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Xenofobia e olfatto, uno studio li mette in relazione

La ricerca del Karolinska Institute di Stoccolma: più l'olfatto repelle gli odori corporei più l'individuo sarebbe incline ad attitudini xenofobe

Le persone più facilmente infastidite dagli odori corporei hanno maggiori probabilità di esprimere opinioni xenofobe. La correlazione xenofobia-olfatto è il risultato di una ricerca condotta dal Karolinska Institute di Stoccolma e pubblicata su Royal Society Open Science. Coinvolto un campione di 7mila persone di nove Paesi sparsi nei cinque Continenti (Svezia, Italia, Canada, Cile, Hong Kong, Kenya, Nigeria, Messico, Nuova Zelanda e Regno Unito).

Correlazione xenofobia-olfatto, i tre questionari

I gruppi di ricerca hanno completato questionari su tre specifici argomenti. Nel primo, il campione è stato classificato in base alla repulsione per sei tipi di odore corporei (tra i quali sudore, urine, alito). Un secondo sondaggio ha valutato l’atteggiamento generale nei confronti dell’immigrazione.

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Il terzo questionario, volto specificamente a valutare il grado di xenofobia, ha visto i partecipanti rispondere a domande sui loro sentimenti nei confronti dei rifugiati provenienti da un paese immaginario chiamato Drashnea. Al campione è raccontato che Drashnea “ha vissuto una grande quantità di disordini civili negli ultimi anni” e che un elevato numero di questi rifugiati stesse cercando di immigrare nel loro paese.

È stato quindi domandato del potenziale atteggiamento nei confronti dei “drashneani”. Quanto ad esempio i rifugiati immaginari potessero portare problemi di salute e criminalità nel paese di arrivo o quanto simili percepissero i drashneani in termini di cultura, igiene e pratiche sanitarie.

Xenofobia e olfatto: le connessioni

I risultati della ricerca hanno permesso di stabilire come gli individui più facilmente disgustati dagli odori del corpo siano anche più inclini ad avere atteggiamenti negativi nei confronti dei “rifugiati”.

La relazione è parzialmente spiegata dalla dissomiglianza percepita dell’outgroup rispetto alle norme relative alle pratiche di base, come la preparazione del cibo e l’igiene. Quelle che il campione sottoposto ai questionari considera come norme di comportamento tradizionali forniscono una potenziale protezione contro i patogeni. Gli outgroup sono considerati negativamente perché visti come una sfida a queste norme.

Minaccia patogena e sistema immunitario

Quando si percepisce una minaccia patogena, un sistema di comportamento protettivo, considerato supplementare al nostro sistema immunitario biologico, riduce il contatto con i presunti patogeni. Si ritiene che l’evitamento della malattia implichi il rilevamento di segnali di malattia che attivino risposte affettive (ad esempio disgusto) e cognitive (ad esempio pensieri di contaminazione) appropriate. Queste, a loro volta, innescano il comportamento di evitamento pertinente. Gli individui variano nel loro livello di evitamento della malattia, riflettendo un compromesso tra diversi obiettivi rilevanti per la forma fisica (ad esempio, evitare cibi non familiari può ridurre il rischio di malattia, ma può avere effetti negativi sulla nutrizione).

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L’olfatto e l’evitamento delle malattie

E’ prima di tutto attraverso i sensi che gli organismi rilevano le minacce di malattie. In molte specie, i conspecifici rilevano e contrastano i patogeni usando l’olfatto, con conseguente allontanamento sociale.

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L’olfatto è il principale fattore scatenante del disgusto e dei comportamenti di evitamento delle malattie. Il disgusto è considerato un meccanismo di difesa per proteggere il corpo dalla contaminazione di sostanze nocive, rilevando segnali di malattia. Gli odori, in particolare quelli corporei, comunicano efficacemente i segnali della malattia. La scala del disgusto dell’odore corporeo valuta il livello di disgusto riportato in risposta a scenari che coinvolgono forti odori corporei e che spesso forniscono segnali patogeni (ad esempio urina, sudore e alito).

L’evitamento delle malattie plasmerebbe dunque atteggiamenti sociali e ideologici negativi nei confronti di gruppi specifici che sono percepiti come diversi. Allo stesso modo, la propria sensibilità a provare disgusto è associata ad atteggiamenti generali nei confronti degli altri, come l’etnocentrismo e il conservatorismo politico.

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