Che cos’è la pet therapy? Come funziona? In quali casi può essere utile?

Per scoprire cosa ci ha risposto l’esperto, sfoglia la gallery!

«Come sostiene il noto pediatra e psicoanalista inglese Winnicott (1896-1971), l’area “transizionale” del gioco permette un sano sviluppo che favorisce l’individuazione di se stessi come persone separate dalla fusione originaria con la madre» conferma lo psicologo clinico Pani.

Si comprende pertanto che giocare aiuta a crescere, a coinvolgersi, e a sviluppare il proprio mondo emotivo ed intellettivo. Ecco che il gioco con gli animali, la pet-therapy, è molto efficace grazie al fatto che (alcuni) animali, essendo affettuosi, attivano il mondo affettivo degli esseri umani.

Ciò è valido sia per le persone sane che per quelle che presentano disturbi di natura fisiologica o psichica.

Pet therapy con animali di grande taglia

Gli animali, che per struttura anatomica, sono particolarmente grandi (cavalli, delfini ecc), sono capaci di appassionarci anche per la loro potente autenticità delle pulsioni istintuali che sprigionano. Da tutto ciò si evince come bambini e adulti, con problemi fisici e/o psichici, si sentano stimolati e coinvolti nella sfera intellettiva ed affettiva. E siano così sollecitati a superare alcuni problemi, proprio in virtù di questo coinvolgimento affettivo. È come se si stabilisse una sorta di “gara” tra l’animale e la persona.

Si pensi al film “L’uomo che sussurrava ai cavalli” (di e con Robert Redford), in cui un’adolescente Scarlett Johansson interpretava il ruolo di una ragazzina che doveva superare un grande trauma, dovuto ad un incidente che aveva comportato gravi implicazioni psicologiche e fisiche. L’interazione tra lei e il suo cavallo non solo guarisce la ragazzina, ma anche il cavallo stesso, rimasto ferito nell’incidente.

La cura dipende dal fatto che l’amore dell’animale per la persona è autentico. Nel caso di animali di grande taglia richiama anche fantasie legate alla forza della natura.

Animali piccoli come cani e gatti (ma anche coniglietti e criceti) sono di grande aiuto per i soggetti ansiosi e depressi: sia perché permettono di non avvertire il senso di solitudine sia perché fanno sì che la persona si senta un “genitore” verso l’animale, come se fosse in grado di proteggere.

C’è quindi una sorta di “reverse playing” (inversione di ruolo), in cui il soggetto ansioso e/o depresso cresce e si sente meno bisognoso di cure. Anzi, è lui che è in grado di curare gli animali.

Ma la Pet therapy funziona anche per chi ha paura degli animali?

«Paradossalmente la risposta è affermativa, proprio per via dell’ingenuità e spontaneità degli animali, i quali permettono di avvicinarsi a loro con gioco – conferma l’esperto. Il bambino – o l’adulto – pauroso supera gradualmente la paura perché “osa” entrare in contatto spontaneo con il “fantasma” che l’animale potrebbe rappresentare».

Come dire: se ti avvicini a un cane di piccola taglia, ti accorgi ben presto che male non può farti, e che magari ha più paura di te. Questa è una sorpresa che fa superare la paura degli animali.

Gradualmente si può applicare questo metodo ad animali via via più grandi e rendersi conto che animali grandi o piccoli non fa differenza, quanto ad affetto e cura spontanea che donano in maniera disinteressata.