore 20, per permettere alla digestione di completarsi prima di coricarsi a letto».  

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Riassumendo, quindi, «Un’alimentazione scorretta, con carboidrati raffinati, cibi pronti, insaccati e formaggi, assieme alla sedentarietà e all’eccessivo stato di stress, a prescindere dall’età, comporta l’alterazione non solo del profilo metabolico, ma anche di quello ormonale» conferma l’esperto in nutrizione clinica, che conclude: «Il nostro obiettivo è che non ci si limiti a seguire i 28 giorni del percorso, ma che si crei la consapevolezza che i consigli alimentari, le raccomandazioni ad una attività fisica costante e alle metodiche di gestione dello stress siano i pilastri di un circolo virtuoso che porta salute e benessere duraturi». 

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