Psicologia: la classificazione delle emozioni

1/6 – Introduzione

L’emozione è definita una reazione affettiva intensa, di breve durata e con insorgenza acuta, determinata da uno stimolo ambientale o interno, che può essere naturale o appresa. La comparsa di ogni emozione comporta modificazioni a livello fisiologico (circolazione, digestione, secrezioni), a livello viscerale (perdita momentanea del controllo neurovegetativo), a livello dell’espressività (mimica facciale e atteggiamenti corporei) e a livello psicologico (riduzione del controllo di sé, diminuzione delle capacità logiche e critiche). Da secoli l’uomo con la sua psicologia si è prodotto in tentativi di classificazione delle emozioni, che hanno resistito più o meno al trascorrere del tempo. In questa lista vedremo secondo quali criteri la scienza moderna classifica le emozioni.

2/6 – Principi logici

Aristotele, fu tra i primi studiosi che tentarono di inserire le emozioni all’interno di un quadro sistematico. Le considerava “passività”, in quanto passioni e non azioni. Inoltre, essendo le emozioni potenzialmente modificabili dalla persuasione, le metteva in relazione con il sistema cognitivo. L’approccio logico, partendo da Aristotele è giunto sino ai nostri giorni. Moltissime scuole di pensiero lo hanno attraversato fornendo ciascuna una diversa interpretazione, dagli stoici che consideravano le emozioni giudizi irrazionali distinguibili dalla qualità dell’evento (buono o cattivo), passando dalla morale kantiana, intesa come esclusione di tutte le emozioni, al Positivismo (emozione come coscienza di uno stato fisiologico), fino a arrivare all’esistenzialismo, dove l’emozione è letta come un tentativo di ristabilire un rapporto con il mondo dopo un’improvvisa destrutturazione.

3/6 – Principi psicologici

Con il criterio psicologico, le emozioni sono la conseguenza dell’adattamento o disadattamento alla situazione. Plutchik individua una serie di emozioni e le cataloga in base ai processi adattivi del comportamento. Ne elenca otto, definendole “primarie”: paura, rabbia, tristezza, gioia, accettazione, disgusto, attesa, sorpresa. Successivamente Izard, definì le emozioni “complesse”, ovvero emozioni più ampie e articolate che derivano dalla combinazione di emozioni primarie o di attributi fondamentali di queste (per esempio l’amore). Questa tendenza a combinare le emozioni fra loro, è dunque in estrema sintesi, l’approccio attuale del criterio psicologico di classificazione delle emozioni.

4/6 – Principi sociologici

Utilizzando i criteri sociologici, le emozioni sono considerate in relazione alle ideologie, alle convinzioni dei gruppi e alla loro convalida, alla cultura di appartenenza, alla organizzazione gerarchica della società e allo stato sociale dell’individuo. Utilizzando questi criteri, si individuano emozioni di tipo “altruistico”, come quelle familiari, sessuali o squisitamente sociali; emozioni di tipo “egoistico”, legate all’affermazione e alla difesa di sé; e emozioni definite “superiori”, ovvero quelle che trascendono la sfera dell’Io e si rivolgono espressamente al più ampio contesto sociale-umano.

5/6 – Principi biologici

L’ultimo ambito di classificazione delle emozioni che analizziamo è quello biologico. Questo è l’approccio che sicuramente offre un grado di oggettività superiore a tutti gli ambiti fino a ora considerati. Tuttavia, nella stessa misura, preclude la possibilità di una descrizione del “senso” dell’emozione. Ad esempio, una stessa modificazione fisiologica può sottostare a diversi stati emotivi, differenziandosi unicamente per l’intensità con cui si manifesta. Ad esempio, la collera e la gioia si manifestano con le stesse reazioni fisiologiche (accelerazione del ritmo cardiaco e respiratorio, tonicità muscolare aumentata, variazione pressione arteriosa, ecc), che per una e per l’altra emozione avranno un diverso grado di intensità. Ax studiò un programma di rilevazioni fisiologiche della risposta emotiva con cui avrebbe dovuto individuare l’emozione primaria provocata. Una volta individuata, iniziò lo studio della reazione necessariamente differente da individuo a individuo. I soggetti a cui veniva chiesto di descrivere l’emozione provata, fornivano esclusivamente resoconti inerenti alla circostanza attivante iniziale, trascurando completamente la descrizione dell’emozione. Questo esperienza testimonia, ancora una volta, come al grado di oggettività del principio fisiologico non corrisponda una dimensione qualitativa dell’emozione.

6/6 – Le emozioni sono stati mentali da sempre sfuggenti

In questa breve lista abbiamo visto come lo stesso stato emotivo possa essere interpretato utilizzando chiavi di lettura molto diverse fra loro. Ciascuna di esse offre una lettura dell’emozione singolare, con pregi e difetti, ma che comunque tenta di integrare lo stato emotivo all’interno di una visione egosintonica dell’individuo e del suo tessuto sociale. È interessante notare, come anche a distanza di secoli, l’uomo continui a studiare l’emozione ponendosi gli stessi interrogativi e gli stessi dubbi di Aristotele, come se i moderni apparati tecnologico-scientifici non fossero ancora in grado di dare consistenza a stati mentali così sfuggenti come le emozioni.

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