I cani entrano negli ospedali per portare conforto e affetto ai malati  e in aeroporto per calmare chi ha il terrore di volare. Aiutano i bambini autistici a uscire dall'isolamento e quelli dislessici a rafforzare la stima di sé, ascoltandoli mentre leggono a voce alta.

Poi c'è una dog therapy ancora più "spinta", che forse è sconosciuta ai più. Siamo andati a curiosare in una associazione senza scopo di lucro dove addestrano i cani che accompagnano chi non può camminare o non riesce a muovere le braccia. A farci da guida è Roberto Campanile, operatore di Dog4life (dog4life.it). Gli abbiamo chiesto di illustrarci le tappe di un progetto per  "cani assistenti".

Cosa può fare un cane assistente? Raccogliere cose, infilare e sfilare una giacca, aprire e chiudere cassetti, schiacciare il pulsante dell'ascensore, svuotare la lavatrice, riportare gli oggetti dimenticati per casa e così via: l'elenco di compiti che può svolgere un cane addestrato è infinito. Con la preparazione idonea, l'animale può imparare di tutto.

Quali sono le razze più adatte? In teoria tutti i cani possono essere addestrati, ma noi preferiamo lavorare con Golden Retriever e Labrador che, per le loro caratteristiche di razza, danno maggiori garanzie. Sono cani duttili, robusti, intelligenti e giocosi. Amano stare a contatto con gli umani e hanno buona attitudine al riporto. Non sono fifoni, ma nemmeno irruenti».

Come si svolge l'addestramento? Il primo passo è quello di trovare un cucciolo di circa 60 giorni, che resterà con l'addestratore per 2/3 mesi circa.  Subito gli facciamo conoscere la persona a cui sarà donato e che può vederlo di tanto in tanto, ma è lo specialista a prendersene cura stimolandolo il più possibile. Lo porta con sé dappertutto a fare tante esperienze diverse e gli dà l'educazione di base. Solo dopo il cane viene affidato al proprietario che, affiancato dall'addestratore, insegna all'animale tutte le cose che dovrà fare per rendersi utile.

Qual è l'obiettivo? Prima di tutto dobbiamo fare in modo che cane e proprietario instaurino un rapporto di fiducia, altrimenti il training non funziona. Poi c'è l'obiettivo motivazionale, che è ancora più importante. Prendersi cura di un animale obbliga a fare cose che chi ha bisogno di riabilitazione tende a evitare: per esempio, dedicare del tempo alla fisioterapia.  Con il cane, si guarisce più in fretta. Lanciando la pallina per gioco si ridà tono alle braccia, dando il premietto al cane si fanno esercizi di allungamento. Si è invogliati a uscire e a socializzare.  E, alla fine, si riconquista autostima e sicurezza nelle proprie capacità».

Una pet therapy molto speciale

Chi sono i cani assistenti? Come vengono scelti e addestrati? Perché sono così utili?

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